| LA PIRAMIDE IMPOSSIBILE
DALLA SFINGE ALL'ASTRONOMIA, ALLE CIVILTÀ DEL PERIODO GLACIALE : SI STA SEMPRE PIÙ ACCUMULANDO UNA MOLE DI PROVE SCIENTIFICHE CHE MINANO PROFONDAMENTE LE IDEE PRECONCETTE SULLA STORIA DELL'ANTICO EGITTO
di Mauro Quagliati
Professionisti in discipline diverse dall'archeologia si rivolgono direttamente al vasto pubblico, con i loro saggi divulgativi, poiché l'egittologia accademica li allontana dal riconoscimento scientifico, disprezzandoli come ciarlatani, ignoranti dei fondamenti di storia e archeologia. In realtà si sta accumulando una mole di prove scientifiche che minano profondamente le idee preconcette sulla storia dell'Antico Egitto e, indirettamente, della civiltà umana in generale. Il semplice fatto che nessuno, per un secolo, abbia criticato ciò che si insegna sui libri di storia, al riguardo dell'età delle piramidi, non implica che sia la verità definitiva. Anzi, è arrivato il momento di introdurre una nuova ipotesi di lavoro per lo scenario preistorico, che riesca a risolvere una serie di «enigmi». Negli anni '90 un'équipe di studiosi guidata dall'egittologo John West ha tentato di mettere in dubbio il dogma ufficiale. Il geologo Robert Schoch notò un'evidenza sperimentale che è sempre stata sotto gli occhi di tutti: il corpo della Sfinge e l'adiacente Tempio della valle di Chefren sono stati erosi dalla pioggia. La famosa statua metà uomo metà leone fu scolpita approfondendo una cava nell'altopiano di Giza, che è una stratificazione sedimentaria di diversi calcari. Tutti gli edifici in pietra della civiltà egizia presentano i consueti segni dell'erosione eolica: la sabbia portata dal vento incide più profondamente le rocce più tenere, in modo uniforme. Il risultato è uno schema orizzontale: ad esempio un fronte di roccia stratificato diventa una successione di sporgenze (roccia compatta) e incavi (roccia tenera). I fianchi e le pareti della fossa della Sfinge sono gli unici monumenti egizi che presentano anche un modello di erosione verticale, con forme arrotondate e profondamente incise (fino a 2 m), tipico dell'azione continua di intense precipitazioni che si rovesciano a cascata giù per i fianchi. Naturalmente gli egittologi «seri», dopo la prima reazione irrazionale volta a negare l'evidenza, si sono sforzati di trovare spiegazioni alternative poco convincenti: la causa sarebbe l'inondazione periodica dei Nilo (ma il plateau di Giza non è rialzato?) o le infiltrazioni di umidità all'interfaccia sabbia calcare. Le osservazioni di West destano scalpore perché degli ultimi 4500 anni la Sfinge ne ha trascorsi 3000 sepolta sotto la sabbia, quindi protetta dagli agenti atmosferici usuali in un clima desertico. Invece per trovare delle piogge di intensità tale da giustificare il forte degrado dei corpo, bisogna risalire al periodo pluviale che caratterizzò il Nord Africa tra il 7000 a.C. e il 1000 a.C., al termine dell'ultima glaciazione. Inoltre il Tempio funerario della valle, attribuito a Chefren, è stato realizzato con i blocchi estratti dalla fossa della Sfinge, riconoscibili dalla stratigrafia e dall'erosione tipica. Questi ultimi sono monoliti calcarei ancora più grandi di quelli utilizzati per le piramidi: alcuni raggiungono il volume di 100 m^3 e un peso di 260 t. Blocchi come quelli, alti più di 3 m, sono stati squadrati nella fossa e poi sollevati in verticale, prima di essere messi in opera. Ciò è veramente inconcepibile se si pensa che oggi al mondo esistono solo 3 o 4 gru capaci di sollevare un carico superiore alle 200 t (per paragone si pensi alle gru che manovrano i container nel porto di Genova, che sopportano un carico massimo nominale di 60 t). Come fa notare Graham Hancock in «Impronte degli Dei», l'architettura megalitica dei Tempio somiglia in molti punti alla tipica composizione «a puzzle» che si osserva nelle mura di Machu Picchu e Sacsahuamàn in Perù (qui si trovano blocchi da 300 t). Anche quei poco che rimane dei rivestimento delle grandi piramidi, spesso riutilizzato nel medioevo come materiale da costruzione, evidenzia la tecnica raffinata di incastrare blocchi poligonali con giunture