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Mani Aliene sulla Luna

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icon11  view post Posted on 11/11/2013, 18:35     +1   +1   -1
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Ripropongo anche sul forum, un'articolo scritto dal nostro Fox Mulder!


Mani Aliene sulla Luna

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Scritto da Administrator
Domenica 10 Novembre 2013 15:46
La storia delle strutture lunari artificiali si apriva, ufficialmente, in America nel 1953, quando John J. O'Neil, redattore scientifico ed astronomo dilettante, scriveva su una pubblicazione di astronomia di avere individuato sulla Luna, con il proprio telescopio, un ponte lungo quasi diciannove chilometri, posto tra due promontori ai limiti del Mare delle Crisi. La struttura era dritta come un fuso e proiettava una lunga striscia d'ombra. La scoperta trovò in seguito una spiegazione naturale: l'immagine era un gioco di luce prodotto dalla struttura rocciosa del terreno. Ciò non impedì che, quando la televisione americana trasmise le prime immagini del Mare delle Crisi riprese dalla missione Apollo 16, nell'aprile del 1972, altri studiosi si dicessero sicuri della presenza, nello stesso punto, di ponti, alcuni arcuati e altri rettilinei, che proiettavano un'ombra resa chiaramente visibile dalla luce solare.




La Luna abitata

Col tempo quest'idea, tanto cara a contattisti quali Buck Nelson o George Adamski, venne abbandonata; il proseguire delle missioni spaziali e delle osservazioni astronomiche, che resero il nostro satellite maggiormente cartografato e conosciuto, dimostrarono inequivocabilmente che il satellite era deserto. Ma l'esistenza, talvolta tangibile, della presenza di antichissimi manufatti alieni sulla Luna non fu sconfessata del tutto e divenne patrimonio, se non dell'ufologia, della clipeologia. In alcune delle quasi centocinquantamila fotografie lunari raccolte dalla NASA fra il 1960 ed il 1980 sarebbe possibile scorgere, secondo il geologo NASA Farouk El Baz, "guglie e pinnacoli molto più alti di qualsiasi edificio terrestre. Può darsi che abbiamo sott'occhio i prodotti tecnologici di visitatori extraterrestri e non riusciamo a riconoscerli". Quest'idea fu condivisa, negli anni Cinquanta, anche dall'astronomo ed ufologo americano Morris Jessup, convinto che qualcuno ci avesse preceduto stilla Luna millenni fa.
"Sulla Luna esistono costruzioni artificiali opportunamente progettate", ribadì negli anni Settanta il naturalista americano Ivan Sanderson, sulla rivista scientifica "Argosy". Ma nel 1976 gli ambienti scientifici venivano messi in subbuglio dall'uscita del libro di uno studioso americano, George H. Leonard, Qualcun altro è sulla Luna.

Il Cover-up NASA
Pur non disponendo di precise competenze scientifiche, Léonard era arrivato a dichiararsi certo dell'esistenza di vita intelligente sulla Luna, dopo avere osservato centinaia di fotografie raccolte dalla NASA. "In queste foto - sosteneva lo studioso - si vedono chiaramente cupole abitative, macchine al lavoro e strutture, che dimostrano che sulla Luna esiste vita aliena". Il volume, scritto in un'ottica cospirativa, passò sotto silenzio negli ambienti accademici, ma riscosse un grande successo di pubblico, e venne pubblicato anche all'estero (in Italia, da Armenia). Léonard vi giustificava le proprie convinzioni citando come fonte un certo Samuel Wittcomb, pseudonimo dietro il quale si sarebbe celato un sedicente scienziato della NASA in possesso di materiali segretissimi e censurati, in seguito allontanato dall'ente spaziale. Léonard era convinto che "la NASA, in un periodo di grandi ristrettezze economiche, non avesse investito miliardi di dollari per raggiungere la Luna. Era solo una forma di esibizionismo verso i sovietici, che giustificava la loro presenza". L'ente spaziale americano, secondo lo studioso, sapeva con certezza dell'esistenza di vita sulla Luna. "Si può frugare molto a lungo negli archivi fotografici della NASA aperti al pubblico e non accorgersi di niente", dichiarava nel 1976 lo scrittore, "ma io ho esaminato personalmente parecchie migliaia di ottime diapositive, notando delle anomalie e trucchi fotografici evidenti. Alcune foto sono state ritoccate, altre censurate perché sollevavano una serie di problemi, in quanto dimostravano che la Luna è occupata da una o più razze tecnologicamente molto progredite". Fra le prove scoperte dallo scrittore americano spiccavano i "superimpianti".


