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Cambiamenti climatici: le menzogne dell'ONU

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view post Posted on 12/12/2004, 18:37     +1   -1
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L'ASTUTA DISTORSIONE DELL'IPCC DELLE NAZIONI UNITE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO

di David E. Woijck

Omissioni palesi, false certezze e statistiche ingannevoli

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Il Compendio per i Fautori delle Decisioni Politiche (SPM) del Terzo Rapporto di Valutazione (TAR) (dal titolo Cambiamenti climatici 2001: i fondamenti scientifici) redatto dal Gruppo di Lavoro I (WGI) del Comitato Intergovemativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) delle Nazioni Unite, non rappresenta una valutazione scientifica di climatologia, anche se si spaccia per tale; appare piuttosto una presentazione, confezionata ad arte, solo di quella scienza che sostiene il timore delle variazioni climatiche causate dall’uomo, ed è unilaterale come un verbale, a cui peraltro assomiglia.
La dettagliata analisi dell’SPM rivela che tutta la scienza che contrasta la Teoria dell’Interferenza Umana sul Clima è stata sistematicamente omessa. In alcuni casi, i principali argomenti contro l’interferenza umana vengono in effetti toccati, senza essere tuttavia né espressi né trattati; in altri casi, i riscontri a sfavore dell’interferenza umana vengono semplicemente ignorati. In virtù di queste strategiche omissioni, l’SPM esprime un grado di certezza del tutto infondato.
Le palesi omissioni sono tali solo per gli esperti, quindi i “fautori delle politiche”, la stampa e il grande pubblico che leggono l’SPM non capiscono che viene loro riferita solo una parte di tutta la questione. Tuttavia gli scienziati che hanno stilato l’SPM conoscono la verità, come rivelato dal modo, a volte astuto, in cui la occultano.
Tale deliberata distorsione può essere spiegata dal fatto che l’IPCC dell’ONU fa parte di un processo di patrocinio, elaborato dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite e che appoggia il Protocollo di Kyoto.
Quelli che vengono sistematicamente omessi dall’SPM sono esattamente i dubbi e le controprove che potrebbero negare la teoria dell’interferenza umana; il Compendio, invece di esaminare tali obiezioni, asserisce fiduciosamente solo quelle scoperte a favore della sua posizione. In breve, non si tratta di una valutazione, bensì di un’apologia.
Il presente studio è frutto di anni di ricerche relative alla logica del dibattito sul cambiamento climatico. In questo periodo, ho approntato un forum di discussione via posta elettronica al quale persone competenti, appartenenti a tutto lo spettro di opinioni su tale argomento, hanno inviato oltre 25.000 messaggi. Da questa esperienza, ho acquisito un’esaustiva comprensione di quanto la scienza sia in realtà complessa e scompaginata. Sono rimasto man mano sempre più stremato dalle affermazioni fatte dai sostenitori del Protocollo di Kyoto riguardo al fatto che l’apparato scientifico è solido, o che le incertezze sono diminuite al punto che le iniziative sono naturalmente giustificate. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità.
L’anidride carbonica non è un agente inquinante. La CO2 atmosferica, al contrario, costituisce l’intero rifornimento alimentare della Terra ed il 95% delle emissioni sono di origine naturale. Non potremmo vivere senza di esse, poiché vedere un bambino crescere è osservare anidride carbonica trattata che viene nuovamente trattata. La mancata citazione di questo fondamentale aspetto costituisce la più sorprendente omissione dell’SPM. Ad ogni modo, dato che l’argomento in questione è il cambiamento del clima, e non il nutrimento, non mi addentrerò ulteriormente in questo aspetto dell’equazione CO2, per quanto vitale possa essere.
Sono particolarmente preoccupato dal fatto che il Comitato sul Cambiamento Climatico venga rappresentato come un ente neutrale; tali affermazioni sono semplicemente false, e lo scopo del presente studio è dimostrare proprio che sono tali.
Dal momento che il Compendio per i Fautori delle Decisioni Politiche dell’IPCC è assolutamente unilaterale, la maggior parte delle sue falsità sono costituite da omissioni; non si possono semplicemente evidenziare le omissioni come si farebbe per le falsità, quindi mi sono preso la briga di catalogare, punto per punto, le omissioni e le false asserziom di fiducia determinate dalle prime. Il presente rapporto rappresenta soltanto un inizio, e col passare del tempo si presenteranno altre argomentazioni. Il tempo tuttavia è fondamentale, e questa breve raccolta è sufficiente a rendere l’idea. (si può trovare una precedente bozza di questo rapporto presso il sito web www.john-daly.com/guests/unipcc.htm.)