a spigolo irregolari. Purtroppo non potremo mai sapere se anche il rivestimento di calcare bianco della Grande Piramide, oggi quasi dei tutto assente, fosse solcato dai segni della pioggia. Il complesso Seconda piramide Sfinge Tempio della Sfinge Tempio della valle, intimamente interconnesso, è attribuito in blocco al faraone Chefren e datato attorno al 2500 a.C., esclusivamente in base a indizi contestuali. Il Tempio a valle era pieno di statue dei faraone quando fu dissepolto, mentre sulle pareti delle colonne non e inciso alcun geroglifico. Il volto della Sfinge dovrebbe essere il ritratto dei figlio di Cheope, ed invece non assomiglia assolutamente a quello della sua famosa statua, anzi denota, addirittura, tratti somatici razziali differenti. Si afferma che la testa della Sfinge (ben conservata), sia stata scolpita per prima, ricavata in uno strato di calcare molto più resistente rispetto a quello immediatamente sottostante che forma il corpo (pesantemente degradato). Quest'ultimo sarebbe cosi friabile che soltanto 3 secoli dopo la costruzione furono necessarie le integrazioni di mattoni delle zampe anteriori. In realtà, come risulta chiaro a chiunque osservi la Sfinge di lato, la testa è sproporzionatamente piccola rispetto al corpo: essa e un elemento estraneo riscolpito molto più tardi, probabilmente quando la testa originaria (di leone?) era ormai irriconoscibile a causa dell'erosione. Inoltre Thomas Dobecki, geofisico collaboratore di West, tramite l'analisi geosismica, ha evidenziato che l'alterazione superficiale dei calcare penetra nel corpo per 0,9 m nella parte posteriore, 2,4 m in quella anteriore, dimostrando che furono scolpite a millenni di distanza una dall'altra. La geologia ci conferma qualcosa di cui, stranamente, erano convinti egittologi come Gaston Maspero, Auguste Mariette, Flinders Petrie, all'inizio dei secolo, e cioè che la Sfinge era già antica al tempo di Chefren, che ne fu il restauratore. Ciò è documentato dalla Stele della Sfinge, eretta da Tutmosi IV faraone della XVIII dinastia, ed erroneamente interpretata. Egli, dopo aver liberato la mitica statua dalle sabbie, riconobbe al suo antico predecessore lo stesso ruolo, apponendo il cartiglio di Chefren. Nel Tempio della valle, si distingue chiaramente lo stacco tra i monoliti giganteschi e la struttura di rivestimento in granito a dimensione più «umana». Curiosamente, anche nel Tempio Mortuario di Micerino si alternano blocchi di calcare da 200 t e inserzioni di mattoni in fango e gesso. Un altro monumento megalitico controverso è l'Osireion di Abido. Esempio unico di struttura a Dolmen, con enormi ed anonimi parallelepipedi di granito fino a 200 t, circondato da un muro di cinta in arenaria spesso 6 m, si trovava profondamente sepolto sotto i sedimenti quando fu scoperto nel 1914. Nonostante fosse subito chiaro che si trattava di un tempio antichissimo, in seguito esso venne considerato il cenotafio dei faraone Seti I della XIX dinastia, che costruì il suo tempio nelle vicinanze. Ciò in base a frammenti sparsi che riportano iscrizioni dei 1300 a.C.. Eppure il pavimento dell'Osireion si trova 15 m al di sotto di quello dei tempio suddetto, i suoi pilastri sono immersi nella falda freatica. In verità l'intera necropoli di Giza è oggetto di un clamoroso equivoco. Tenendo presente la consuetudine storica dei faraoni di appropriarsi dei monumenti sacri dei predecessori, la prospettiva si capovolge completamente. Le pareti interne delle grandi piramidi sono dei tutto prive di iscrizioni, bassorilievi, formule rituali, cosi come le camere non ospitarono mai la mummia di alcun faraone (solo nella piramide di Micerino fu trovata una sepoltura di epoca più tarda). Questo fatto viene spiegato, nel caso di Cheope, chiamando in causa fantomatici predatori che avrebbero trafugato tutto il tesoro sepolcrale passando attraverso un'apertura di 90 cm. Pure l'architettura scarna dei monumenti citati sembra estranea allo stile ornamentale tipico dell'Antico Egitto. I corsi inferiori della Seconda Piramide e alcuni Templi Funerari sono riconducibili alla medesima tecnica e