Superimpianti e croci

Il 26 agosto 1966 l'Orbiter I della NASA inviava a Terra diverse immagini della faccia nascosta della Luna. Nell'area interessata spiccavano due crateri a forma ottagonale, curiosamente troppo precisi per essere naturali. Sebbene la NASA liquidasse l'insolita struttura come "il frutto di colate laviche lungo le linee di spaccatura del suolo", nel cratere più grande risaltava uno strumento apparentemente artificiale e meccanico, dalle dimensioni enormi, secondo Léonard utilizzato per levigare il cratere. Un altro super- impianto veniva individuato dall'astronauta Shepard della missione Apollo 14, durante la circumnavigazione della Luna, nel 1971. In una registrazione fuoriuscita dagli archivi NASA, Shepard, riferendosi all'avvistamento di un impianto in movimento, così si sarebbe rivolto ai colleghi Mitchell e Roosa: "Guarda laggiù. A Houston non ci crederanno. Guardate quelle tracce che scendono nel cratere". Roosa avrebbe risposto: "Come si fa a non vedere una cosa del genere? Obiettivi, non traditeci proprio ora!". Léonard sosteneva, citando il suo informatore NASA, che i superimpianti fossero dei servomeccanismi ad X, in pratica degli strumenti robotici telecomandati il cui compito era quello di scavare sulla superficie lunare. "Me ne sono convinto anche analizzando attentamente diverse fotografie di una stessa zona. In alcune foto si vedono i servomeccanismi che sollevano della polvere - sosteneva - mentre in altre immagini scattate in altri momenti della giornata non appare nulla, né polvere, nebbia o vapore. In una foto NASA, nota come 72-AH-1109, si vedono diversi servomeccanismi abbandonati ad est del Mare di Smith, vicino al cratere Saenger. Altri manufatti emergono osservando attentamente le foto 72-AH-839 e 72-AH-834, scattate al cratere King dopo un intervallo di quindici rivoluzioni attorno alla Luna, cioè a due giorni di distanza. Nella prima foto si vede nettamente un grosso getto di vapore uscire da un cratere. Nella foto successiva il getto non c'è più, segno che la macchina che l'ha prodotto si è spostata. Ne sono sicuro in quanto ho scoperto una terza foto, la 72-H-836, in cui si nota una sorta di macchina che sembra uscire dal cratere, quasi che avesse finito il proprio lavoro di scavo". Léonard proseguiva: "Ho poi individuato altri servomeccanismi, alcuni dei quali curiosamente a forma di croce greca, nella Valle delle Alpi, nei crepacci di Hyginus e, in gran numero, nel cratere di Copernico. Alcune di queste croci hanno probabilmente una funzione diversa. Non servono a scavare, ma sono dei veri e propri segnali di posizione. Esse sono difatti visibili anche ad una distanza di duecento chilometri. Un tecnico della NASA mi ha poi confermato che l'ente spaziale americano era convinto che il cratere King meritasse uno studio in profondità; vi erano difatti diverse foto del cratere, prese in giorni diversi e in diverse condizioni di luce, che a volte mostravano dei manufatti e a volte no".

Cupole, manufatti, congiure

Uno dei primi superimpianti, presumibilmente inattivo e vecchio di millenni, sarebbe stato messo a nudo da un terremoto lunare nell'area di Bullialdus-Lubinicky. Osservazioni astronomiche risalenti agli anni Settanta avevano individuato, nella zona incriminata - un'immensa pianura circondata da pareti incombenti ove spicca un cratere di trentadue chilometri - i resti di uno strano meccanismo dentato. "Sulla Luna - dichiarava Léonard - ci sono impianti di trivellazione di diversi chilometri di lunghezza, capaci di demolire l'orlo di un cratere e di spianare e livellare dieci acri di terreno. In una foto scattata dall'astronomo giapponese Matsui si vede una sorta di enorme cannone che emette una specie di filamento. Il cannone era collocato sull'orlo di un cratere curiosamente quadrato". Una struttura cupolare veniva invece fotografata, sullo sfondo lunare, dalla missione Apollo 16 nell'aprile del 1972, durante una ricognizione degli astronauti Young, Duke e Mattingly nella Regione di Cartesio. Altre venti cupole comparivano in fondo al cratere Tycho; si stimò avessero un diametro di circa quattrocento metri; altre ancora erano state fotografate dalla sonda americana Ranger VII, il 31 luglio 1964, a trecentocinquanta chilometri dal cratere di Bullialdus; secondo Léonard la sonda americana era stata inviata intenzionalmente in quella zona, proprio per spiare le strutture aliene. Le foto ricavate, prese da altezze variabili, sarebbero state in seguito occultate in gran parte; alla stampa vennero fornite soltanto delle copie sgranate e ritoccate, di pessima qualità. Negli originali si sarebbe intravisto, secondo il suo informatore Samuel Wittcomb, addirittura l'ingresso ad una città sotterranea. Sebbene questa vicenda risultasse poco credibile, era comunque un dato di fatto, a detta dello scienziato della NASA Otto Binder, che l'ente spaziale americano fosse già al corrente dell'esistenza di queste strutture. In effetti, una di esse era stata già fotografata nel 1957 dall'astronomo dilettante Ralph Nicholson, mentre era intento a monitorare il cielo per osservare lo Sputnik 2. L'esistenza di una copertura di informazioni a questo riguardo venne denunciata anche dallo scienziato Ivan Sanderson, che ammise pubblicamente che "le sonde russe e americane avevano addirittura fotografato due di queste costruzioni a distanza assai ravvicinata".