Il Compendio per i Fautori delle Decisioni Politiche dell’IPCC èuno studio sulla distorsione confezionata ad arte. Nelle pagine che seguono vengono presentati specifici esempi di palesi omissioni, false certezze e statistiche ingannevoli presenti nel Compendio (i miei commenti sono aggiunti in corsivo). (Il Compendio del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC ed il Sommario Tecaico del rapporto Climate Change 2001: The Scientific Basis, sono disponibili presso il sito web dell’IPCC, www.ipcc.ch/.)

Errore di registrazione della temperatura
Siamo davvero sicuri che la Terra si sta riscaldando? Il problema costituito dagli errori nella registrazione della temperatura di superficie è assai rilevante; le probabili fonti di distorsione nel rilevamento della temperatura di superficie degli ultimi 140 anni, ben note e considerevoli, vengono ignorate. Si proclama di conoscere il tasso di riscaldamento con una falsa sicurezza in quanto, di fatto, non sappiamo affatto se la Terra si sia riscaldata.
La discussione sulla pagina 2 dell’SPM (la prima pagina del testo) inizia col titolo: “Nel corso del 2Omo secolo la temperatura globale media in superficie è aumentata di circa 0,60C” — non “è possibile che sia” o magari “è probabile che sia” ma, semplicemente, “è”. Si tratta di una falsa certezza. Qualsiasi indizio di dubbio viene trascurato, ma di dubbi ve ne sono in abbondanza.
Lo stesso testo recita: “la temperatura globale media di superficie (la media della temperatura dell’aria sopra la superficie dei terreni e la temperatura superficiale del mare) è aumentata a partire dal 1861. Nel corso del 2Omo secolo l’incremento è stato di 0,6 ±0,20C (figura la). Tale valore è di circa 0,150C maggiore di quello stimato dal SAR [Secondo Rapporto di Valutazione] per il periodo fino al 1994, e ciò in virtù delle temperature relativamente alte degli altri anni (dal 1995 al 2000) e dei metodi più sofisticati di elaborazione dei dati. Queste cifre
tengono in considerazione correzioni di vario tipo, compresi gli effetti di riscaldamento concentrato delle aree urbane.”
Questo è l’unico riferimento a qualsiasi possibile problema dei dati sulla temperatura presente nel testo; si afferma che “queste cifre tengono in considerazione correzioni di vario tipo”, con particolare riferimento agli effetti di riscaldamento concentrato delle aree urbane. Una falsa certezza. La discussione su questi aspetti — quanto essi siano rilevanti e come debbano essere tenuti in considerazione — èstata semplicemente omessa; quale attenzione sia stata loro dedicata è, di fatto, una questione assai controversa.
La didascalia della figura la, se non altro, presenta maggiori dettagli, quantunque in caratteri più fini, e dice: “La temperatura superficiale della Terra è indicata anno per anno (barre rosse [nel rapporto originale, grigie in questa versione]) ed approssimativamente di decennio in decennio (linea nera, una curva annuale filtrata che elimina le fluttuazioni al di sotto delle scale temporali decennali contigue).
In virtù di alcuni dati mancanti, di occasionali errori ed incertezze strumentali, di dubbi sulle correzioni delle distorsioni relative ai dati della temperatura della superficie oceanica, nonché delle tarature riguardanti l’urbanizzazione del territorio, vi sono incertezze riguardo ai dati ammali (le sottili barre nere coi trattini rappresentano il grado di certezza del 95%). Negli ultùni 140 e 100 anni la migliore valutazione desunta è che la temperatura globale media in superficie sia aumentata di 0,6 ±0,20C.”
Questo almeno enuncia problemi specifici. Notate tuttavia la collocazione dell’espressione parentetica nella cruciale ultima frase, giusto prima dell’elenco; essa sembra affermare alquanto chiaramente che le barre di errore conferiscono alle incertezze elencate un grado
di. certezza del 95%, il che è semplicemente falso. Le barre di errore danno nel migliore dei casi un grado di certezza del 95% per il puro errore di campionamento, il che presuppone che il campione sia casuale e che non vi siano errori di misurazione del tipo elencato proprio nella frase che viene modificata. Di quanto abbiamo visto finora questo è ciò che assomiglia di più una menzogna bella e buona.