concezione costruttiva megalitica, su cui si legge la stratificazione e l'inserzione di elementi architettonici molto meno giganti. Una fotografia scattata dal vertice della Piramide di Chefren evidenzia che i corsi inferiori, con blocchi colossali di granito, formano uno spigolo perfettamente allineato, mentre quelli superiori, con blocchi più modesti, sono posizionati con maggiore approssimazione. Ora le piramidi di Meidum e Dashur ci appaiono non come il prototipo di quelle grandi, ma come il tentativo di imitare un modello perfetto già esistente. L’unico riferimento scritto all'interno della Grande Piramide fu scoperto nel 1837 dal colonnello Howard Vyse in una delle camere di scarico. Si trattava Ai cosiddetti marchi di cava, dei graffiti che riportano il cartiglio di Cheope (ripresi durante la recente trasmissione «Misteri, dedicata all'argomento). E' insostenibile pensare che l'artefice della più grande tomba della storia abbia lasciato la propria firma soltanto in un angolo sperduto, con dei segni pitturati che possono essere stati aggiunti in qualsiasi epoca, forse dallo stesso Vyse. Infatti i geroglifici erano disegnati rovesciati o con errori di grammatica, segno evidente di contraffazione. Tutte le prove archeologiche che rimandano alla IV dinastia sono intrusive: stele, bassorilievi con geroglifici, vasellame e statue furono sempre trovati all'esterno delle piramidi, nei numerosi complessi funerari (mastabe) attigui ai colossi di pietra, costruiti con tecniche più semplici e compatibili con i mezzi limitati di 4500 anni fa. Questo vale anche per le tre cosiddette piramidi minori (o sussidiarie) di fianco alla Grande, dedicate, si dice, ai familiari del sovrano. Al contrario, una stele ricoperta di geroglifici risalenti alla XXI dinastia (l millennio a.C.) conferma tutti i sospetti. La Stele dell'inventario, trovata da Mariette nel 1850, è una copia posteriore di un originale eretto da Cheope per commemorare i suoi restauri al Tempio di Iside: egli sostiene che molto tempo prima dei suo regno, esisteva già la Casa della Sfinge accanto alla Casa di Iside, Padrona della Piramide (presumibilmente la Grande), e che fece costruire la propria piramide e quella della figlia Henutsen, ai piedi di quella di Iside. Quindi un documento storico autentico afferma che la tomba di Cheope è una delle 3 modeste piramidi minori: un fatto troppo scandaloso per gli egittologi che lo scartano come un'opera di narrativa inventata, poiché troppo recente. Ciò è ovviamente un pretesto ingiustificato; si ricordi che le storie di Erodoto, che narrano fatti accaduti 2000 anni prima, sono oro colato. Non avendo un metodo affidabile di radio datazione delle pietre, in mancanza di documenti storici che confermino ciò che gli archeologi hanno deciso essere la verità, ci si limita ad attribuire l'età agli insediamenti antichi dai resti umani organici, che sì possono datare in base al tempo di decadimento dei carbonio radioattivo (C14). Secondo Zahi Hawass, direttore dei Museo Archeologico dei Cairo, l'attribuzione in base al contesto è conclusiva. Ma il fatto di aver trovato le sepolture di migliaia di operai nella necropoli di Giza non implica che fossero i costruttori delle piramidi, esattamente come gli abitanti di Roma dell'Alto Medioevo non progettarono il Colosseo. Il fatto che le loro colonne vertebrali fossero deformate dallo sforzo di spostare grandi pesi non significa che portassero i blocchi da 50 t sulla testa. Il professor David Bowen dei Dipartimento di scienze della terra dell'Università dei Galles ha elaborato un metodo di datazione basato sull'isotopo radioattivo Cloro 36, che può fornire una stima dei tempo trascorso da quando una roccia fu esposta per la prima volta all'atmosfera. Dei test preliminari, eseguiti sulle «pietre azzurre» di Stonehenge nel '94, fornirono un'età superiore ai 14.000 anni, contro i 4000 normalmente accettati. In attesa di un esame simile sulle pietre di Giza, per avere una stima approssimata dell'età dei sito, ci si può affidare all'archeoastronomia, applicata con successo proprio nel campo dell'ingegneria megalitica europea'.
