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Caccia Tragica

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view post Posted on 10/8/2005, 14:18     +1   -1
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L’agghiacciante fine del capitano Mantell, precipitato nel tentativo di intercettare un UFO

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Il caso Mantell è il più drammatico della storia dell’ufologia. Un lungo inseguimento aereo ad un oggetto volante non identificato, conclusosi con la morte del pilota.
Nel primo pomeriggio del 7 gennaio 1948 un corpo sconosciuto fu avvistato nella parte settentrionale del Kentucky (USA), lungo i confini con l’Ohio e l’Indiana. Si muoveva lentamente verso ovest-sud ovest. Intorno alle 13:15 la polizia militare di Fort Knox comunicò alla vicina base aerea di Godman Field che l’oggetto si stava dirigendo da quella parte. Nella torre di controllo dell’aeroporto il personale in servizio si mise a scrutare il cielo, nuvoloso (cirri) ma con squarci di sereno. L’oggetto fu avvistato alle 13:45 circa. Si trovava a sud ovest di Godman e appariva stazionario. Non aveva l’aspetto di un aereo né di un pallone sonda. Furono chiamati gli ufficiali superiori, compreso il comandante della base col. Hix. Osservato con il binocolo, l’oggetto apparve a forma di “paracadute” o di “cono rovesciato”, di colore grigiastro con una zona rossa (luce?) nella parte inferiore. Nessuno dei presenti fu in grado di identificarlo con qualcosa di noto.

Metallico di dimensioni spaventose

La discussione si protrasse per circa 50 minuti. Poco dopo le 14:30 apparvero nel cielo quattro caccia F.51 Mustang della Guardia Nazionale, in volo di routine. Fu deciso di sfruttare l’occasione per tentare l’identificazione dell’oggetto.
La torre di controllo si mise in contatto radio con il capo squadriglia, il capitano Thomas Mantell, che decise di procedere all’intercettazione. Uno dei quattro aerei, a corto di carburante, rientrò alla propria base (Standiford, presso Louisville), mentre gli altri tre, guidati dalla torre di Godman, puntarono verso Sud a caccia dell’oggetto. Alle 14:45 Mantell comunicò di averlo avvistato: era davanti a lui, ma a quota più alta. Subito dopo fu udita la voce di uno dei suoi colleghi che chiedeva: “Che cosa diavolo stiamo cercando?”.
Alcuni minuti più tardi Mantell tra-
smise un nuovo messaggio: “L’oggetto sembra metallico ed è di dimensioni spaventose!”.
Intanto gli altri due piloti, tenenti B. Hammonds e A. Clements, avevano abbandonato la caccia, pare per rifornirsi di benzina e munirsi di maschera a ossigeno. Mantelì rimase solo ad inseguire l’oggetto.
Alle 15:15 circa comunicò: “Sto ancora salendo. L’oggetto è davanti e sopra, e si muove alla mia stessa velocitào più forte. Se non lo avvicino, abbandono la caccia”. Fu l’ultimo messaggio dello sfortunato pilota. I successivi appelli della torre di controllo rimasero senza risposta.
Il tenente Clements, fatto rifornimento e presa la maschera a ossigeno, ripartì da Standiford alla ricerca del suo comandante. Salì fino a 10.000 metri e si spinse fino a 150 Km a Sud di Godman, ma non riuscì ad avvistare né l’aereo di Mantelì né l’UFO. Poi arrivò l’agghiacciante notizia:
Mantell era precipitato, restando ucciso, nei pressi della cittadina di Franidin, a circa 140 Km a Sud ovest di Fort Knox, vicino al confine con il Tennessee. Il suo orologio si era arrestato alle 15:18, tre minuti dopo l’ultima comunicazione ricevuta dalla torre di Godman.