In realtà, non vi è modo di correggere la maggior parte degli errori di misurazione, compreso l’effetto di riscaldamento concentrato delle zone urbane; il grado di magnitudine di questi errori, che potrebbe risultare alquanto elevato, è semplicemente ignoto e le presunte correzioni apportate ai dati sono congetture.
Né sembra esservi alcun riferimento al fatto che questo è un “campione di comodo”, e non un campione casuale della superficie terrestre, così come richiesto dalle scienze statistiche, a meno che non si tratti dell’innocua locuzione “dati mancanti”; tale riferimento suggerisce che in alcuni casi una stazione di rilevamento non ha registrato, oppure che i dati sono di qualità scadente — non che in realtà per gran parte della Terra e dei periodi non esistono dati, quindi il fatto di avere soltanto un campione di comodo viene omesso o abilmente dissimulato.
Le teorie statistiche affermano con la massima chiarezza che allo scopo di valutare i livelli di attendibilità si richiede un campione casuale, tuttavia il “campione” in questione è costituito unicamente da quelle stazioni cui negli ultùni 140 anni è capitato di misurare le temperature. Nessun campione casuale della superficie terrestre assomiglierebbe a questo gruppo di stazioni, le quali virtualmente non forniscono dati per la maggior parte della superficie terrestre — oceani, poli o tropici — per la maggior parte del periodo.
In ambito statistico il campione utilizzato dall’IPCC dell’ONU viene definito un campione di comodo, vale a dire che i dati vengono rilevati dove conviene maggiormente. I campioni di comodo forniscono alcuni dati sull’universo che viene campionato; nel nostro caso, la temperatura terrestre nel suo complesso per un arco di tempo di 140 anni. La teoria statistica, però, afferma chiaramente che da un campione di comodo non è possibile dedurre legittimamente il significato dell’universo né conferire un qualsiasi livello di attendibilità; di conseguenza le statistiche dell’IPCC dell’ONU riguardanti la temperatura sono del tutto fuorvianti.
Ben oltre l’ambito di questo specifico tema, bisognerebbe notare che lo schema illustrato in figura lb, il quale riporta le registrazioni della temperatura per 1.000 anni, comporta le medesime statistiche fuorvianti; questo caso è comunque di gran lunga peggiore, dato che nell’arco di 1.000 anni la temperatura non è stata nemmeno misurata.
Come se non bastasse, la quantità di elementi del campione di comodo è assai esigua; è assurdo proclamare di conoscere la temperatura della Terra intera da un campione di questo genere. Noi semplicemente non sappiamo se la Terra nel suo complesso si sia riscaldata o meno; al massimo conosciamo ciò che è accaduto in detenninati luoghi e momenti, mentre probabili errori di misurazione rendono anche queste informazioni assai incerte.

Temperature di superficie contro temperature satellitari
I dati satellitari sulla temperatura contraddicono quelli di superficie il che, per la climatologia, rappresenta un grande dilemma. La palese incongruenza fra il recente riscaldamento riportato nei dati della temperatura superficiale e l’assenza del medesimo nei dati satellitari viene semplicemente trascurata.
La pag. 4 dell’SPM del WGI dell’IPCC dell’ONU titola così questa sezione: “Negli ultimi quattro decenni negli otto chilometri inferiori dell’atmosfera le temperature sono aumentate”; come spiegato di seguito, tale affermazione è assai ingannevole. La stessa sezione consta dei seguenti alquanto contorti paragrafi:
“A partire dagli anni '50 del '900 (periodo di adeguate osservazioni eseguite con palloni atmosferici) gli incrementi della temperatura globale complessiva negli otto chilometri inferiori dell’atmosfera e di quella superficiale sono stati analoghi a 0,10C per decennio.
è aumentata sensibilmente di +0,15 ±0,050C per decennio. La differenza dei tassi di riscaldamento è statisticamente rilevante, questa differenza si presenta principalmente nelle regioni tropicali e subtropicali.
“Gli otto chilometri inferiori dell’atmosfera e la superficie vengono influenzati in modo diverso da fattori quali l’esaurimento dell’ozono
stratosferico, gli aerosol atmosferici ed il fenomeno El Nino. Di conseguenza, è fisicamente plausibile attendersi che nell’arco di un limitato periodo di tempo (ad esempio, 20 anni) possano manifestarsi delle differenze nelle tendenze delle temperature. Inoltre, le tecniche di campionamento spaziale possono anche spiegare alcune di queste differenze, le quali tuttavia non sono pienamente chiarite.”