CONFERME DALL'ARCHEOASTRONOMIA Questa giovane branca dell'archeologia si cura di identificare gli allineamenti astronomici dei monumenti antichi, ricostruendo la configurazione della volta celeste come doveva apparire all'epoca della foro costruzione. Come spiega l'ingegnere ed egittologo Robert Bauval in Al Mistero di Orione», la posizione relativa e la massa delle 3 grandi piramidi di Giza rispecchiano fedelmente la configurazione e la magnitudine delle 3 stelle della cintura di Orione. La simmetria perfetta nella proiezione ideale della volta celeste sulla superficie terrestre si ottiene in una data attorno al 10450 a.C., in coincidenza con la minima altezza sull'orizzonte raggiunta da Orione nel suo moto precessionale. Quindi l'inizio dei ciclo di Orione coinciderebbe con il cosiddetto Primo Tempo (Tep Zepi) della tradizione egizia, nell'era astrologica dei Leone. Infatti la Sfinge (il leone) è un indicatore equinoziale puntato precisamente a Est, costruito per fissare l'epoca in cui il sole, all'equinozio di primavera, sorgeva in quella costellazione (tra l'8700 a.C. e il 10800 a.C.). L’intima connessione tra l'astronomia e la concezione religiosa degli egizi viene confermata dai 4 condotti obliqui che partono dalle camere della Grande Piramide, erroneamente definiti «di aerazione». Quelli meridionali puntano, rispettivamente, sulla costellazione di Orione (Osiride) e sulla stella Sirio (Iside, Sothis), però, all'altezza a cui attraversavano il meridiano di Giza nel 2450 a.C., a indicare, secondo Bauval, che il progetto di Giza fu intrapreso nel XI millennio a.C. e ultimato dai faraoni. Di diverso parere è il professor A.N. dos Santos, docente di fisica nucleare in Brasile. Le sue argomentazioni si basano sul funzionamento dell'antico calendario sotiaco egizio, in cui l'anno solare è di 365 giorni. Il ritardo accumulato (circa 1 giorno ogni 4 anni) non viene recuperato, e va di pari passo con lo spostamento della stella Sirio, per cui, dopo un Ciclo Sotiaco di 1507 anni2 il calendario ritorna al punto di partenza e si celebra l'Anno Sotiaco. Risultano anni sotiaci il 10410 a.C. (in ottimo accordo con Bauval), e soprattutto l’11917 a.C., in cui ebbe inizio H calendario, secondo i calcoli di dos Santos. Ciò sarebbe confermato dall'allineamento astronomico della Grande Piramide con Vega, la stella polare di 14000 anni fa, e dal ritardo di 3 4 giorni accumulato nelle date dei solstizi tra il 12000 a.C. e l'anno zero. Esistono molti siti archeologici dalla datazione controversi nel nuovo continente. Le famosissime Linee di Nazca, in Perù, prendono il nome da una cultura precolombiana vissuta fino ai primi secoli dopo Cristo, eppure non vi è alcun modo per sapere chi e quando tracciò quelle figure gigantesche che, per le proporzioni e gli allineamenti chilometrici, richiesero un'accuratezza topografica incomprensibile. In Bolivia, a 3800 m di altitudine, tra le gigantesche rovine di Tiahuanaco, sì trovano i resti di un porto anticamente situato sulle rive dei lago Titicaca (moli con blocchi fino a 440 t), e una grande piramide a gradoni semidistrutta (originariamente21 0 m di base per 15 m di altezza, perfettamente orientata a Nord). Oggi, stranamente, la città si trova 30 metri più in alto dell'attuale linea di costa, e la sua costruzione viene fissata attorno al 500 d.C., ad opera della civiltà Inca, una cultura priva persino della ruota. Ancora una volta la datazione in base al contesto degli insediamenti non dimostra nulla e contraddice la logica, secondo cui un rivolgimento geologico di tali proporzioni non può essere avvenuto in breve tempo, addirittura nell'era cristiana. Invece la datazione archeoastronomica del professor Arthur Posnansky, basata sull'obliquità dell'eclittica3, sposterebbe l'innalzamento delle mastodontiche pietre indietro al 15000 a.C.. Ciò concorda con diversi frammenti di vasellame e con i fregi visibili sulla celebre Porta del Sole, che raffigurano teste di elefanti, toxodonti e altri mammiferi estintisi in Sud America tra il 12000 a.C. e il 10000 a.C. Queste osservazioni, note fin dagli anni '30, riprese dallo scrittore italiano Peter Kolosimo negli anni '70, sono respinte perché contraddicono il modello di popolamento delle Americhe, i canoni di sviluppo dell'uomo nella preistoria, e confermano i sospetti di una grande catastrofe climatica e geologica che coincise con la fine dell'ultimo periodo glaciale, il cui ricordo è impresso nel mito dei Diluvio Universale, comune a tutti i popoli della Terra.
