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Un farmaco anticancro che non piace

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icon11  view post Posted on 19/4/2008, 08:46     +1   +1   -1
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Premetto che ero a conoscenza del dicloroacetato da tempo, ma ho aspettato un pò prima di decidermi a pubblicare qualcosa qui, a riguardo, solo dopo aver atteso diversi e positivi risultati di questo farmaco LOW COST che viene snobbato dalle lobbies della morte (ovvero le case farmaceutiche) perchè non fa ingrossare i conti in banca di questi grassi porci che vivono e speculano sulla sofferenza umana.
Di seguito il primo articolo in italiano apparso un anno fa.

Un farmaco anticancro che non piace
Non è brevettabile e quindi va ignorato

Un farmaco anticancro efficace esiste ma nessuna casa farmaceutica sembra essere interessata a distribuirlo perché, non essendo brevettabile, non consente di portare nelle casse lauti guadagni. Speculare sembra esser insomma la parola d’ordine, anche quando nel mondo ci sono persone che per una scelta del genere perdono la vita. Il farmaco, noto già da anni agli addetti ai lavori, si chiama dicloroacetato e sarebbe stato già testato con successo sulle cavie. Il dicloroacetato è nato come composto efficace contro alcune rare malattie neurologiche. In pratica riesce a riattivare i mitocondri, gli organelli addetti alla respirazione cellulare.

Il farmaco, ancora in attesa dell’approvazione della Food and Drug Administration, è stato analizzato da Evangelos Michelakis, ricercatore dell'Università di Alberta (Edmonton-Usa). I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Cancer Cell, parlano chiaro. Nei ratti affetti da tumore ai polmoni la sostanza è stata in grado di arrestare la crescita del male in appena 1 settimana. Se questo non fosse già un importante risultato, dopo 3 mesi i tumori diagnosticati erano grandi la metà. Effetti collaterali? Per Michelakis pochissimi e comunque trascurabili. In barba agli interessi miliardari dei colossi farmaceutici Michelakis e il suo team di ricercatori ha deciso di raccogliere fondi per iniziare così un trial clinico già nei prossimi mesi. Intanto sul Web c’è chi, per necessità, si è improvvisato produttore.

Jim Tassano, un ricco e fino ad oggi poco conosciuto californiano, ha ordinato tutte le scorte di dicloroacetato disponibili sul mercato e ora lo produce in proprio. Non essendo un medicinale approvato dalla Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che si occupa della gestione, catalogazione, messa al bando dei prodotti alimentari e farmaceutici, Tassano ha dovuto lanciare il prodotto e metterlo in vendita presentandolo come banale “prodotto veterinario”.

Fino ad ora il prodotto è stato acquistato da circa 200 pazienti che, periodicamente, riportano i progressi direttamente sul sito dell’imprenditore californiano. Dell’iniziativa, seppure umanamente comprensibile, non sono però convinti Michelakis e colleghi. Una sperimentazione indipendente, infatti, rischia di vanificare il lavoro di anni. La Fda, se alcuni di questi pazienti subiranno effetti collaterali dall’uso della sostanza autoprodotta, potrebbe anche decidere di non approvare il “vero farmaco”.

http://www.giornaletecnologico.it/scienza/.../4614f8a9055fb/

l'articolo di seguito riportava il link del sito di Tassano, che per motivi preacuzionali (siamo in Italia e ci sarebbe da aspettarsi di tutto....) non linkerò qui, ma che potrete trovare sul link originale della notizia.

Vorrei invece segnalare sotto il link del DCA Site

http://www.thedcasite.com/index.html

dove potrete avere tutte le spiegazioni in merito ed anche diversi referti medici, anche di un paziente italiano che ha visto regredire neoplasia e metastasi in poche settimane.

http://www.thedcasite.com/Italian_scan_results.html

Ovviamente dico che non si devono alimentare false speranze, però è già passato un anno e come al solito è calato il silenzio, tutto è finito nel dimenticatoio, la vicenda volutamente insabbiata dai media (in Italia poi basta parlare male della chemioterapia per rischiare la vita.....) però non si possono ignorare significativi risultati e non si può ignorare il fatto che i ricercatori canadesi sono stati costretti ad autofinanziarsi per continuare le ricerche.
Spero che il caso venga ripreso dal team ARPC (v. post CHEMIOTERAPIA UNA PRATICA ASSASSINA) e si possa finalmente sapere qualcosa di più sui casi trattati in Italia.

p.s. il link del sito della University of Alberta è

http://www.depmed.ualberta.ca/dca/
 
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