Questi tre paragrafi mascherano una profonda contraddizione della scienza dlimatologica, una contraddizione che dovrebbe essere evidenziata e discussa ma che viene, invece, semplicemente dissimula-tu — vale a dire, che i dati satellitan sulla temperatura contraddicono quelli di superficie.
Quello che il titolo della sezione non dice è che virtualmente tutto il riscaldamento atmosferico risiede nei dati dei palloni dei primi due decenni del periodo di quattro — ovvero negli anni ‘60 e ‘70— quando i dati di superficie riportano solo un lieve riscaldamento; poi i dati di superficie indicano un rapido riscaldamento per due decenni mentre i dati satellitari (all’epoca nuovi) non ne indicano alcuno, fatta eccezione per El Nino nel 1998.
Così, mentre l’affermazione del primo paragrafo che le tendenze sono "simili" è statisticamente corretta, essa ignora comunque il fatto che le variazioni si manifestano in periodi del tutto diversi. Gli ultimi due paragrafi dichiarano correttamente che si tratta di rilevanti differenze non del tutto chiarite, ma viene tralasciata qualsiasi analisi in merito a cosa ciò significhi.
Si trascura il fatto che la scienza climatologica non è in grado di spiegare questa contraddizione. Prima di riscaldare la superficie terrestre sottostante, i gas serra devono riscaldare l’atmosfera, dove il calore è intrappolato. Se questa scienza è corretta, allora uno dei dati sulla temperatura deve essere scorretto ovvero, dati i noti errori, con tutta probabilità i dati di superficie che indicano il riscaldamento. Ma se negli ultimi due decenni non si è manifestato alcun riscaldamento, allora molte delle affermazioni dell’IPCC che si basano su di esso sono semplicemente false; analogamente, anche il precedente
riscaldamento riportato dai dati della temperatura superficiale potrebbe essere tale.
Ancor peggio, se entrambi i dati sulla temperatura sono corretti, allora la nostra comprensione dell’effetto serra non lo è. Questo aspetto costituisce un enorme dilemma per la scienza, e a tale proposito esiste una gran ridda di ipotesi, ad alcune delle quali si allude nel terzo paragrafo citato.
Bisognerebbe notare che vi è un diffuso equivoco sul fatto che nel gennaio del 2000 un gruppo di esperti dell’Accademia Nazionale. delle Scienze abbia chiarito questo argomento. Di fatto il gruppo in questione ha semplicemente tratto le conclusioni che ho citato in precedenza: ovvero che, se entrambi i dati delle temperature sono corretti, non comprendiamo da dove possa derivare tale contraddizione. Tralasciare semplicemente questa grande incertezza scientifica è sicuramente un’omissione di grande importanza — forse la più rilevante dell’SPM dell’IPCC dell’ONU.

Incertezza dovuta agli aerosol
L’IPCC ha eliminato la rilevanza di ampia portata dell’effetto forcing degli aerosol (la cui traduzione in lingua italiana potrebbe corrispondere a “forzatura” radiativa, e definisce un cambiamento nella radiazione netta media alla sommità della troposfera, cioè alla tropopausa, causato da un cambiamento sia della radiazione solare oppure infrarossa; ndt) non solo nel testo del suo SPM ma anche nei modelli. Nella trattazione l’enorme — e crescente — incertezza relativa agli effetti degli aerosol sul clima è dissimulata e, in quanto alle previsioni per il futuro, deliberatamente trascurata. Se essa fosse inclusa, la previsione dell’IPCC dell’ONU per i prossimi 100 anni prevederebbe la possibilità di riscaldamento zero, o persino di un raffreddamento.
La trattazione degli aerosol nell’SPM del WGI dell’IPCC dell’ONU inizia a pagina 5 con il seguente titolo: “Le emissioni di gas serra ed aerosol dovute ad attività umane continuano ad alterare l’atmosfera secondo modalità che si presume modificheranno il clima.”
Questa affermazione riflette una falsa certezza. Il fatto che le emissioni di origine umana influiranno sul clima o meno è una questione che suscita un grande dibattito; quelle che seguono, tuttavia, sono alcune delle incredibili omissioni.
Il ruolo degli aerosol viene così spiegato: “Un forcing radiativo negativo, che può derivare da un aumento di alcuni tipi di aerosol (microscopiche particelle che si diffondono per via aerea), tende a raffreddare la superficie... La camiterizzazione di questi agenti di forcing dimatico e dei loro mutamenti nel corso del tempo... e necessaria per comprendere le variazioni climatiche del passato nel contesto delle variazioni naturali e per prefigurare quali cambiamenti climatici potrebbero verificarsi in futuro. La Figura 3 illustra le attuali valutazioni del forcing radiativo dovuto alle accresciute concentrazioni di elementi costitutivi dell’atmosfera e ad altri fenomeni.”