CIVILTÀ DEL PERIODO GLACIALE Lontano dai consueti preconcetti sulla preistoria dell'uomo, il buon senso suggerisce che popolazioni come gli Egizi dinastici e gli Incas si stabilirono nei pressi delle vestigia di una civiltà precedente, scientificamente e tecnologicamente avanzata, a. cui foro davano un significato magico religioso. Sia le tradizioni orali riferite dagli indigeni peruviani ai cronisti spagnoli dei XVI secolo che le fonti storiche egizie definiscono i giganti di pietra come l'opera degli Dei civilizzatori, della perduta Età dell'oro: un ricordo trasfigurato dei passato, tramandato oralmente di generazione in generazione. Di nuovo si incontra il tipico filtro delle informazioni storiche: la Pietra di Palermo (V dinastia, 2500 a.C.), il Papiro di Torino e l'Elenco dei Re di Abido, scolpito da Seti I (XIX dinastia, 1300 a.C.), la storia d'Egitto, redatta da Manetone, sacerdote di Eliopoli (III a.C.), gli scritti degli storici greci Erodoto (V a.C.) e Diodoro Siculo (I a.C.) sono tutti considerati fonti attendibili della storia egizia dinastica, mentre vengono ignorati quando parlano della lunghissima era predinastica, il Primo Tempo, durata 30.000 o 40.000 anni. Gli archeologi dei XX secolo segnano un netto confine tra l'invenzione della scrittura, con Menes (primo faraone della storia), e le vicende precedenti, considerate pura mitologia. Presentano la cronologia delle dinastie storiche con una precisione ingannevole, quando invece essa si basa solo sul conteggio probabile delle generazioni (si pensi che il celebre Champollion negli anni '30 fissava l'inizio della 1 dinastia al 5867 a.C., oggi stimato al 3100 a.C.). Viene dato per certo che l'Egitto predinastico fosse popolato esclusivamente da popolazioni neolitiche. Invece, prove archeologiche incontestabili, finora opportunamente ignorate, dimostrano il contrario. E' logico che la cultura dell'Antico Regno sia comparsa improvvisamente, con la sofisticata mitologia astronomico religiosa, la complessa grammatica geroglifica già pienamente formate? Come è possibile che gli Indiani nordamericani Micrnac usassero una scrittura geroglifica formata da decine di simboli appartenenti alla scrittura corsiva (ieratica) egizia? Il professor Barry Fell, in «America BC% dei 1976, ha dimostrato che gran parte degli ideogrammi coincidono sia nel disegno che nel significato. Si ha la sensazione che manchino diversi capitoli della storia antica. Alcune prove dei passato dimenticato si trovano in siti archeologici noti e, come si è visto, erroneamente datati. Ma la maggior parte delle testimonianze devono ancora essere scoperte, perché nessuno guarda nei posti giusti. Alcuni egittologi affermano che le sabbie dei Sahara nascondono ancora la maggior parte della storia egizia; secondo J. West bisognerebbe cercare lungo le rive dei Nilo antico. Alla fine dell'800 era inconcepibile immaginare una civiltà precedente a quella egizia, eppure, seguendo le indicazioni dell'Antico Testamento e sfidando la pubblica derisione dei colleghi, un gruppo di archeologi scavò in Mesopotamia e trovò i resti di Sumer, un'altra civiltà improvvisa e rivoluzionaria che, nel IV millennio a.C., era già socialmente e scientificamente evoluta, con un bagaglio di conoscenze astronomiche superato solo nel XIX secolo4. Questo dovrebbe insegnarci a esaminare le tradizioni e la mitologia delle antiche culture sotto una prospettiva diversa. Se qualcuno sospetta che una civiltà preistorica sia vissuta durante l'ultima glaciazione, ci si aspetta di trovare numerosi insediamenti sommersi dall'aumentato livello degli oceani, il che è puntualmente avvenuto. Nel 1968, l'archeologo Manson Valentine rilevò accuratamente un muro di 600 m, formato da grandi massi poligonali che si trovano a 7 m di profondità, al largo di Bímini nelle Isole Bahamas. L’esame dei C14 su delle mangrovie fossilizzate, lo farebbe risalire al 910000 a.C.. Sui bassi fondali