Era un Pilota esperto

Sulla tragica conclusione della prima caccia ad un disco volante sono stati consumati fiumi d’inchiostro, e sono corse le voci più sensazionali. La leggenda vuole che il pilota sia stato abbattuto dall’UFO che stava inseguendo. Il rapporto ufficiale dell’Air Force sostiene invece un’ipotesi molto più prosaica: privo di maschera e ossigeno, Mantelì sarebbe salito oltre la quota regolamentare di sicurezza (4500 metri) e sarebbe svenuto per anossiemia (carenza di ossigeno nel sangue). Così l’aereo, privo di controllo, avrebbe finito per precipitare in picchiata, disintegrandosi.
Quanto all’oggetto inseguito, le ipotesi suggerite dall’Air Force furono due: il pianeta Venere, e il pallone sonda. La prima fu presto abbandonata (di giorno, Venere può essere visibile solo in particolari circostanze, e comunque non appare mai più grande di un puntino luminoso); la seconda è stata definitivamente adottata come la più probabile (anche se non dimostrata).
Il pallone ritenuto responsabile dell’avvistamento sarebbe lo “Skyhook”, un involucro di 30 metri di diametro che all’epoca era ancora sperimentale e quindi segreto. E’ stato appurato che il giorno precedente al dramma di Fort Knox, uno Skyhook fu effettivamente lanciato dalla base di Camp Ripley nel Minnesota, oltre 1000 chilometri a Nord-ovest di Fort Knox. Spinto da venti favorevoli e volando ad una velocità media di 40 Km/h, il pallone avrebbe potuto trovarsi nel Kentucky nel primo pomeriggio del 7 gennaio. L’ipotesi è improponibile in considerazione dei messaggi del pilota alla torre di Godman. Mantell era tutt’ altro che sprovveduto: venticinquenne, contava al suo attivo oltre 3000 ore di volo; aveva combattuto nella Seconda Guerra Mondiale meritando una decorazione al valor militare. Era, insomma, un pilota esperto. E’ quindi difficile pensare che in quel pomeriggio del 7 gennaio si sia comportato da principiante: sapendo di avere scarsità di ossigeno, è probabile che abbia superato la quota di sicurezza, attratto dall’ obiettivo da raggiungere a tutti i costi.
E’ difficile ammettere che non abbia saputo riconoscere un pallone sonda; magari di tipo e dimensioni inconsuete, ma pur sempre un pallone che si muoveva a velocità decisamente inferiore a quella dell’F-51. Inoltre, stando ai messaggi del pilota, l’oggetto inseguito sembrava “metallico” e si spostava a velocità variabile, come se cercasse di sottrarsi all’intercettazione.

Documenti
ancora classificati

Purtroppo molti documenti sull’evento di Fort Knox sono tuttora classificati; in particolare quelli relativi all’esame necroscopico sul corpo di Mantell ed alla perizia sui rottami dell’aereo. Recentemente è emersa una testimonianza che contribuisce a complicare il mistero. E’ quella di James Duesler, un ex militare che all’epoca dell’incidente prestava servizio a Godman Field con il grado di capitano.
Facendo parte dell’ufficio inchieste sugli incidenti aerei, egli fu inviato sul luogo del disastro. Poté così constatare che il relitto si trovava al centro di
una piccola radura circondata da alben di alto fusto; le ali e la coda erano spezzati e giacevano a pochi metri di distanza dalla fusoliera. Quest’ultima era poco danneggiata, anzi quasi intatta. Contrariamente a quanto si legge nel rapporto dell’Air Force, insomma, l’aereo di Mantell non si era “disintegrato”. La cosa più strana era il modo in cui l’apparecchio era caduto nella radura: sembrava che vi si fosse calato “a pancia in giu”.
Un Mustang precipitato ad alta velocità avrebbe dovuto colpire il suolo di “naso”; oppure, se il pilota avesse manovrato per strisciare attraverso la radura, avrebbe dovuto provocare un solco nel terreno e falciare rami ed alberi. Invece non accadde nulla di simile.

Smentita I’Air Force

Duesler non vide il corpo di Mantell, che al momento del suo arrivo era stato già rimosso. Apprese tuttavia dai militari presenti che esso, stranamente, non mostrava ferite superficiali, nonostante le ossa risultassero “spezzate e polverizzate”. In effetti Duesler non trovò tracce di sangue nella cabina di guida. Questa testimonianza, se autentica, smentirebbe in molti punti il rapporto dell’Air Force, e porrebbe seri interrogativi su come e perché avvenne l’incidente. Interrogativi peraltro destinati a restare senza risposta fino a che tutti i documenti relativi al caso non saranno declassificati. La versione ufficiale dell’Aeronautica Militare USA è quindi da prendere con il beneficio d’inventano: se mai altre ammissioni arriveranno, è assurdo che un P.51, velivolo all’epoca estremamente veloce, non riuscisse a raggiungere un pallone sonda.
Per cui l’ipotesi che il capitano Mantell sia precipitato nel tentativo di intercettare un UFO è lecita. Come scrisse il capitano E. Ruppelt al termine della sua ulteriore inchiesta del 1956 per il Progetto Blue Book se si rinuncia all’ipotesi “Skyhook” ci resta “l’immagine di un UFO metallico di dimensioni spaventose”.

Fonte
Tratto da UFO Dossier X

Edited by -Fox Mulder- - 10/8/2005, 15:20
 
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