Questo testo afferma alquanto chiaramente e correttamente che una capacità di prevedere il clima del futuro (ammesso che sia possibile) richiede una comprensione degli effetti degli aerosol. L’ultima frase recita che la figura 3 illustra “le attuali valutazioni del forcing radiante”. Questa affermazione è falsa. Infatti non solo non sono riportate le incertezze valutate per il forcing dell’aerosol, ma sono anche escluse dalle proiezioni sul clima futuro. Queste sono omissioni gravi.
La figura 3 illustrai forcing stimati per cinque classi di aerosol. Per quattro di esse vi è anche una barra verticale di errore che, come spiega la didascalia, “indica una gamma di stime, determinate dalla diffusione dei valori di forcing pubblicati e delle conoscenze fisiche”. Ciascuna classe, inoltre, è etichettata in base ad un “Livello di Comprensione Scientifica”. Ad una classe viene assegnato un livello “basso” e alle altre quattro un livello “molto basso”; di questi livelli di incertezza non viene fornita alcuna spiegazione. Ad ogni modo, nel Secondo Rapporto di Valutazione dell’IPCC dell’ONU, risalente al 1995, una precedente versione della medesima illustrazione compare a pag. 117 con il numero 2.16; in questo caso si spiega che i livelli
“basso” e “molto basso” sono “la nostra convinzione soggettiva che l’auualeforcing ricada all’interno di questa barra di errore” Infatti
i livelli vengono chiamati “Livello di Confidenza” e non “Livello di Comprensione Scientifica”.
In parole povere, questo significa che nella maggioranza dei casi le possibilità che il forcing dell’aerosol ricada di fatto all’intemo delle barre di errore sono assai scarse. Al contrario, è molto probabile che esso in realtà ricada al di fuori di queste barre di errore. Qual è, quin¬di, la probabile gamma di questi forcing? Non ci viene detto. Proprio questo argomento, che nel SAR dell’IPCC era stato almeno citato, di fatto viene ora completamente omesso.
La verità è che la possibile gamma dei forcing è assai ampia, assai più ampia di quanto indicato dalle barre di errore; di conseguenza, la gamma dei forcing degli aerosol è molto più grande di quelle relative ai gas serra, per le quali si dimostra di disporre di un “elevato” livello di comprensione scientifica. Se le corrette barre di errore degli aerosol fossero riportate — barre che indicano la probabile gamma dei forcing — li si vedrebbe sopraffare i forcing dei gas serra.
In breve, noi semplicemente non conosciamo il forcing degli aerosol. Infatti, un recente documento pubblicato su Science afferma che la gamma dei possibili forcing è circa il doppio dell’ampia gamma non riportata sul TAR, e ciò indica che la nostra conoscenza del forcing degli aerosol diminuisce di pari passo con i progressi della ricerca. (Vedere “Reshaping the Theory of Cloud Formation”, di R. J. Charìson et al., Scien ce, 15 giugno2001.)
Se, come l’IPCC dell’ONU afferma alquanto chiaramente e correttamente, la capacità di prevedere il clima del futuro richiede la comprensione dell’effetto degli aerosol, allora semplicemente non disponiamo di tale capacità; eppure, in base a vari scenari, l’IPCC fa previsioni sul clima del futuro.
In che modo l’WCC si occupa della nostra profonda mancanza di conoscenza dei forcing degli aerosol? La risposta a tale domanda si trova in un’incredibile nota in calce a pag. 13, nello specifico la nota 11. Nel testo che precede, l’IPCC afferma che: “Si prevede che le temperature medie globali di superficie aumenteranno da 1,4 a 5,80C...nel periodo intercorrente fra il 1990 ed il 2100. Questi risultati riguardano l’intera gamma di 35 scenari SRES, basati su una serie di modem climatici.” La nota 11 rettifica tale proiezione di 1,4-5,80C nel seguente modo: “Questa gamma non include le incertezze del modello diforcing radiativo, od esempio le incertezze relative al forcing dell’aerosol.”
Così l’IPCC ha semplicemente ignorato le assai consistenti incertezze relative agli aerosol. Non viene fornita alcuna ragione — tuttavia se queste incertezze fossero incluse, alcuni scenari determinerebbero proiezioni di un futuro raffreddamento, e non riscaldamento; forse l’IPCC dell’ONU non vuole ammettere la possibilità che si possa verificare tale scenario.