circostanti furono spesso osservate forme geometriche e piramidali da parte di diversi aviatori. Nei pressi delle Isole Canarie esiste una piramide a gradoni. Chilometriche strade rettilinee partono dalle coste dello Yucatàn e della Florida per perdersi nell’Atlantico. Analogamente diversi allineamenti di menhir, sulle coste dell'Europa occidentale, continuano in mare, mentre sul fondo dei lago di Loch Ness è stato fotografato un cromIeck (cerchio di pietre). Le segnalazioni di porti sommersi nell'Oceano Indiano e Pacifico, in particolare tra l'Indonesia e l'Oceania non si contano. Proprio nel 1997 un'équipe di oceanografi giapponesi, coordinata dal professor Kimura, ha scoperto le rovine di un'antica civiltà, nelle acque dell'arcipelago Ryu Kyu, nel Mar dei Cina (tra il Giappone e Taiwan): una telecamera subacquea ha ripreso palazzi, scalinate e piramidi. Un altro problema è l'esplorazione di luoghi resi inaccessibili dalle mutate condizioni climatiche o da vincoli politici. Una recente spedizione archeologica ha scoperto nella Siberia meridionale, un gruppo di piramidi a gradoni. In alcune fotografie scattate nel 1975 da satelliti meteorologici che sorvolavano l'area di Pantiacolla, in Perù, si distingue un gruppo di grandi piramidi nascoste dalla vegetazione. Nella pianura di Qin Chuan e nella valle di Qin Lin, nella provincia Shensi, della Cina centrale, in un'area di 2000 kM2 Si trovano un centinaio di enormi piramidi in terra, alcune simili a quelle di Teotihuacan. Come quelle centroamericane, sotto alla copertura di terreno, potrebbero nascondere monumenti in pietra. Furono osservate per la prima volta negli anni '40, ma ancora oggi nessuno le ha studiate. Nel 1993 l'ingegnere Rudolf Gantenbrink scopri una nuova camera segreta all'interno della Grande Piramide, raggiungibile attraverso il condotto Sud della Camera della Regina; contemporaneamente, le indagini sismiche della squadra di J. West mostrarono una vasta camera scavata al di sotto della Sfinge. Da allora, nessuna altra ricerca ufficiale è stata intrapresa, mentre West è stato allontanato da Giza. L’archeologia è una scienza empirica ancora apertissima a nuove scoperte. Forse sarebbe l'ora di adeguare la teoria alle evidenze sperimentali, anche se ciò significa ammettere un secolo di ingenuità e danneggiare il prestigio di certe autorità intoccabili dei campo. Perché solo in un passato remoto gli uomini si divertivano a spostare, senza sforzo apparente, blocchi di centinaia di tonnellate? Si ricordi il Menhir Brise in Bretagna, di età indefinibile, che, quando era integro, misurava 23 m di altezza e pesava più di 300 t; oppure le fondamenta dei Tempio di Giove a Balbeek, in Libano, con un blocco da 900 t. Perché conoscenze astronomiche sofisticate, di gran lunga esuberanti rispetto alle necessità dell'agricoltura, spuntano in culture dalle scarse realizzazioni tecniche? Normalmente sono le civiltà marinare ad affinare l'astronomia per gli scopi dei l'orientamento e della navigazione. Né i Sumeri, né i Maya navigavano, eppure questi ultimi (900 a.C 1000 d.C.), privi di strumenti adatti, elaborarono un calendario formidabile che stimava la durata dell'anno solare in 365,2420 giorni (il risultato più preciso di tutti i tempi dopo quello ottenuto dalla scienza europea), calcolava il periodo delle fasi lunari al secondo ed era tarato sui cicli astronomici di Venere per mantenersi preciso nei millenni. Il sistema numerico vigesimale e il calendario maya erano, peraltro, un'eredità degli Olmechi, una popolazione apparentemente non autoctona,, insediatasi nel Messico sud orientale dal 15001200 a.C.. Civiltà raffinate come quella egizia, sumera e olmeca, sorte all'improvviso per poi declinare lentamente, hanno i caratteri di un retaggio dei passato e non dì un progresso coerente. Esse sono le sopravvivenze di un'evoluzione culturale iniziata millenni prima, che si arrestò ad un certo punto della storia.