Rovine ciclopiche

Era possibile che queste anomalie rappresentassero i resti del passaggio di un'antica civiltà? Lo stesso Léonard non lo escludeva, ed anzi sottolineava l'esistenza di certe strutture apparentemente abbandonate ai quattro angoli del satellite: una, conica, presente in un cratere di Bullialdus (foto NASA 67-H-327) e certi misteriosi geroglifici il cui disconoscimento portò ad una vibrata protesta, il 20 ottobre del 1973, da parte della Lega dei Giovani Astronomi di Rockville, Maryland. Questo gruppo di studenti astrofili scrisse risolutamente alla NASA chiedendo delucidazioni sulla presenza di curiose incisioni trovate nel cratere di Tycho. "Spiccava - scrisse Léonard - un geroglifico, che in particolare poteva ricordare la scritta PAF, inciso su una collina ottagonale e non lontano da una sorta di tunnel circolare, simile ad una vite gigantesca, e da certe grosse strutture poligonali, apparentemente abbandonate. Sempre nella stessa zona venivano evidenziate, quelle che ribattezzai linee di sutura, delle sagome rettangolari che sembravano ricucire il terreno. Altre lettere di notevoli dimensioni e simili a delle A, X, E, F e P spuntavano un po' ovunque, ma soprattutto nei crateri di Platone e Gassendi e nel fondo di Copernico, sulla faccia di una struttura piramidale che poteva ricordare la sagoma di un tempio antico. In un'altra foto, la 69-H-8, scattata dalla missione Apollo 8, si notava una scalinata all'interno di un cratere; una sorta di diga nella foto 69-H-737 e le cupole di una città, denominata la città d'alabastro scintillante, in 71-H-1300 e 1765". Fantasie? Forse. Ma che la Luna potesse essere, secoli addietro, un punto di sbarco degli "antichi astronauti" è stato supposto da diversi studiosi, da Erich von Daniken all'ex naturalista della NASA Richard Hoagland. Hoagland, convinto che buona parte delle fotografie rilasciate dall'ente spaziale americano siano state ritoccate, ha ottenuto altro materiale fotografico da vari centri astronomici. Da uno di questi, il Lick Observatory di Monte Hamilton in California, Hoagland ha ottenuto una nitida istantanea su cui spicca, nel cratere Ukert di Sinus Medii, una rovina tetraedrica, chiaramente artificiale, assai simile a quelle che lo studioso afferma di avere individuato anche su Marte. Altre strutture anomale sarebbero, secondo Hoagland, una guglia chiamata "Shard" e quanto resta di una sagoma di castello, apparentemente costruiti con un materiale vetroso.


Insabbiamenti e coperture
Se così è stato veramente, bisogna allora dire che il Cover- up della NASA sulle rovine antiche è stato orchestrato con grande maestria. Ciò spiegherebbe perché tutti i progetti di colonizzazione della Luna sarebbero stati bloccati o boicottati dalle alte sfere governative, ovviamente al corrente della situazione. Un primo piano di colonizzazione, proposto nel 1959 dal Pentagono e con fini militari, il Proget Horizon, venne "inspiegabilmente" bloccato; non ebbe maggior fortuna, in tempi più recenti, il progetto proposto nientemeno che dal presidente George Bush, nel luglio del 1989, per la costruzione di una base terrestre sulla Luna, in collaborazione con russi, europei e giapponesi. Da parte sua, Léonard ebbe più volte a dichiarare: "I servizi segreti sanno ogni cosa. Gli astronauti in orbita e sulla Luna dovevano usare le parole in codice 'Barbara' ed 'Annabella' per non farsi capire dai radioamatori, quando indicavano le strutture lunari. In un'occasione seppi poi dal mio informatore di una riunione top secret, tenutasi nella primavera del 1975 in Inghilterra, fra scienziati ed astronomi provenienti da tutto il mondo. Uno di questi, il dottor Joachim Kuetner, era un fisico del Colorado che aveva lavorato al programma lunare. Kuetner dichiarò: "C'è una frenetica attività sulla Luna, di scavi in corso, vaporizzazione dei crateri e rifinitura dei rilievi. La Luna non appartiene più al popolo della Terra, se mai lo è stata. Appartiene a Loro".

http://www.auroraproject.it/index.php?opti...logia&Itemid=60
 
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