Sia come sia, è chiaro che l’intera questione dell’incertezza relativa agli aerosol è stata cassata dall’SPM del WGI, ed il linguaggio delle cifre cruciali è stato modificato. Ancor peggio, comunque, è che l’effetto di questa incertezza sia stato deliberatamente eliminato nelle proiezioni a modello del futuro clima; è difficile non considerare tutto questo una frode scientifica.

Le emissioni di GHG naturale
I gas serra di origine umana (GHG) costituiscono un’esigua frazione delle emissioni di origine naturale; il fatto che la stragrande maggioranza di tutte le emissioni di gas serra siano naturali è ignorato.
La trattazione delle emissioni di GHG che compare a pag. 7 dell’SPM del WGI dell’IPCC dell’ONU ospita questi tre paragrafi consecutivi:
“Negli ultimi due decenni il tasso di aumento nella concentrazione atmosferica di CO2 è stato di circa 1,5 ppm (0,4%) all’anno. Negli anni ‘90 l’incremento annuale è variato da 0,9 ppm (0,2%) a 2,8 ppm (0,8%). Questa variabilità è dovuta in gran parte all’effetto della variabilità del clima (ad esempio i fenomeni tipo El Nino) sull’assorbimento ed il rilascio diCO2 da parte di terre ed oceani.
“A partire dal 1750 la concentrazione atmosferica di metano (CH4) è aumentata di 1060 ppb (parti per miliardo, ndt) (151%) e continua a crescere. Nel corso degli ultimi 420.000 anni l’attuale concentrazione di metano non è stata oltrepassata. Rispetto agli anni ‘80, la crescita annuale di CH4 è rallentata ed è divenuta più variabile negli anni ‘90. Poco più della metà delle aauali emissioni di metano sono antropogeniche (ad esempio l’uso di carburanti fossili, il bestiame, la coltura del riso e gli interramenti). Inoltre, di recente le emissioni di monossido di carbonio (CO) sono state identificate come una delle cause di aumento nella concentrazione di CH4.
“Dal 1750 la concentrazione atmosferica di protossido d’azoto (N20) è aumentata di 46 ppb (17%) e continua a crescere. Almeno nel corso degli ultimi 1.000 anni l’attuale concentrazione di N20 non è stata oltrepassata. Circa un terzo delle attuali emissioni di N2O sono antropogeniche (ad esempio terreni agricoli, pascoli e industria chimica).”
Questa costruzione parallela richiede la presenza di una frase che spieghi quali sono le emissioni di CO2 antropogeniche, ma non ve ne è alcuna. Reciterebbe più o meno così: “Circa un venticinquesimo delle attuali emissioni di CO2 sono antropogeniche.” L’importante aspetto che la grande maggioranza delle emissioni diCO2 siano di origine naturale è stato tralasciato.
Inoltre, non viene assolutamente menzionato il vapore acqueo, di gran lunga il più importante dei gas serra. Le emissioni naturali di vapore acqueo sono così imponenti che a confronto quelle di origine umana non si misurano nemmeno; se questo fosse spiegato, vi sarebbe una frase del tipo: “Virtualmente nessuna emissione di vapore acqueo è antropogenica.”

Caos nel sistema climatico
VIPCC dell’ONU ha ignorato gli importanti progressi scientifici che privano di fondamento la teoria dell’interferenza umana, compresa la complessa scienza del caos presentata nello stesso TAR; secondo quest’ultimo il clima è caotico, quindi è impossibile fare previsioni sui futuri fenomeni.
Nell’SPM del WGI dell’IPCC dell’ONU le scoperte della climatologia che non vanno a sostegno della teoria dell’interferenza umana sono state ignorate. Queste comprendono il ruolo delle nubi, la variazione solare, l’influenza lunare, i cicli orbitali, le oscillazioni decennali ed altro ancora; la scienza odierna, semmai, conforta la teoria dell’interferenza umana in misura minore di quanto non avvenisse nel 1995, quando fu completato il Secondo Rapporto di Valutazione dell’IPCC.
Forse l’omissione più madornale èl’emergente comprensione della natura caotica del clima; questa scienza
non solo è assai importante, ma viene presentata con notevole approfondimento nello stesso TAR (vedere sotto). Circa la metà del capitolo 14 del TAR del WGI è dedicato all’analisi del profondo significato del fatto che i processi climatici sono caotici e quindi imprevedibili. L’SPM, tuttavia, non cita nemmeno il tennine “caos”.