Mauro Quagliati
Continua........
NOTE: 1 L'astronomo C.A. Newham, negli anni '60, ha confermato che il cerchio di pietre di Stonehenge costituisce un sofisticato calendario solare, che funziona come una meridiana. Coloro che realizzarono i numerosi allineamenti, cerchi ed ellissi di pietre che si trovano in Inghilterra e in Bretagna avevano solide nozioni di geometria e conoscevano il p greco, 3000 anni prima di Euclide e Pitagora. 2 Il capodanno egizio cade all'alba dei giorno in cui Sirio sorge immediatamente prima dei sole. L'intervallo tra due successive levate eliache di Sirio è esattamente 365,25 giorni, perciò lo spostamento graduale (0,25 giorni/anno) dei punto in cui sorge la stella scandisce, come un orologio, lo sfasamento dei calendario rispetto alle stagioni. Questo spiega la venerazione degli Egizi per Sirio. Approssimativamente, la rotazione si completa in 1460 anni. In realtà l'esatta frazione di anno persa è 0,2422, per cui il vero ciclo di rotazione è 1507 anni. 3 Oltre ad oscillare, causando la precessione, l'asse di rotazione terrestre si inclina diversamente rispetto al piano dell'orbita. L'angolo formato dal piano dell'eclittica (piano orbitale) con il piano dell'equatore celeste (prolungamento dell'equatore terrestre, solidale con l'asse) è detto obliquità dell'eclittica, e varia, regolarmente, tra 21 <>55' e 24<>20' in un periodo di circa 41000 anni. Oggi l'obliquità è 23'27'. I calcoli di Posnansky, controllati da diversi astronomi, dimostrano che i monumenti di Tiahuanaco furono innalzati quando essa era 23'8'48", circa 17000 anni fa. 4 Come ha recentemente riscoperto Zecharia Sitchin, esperto di civiltà orientali, i Sumeri possedevano una complicata astronomia sferica (che implica la conoscenza della sfericità della terra), distinguevano dettagliatamente le stelle fisse dai pianeti e dagli altri fenomeni celesti, come meteore e comete, avevano precise tavole delle effemeridi e prevedevano regolarmente le eclissi. Possedevano una sorprendente cosmologia che descrive lo scontro primordiale tra la terra e un pianeta sconosciuto (realmente avvenuto secondo le teorie più recenti). Inoltre conoscevano tutti i pianeti dei sistema solare fino a Plutone, e definirono il Grande Anno di 25920 anni (una stima eccezionale dei ciclo di precessione). Tutto ciò dovrebbe essere il risultato di secoli di osservazione dei cielo con adeguati strumenti. Alcuni studiosi affermano che il calendario sumero iniziasse attorno all'1 1600 a.C. 5 Nelle loro rappresentazioni artistiche, tra cui le famose teste in basalto, si distinguono nettamente sia tratti somatici negroidi che di caucasici barbuti (gli amerindi sono glabri). Su ceramiche e steli gli studiosi di cinese antico Han Ping Chen e Mike Xu hanno scoperto diverse figure identiche a ideogrammi cinesi dei 1200 a.C. Gli Olmechi possedevano già un alto livello tecnico nella realizzazione di sofisticate opere idrauliche e di piramidi.
|