Analogamente, la bozza del Compendio Tecnico (TS) del WGI dell’IPCC dell’ONU, redatto degli stessi estensori dell’SPM, tratta del caos in una sola frase, nascosta a pag. 78, che recita: “Il sistema climatico è un sistema caotico non-lineare collegato e, di conseguenza, le previsioni a lungo termine sugli esatti futuri stati del clima non sono possibili. Bisogna piuttosto concentrare l’attenzione sulle previsioni riguardanti la distribuzione di probabilità dei possibili futuri stati del sistema tramite la creazione di insiemi di soluzioni su modello.”
In parole povere, il genere di previsioni che l’IPCC dell’ONU sta effettuando non è possibile. Il meglio che si potrebbe fare è fornire una distribuzione di probabilità dei possibili futuri, cosa che però l’IPCC non fa; il significativo aspetto del clima caotico viene semplicemente ignorato.
Ciò che rende questa omissione così madornale è che la natura caotica del clima viene discussa nello stesso TAR del WGI, che si presume che l’SPM ed il TS compendino. Seguono alcune affermazioni tratte dal capitolo 14 della revisione della bozza del TAR eseguita dagli esperti (l’ordine è stato modificato per maggior chiarezza):
“Nel complesso, una strategia deve riconoscere ciò che èpossibile. Quando ci occupiamo di ricerca e modelli climatici, dovremmo renderci conto che si tratta di un sistema caotico non-lineare collegato, e che quindi la previsione di uno specifico futuro stato climatico non è possibile. Il massimo che possiamo attenderci di acquisire è la previsione della distribuzione di probabilità dei possibili
futuri stati del sistema tramite la creazione di insiemi di soluzioni su modello. Ciò riduce il cambiamento climatico al discernimento di rilevanti differenze nella statistica di questi insiemi La creazione di questi insiemi modello richiederà l’apporto di supporti informatici molto più potenti e l’applicazione di nuove metodologie di diagnosi su modello.”
In breve, attualmente non si può fare. Non solo le previsioni sono fondamentalmente impossibili a causa del caos, ma il loro possibile sostituto statistico non può essere realizzato adesso. Il capitolo 14 comprende le seguenti affermazioni:
“Il sistema climatico presenta particolari difficoltà poiché è noto che gli elementi componenti di tale sistema sono inerentemente caotici, e che vi sono degli elementi centrali che influiscono sul sistema in modo non-lineare e che potenzialmente potrebbero innescare il manifestarsi di reazioni critiche. I processi non-lineari comprendono la risposta dinamica fondamentale del sistema climatico e le interazioni fra le diverse componenti.”
“Queste complesse dinamiche non-lineari costituiscono un aspetto inerente al sistema climatico. Fra gli importanti processi non-lineari troviamo il ruolo delle nubi, la circolazione termoalina ed il ghiaccio marino. Esistono altri estesi componenti non-lineari: il sistema biogeochimico e, in particolare, il sistema del carbonio, il ciclo idrologico e la chimica dell’atmosfera.”
“Una strategia tesa al perfezionamento delle nostre conoscenze deve riguardare l’intima natura caotica del sistema climatico e le rilevanti non-linearità. Nel caso di fenomeni estremi, l’aspetto caotico del sistema climatico frappone importanti ostacoli alla previsione dei cambiamenti.”
‘Per l’IPCC e la scienza dei modelli un ostacolo dominante ècostituito dalla previsione. Questa si rivela una sfida particolarmente ardua quando si ricerca una capacità predittiva per un sistema che ècaotico, presenta rilevanti non-linearità ed è inerentemente violento.”
“Ad ogni modo, dato che l’orizzonte temporale aumenta, le variazioni problematiche quali gli elementi caotici iniziano ad influenzare l’evoluzione del sistema. L’ambiente predittivo passa da uno di precisione ad uno di rilevanza statistica.”
“Nella comunità scientifica e più in generale vi è la crescente consapevolezza che la Terra funziona come un sistema, con proprietà e comportamenti che sono caratteristici del sistema nel suo complesso e che comprendono soglie critiche, punti di innesco o di controllo, forti non-linearità, teleconnessioni, elementi caotici e incertezze insolubili. Conoscere gli elementi componenti del Sistema Terra è di importanza cruciale, tuttavia non è di per sé sufficiente a comprendeme il funzionamento nel suo complesso.”
Il caos costituisce una delle incertezze fondamentali della climatologia, ma l’IPCC dell’ONU sembra ignorarlo.

L’influenza della variazione solare
L’omissione più sistematica del Terzo Compendio di Valutazione per i Fautori delle Decisioni Politiche è la trattazione del riscaldamento dovuto alla naturale variazione climatica.
Riscontri della naturale variazione climatica della temperatura sono comparsi a frotte sin dalla pubblicazione del Secondo Rapporto di Valutazione del 1995. L’SPM del TAR, tuttavia, cita soltanto una delle molte variazioni che oggi sappiamo esistere: l’immissione solare variabile, o radiazioni solari in arrivo (definite “insolazione”). Vai la pena di considerare il modo in cui l’SPM tratta l’insolazione variabile, che attualmente è un fenomeno comunemente accettato.
All’epoca della SAR, la teoria secondo cui la variazione solare contribuì all’innalzamento della temperatura di superficie avvenuto nel 2Omo secolo era nota ma ritenuta speculativa. Di conseguenza il SAR accantonò questo influsso e sostenne che l’innalzamento nel suo complesso era dovuto ad interferenze umane. Da allora, l’influenza della variazione solare sul cambiamento climatico è stata comunemente accettata, e l’SPM del TAR lo riconosce, ma lo fa in un modo che minimizza e occulta l’effetto.
La trattazione della variazione solare si trova a pag. 9 ed inizia con
il seguente titolo: “Nel corso dell’ultimo secolo i fattori naturali hanno contribuito in misura esigua alforcing radiativo.” Questo titolo congeda l’effetto di tutte le variazioni naturali in quanto “esiguo”. Però le due variazioni effettivamente prese in considerazione sono le radiazioni solari e gli aerosol vulcanici. Riguardo a quelle solari, nella figura 3 della pagina precedente, si afferma che la nostra comprensione del grado di forcing è “assai limitata”. Dunque questa affermazione esprime un falso grado di certezza.
In base alla valutazione dello stesso IPCC, il forcing solare potrebbe essere alquanto intenso. Ciò viene effettivamente riconosciuto, ma poi accantonato, nel primo paragrafo:
“Si stima che per il peri odo a partire dal 1750 ad oggi ilforcing radiativo dovuto ai cambiamenti dell’irradiazione solare sia di cura .0,3 WIm2, e che esso si sia in gran parte venficato nella prima metà del 2Omo secolo. A partire dalla fine degli anni ‘70, le attrezzature satellitari hanno rilevato delle piccole oscillazioni dovute al ciclo solare di 11 anni. Sono stati suggeriti meccanismi di amplificazione degli effetti solari sul clima, tuttavia al momento attuale mancano rigorosi fondamenti teorici o osservativi.”
La prima frase è alquanto significativa, in quanto ammette che il fatto che la variazione solare abbia contribuito in modo significativo al primo dei due periodi di riscaldamento registrati nel 2Omo secolo è un dato comunemente accettato. Come illustra la figura la dell’SPM, tutto il riscaldamento prolungato, in base al dati di superficie dei 1441) anni, si è verificato solo in due periodi relativamente brevi — dal 1910 al 1940) e dal 1980 ai giorni nostri. Alcuni rinomati scienziati sostengono che la variazione solare è sufficiente a spiegare tutto il riscaldamento del primo periodo, che è ciò a cui la prima frase allude ma che deliberatamente non spiega. Al contrario, si “stima” che il forcing sia piccolo, ignorando la nostra comprensione “assai limitata”. Che la variazione sia esigua è cosa ben nota; la portata dell’effetto, comunque, è ignota ed estremamente controversa.
La seconda frase rappresenta un tentativo di confutare la ben nota tesi che la variazione solare possa spiegare anche il riscaldamento del secondo periodo. L’SPM riconosce che in questo periodo vi è stata una variazione, dato verificato dal satellite, ma accantona ancora una volta l’effetto in quanto “esiguo”.
In quanto a valutazioni distorte, la terza frase è senz’altro la più singolare. Prima riconosce e poi accantona la grande quantità diletteratura scientifica relativa a come una piccola variazione solare possa influenzare il clima in modo rilevante. Questa frase in realtà è falsa, perché per queste ipotesi esistono basi teoretiche e osservative. Intatti, il punto di partenza della letteratura relativa è la forte e ben nota correlazione fra l’attività solare e i dati sul riscaldamento. Una
corretta valutazione sarebbe quella secondo cui la variazione solare è una spiegazione plausibile, per quanto non ancora verificata, di tutto il riscaldamento rilevato nei dati di superficie. La valutazione dell’SPM del TAR riguardo a questa scienza è alquanto diversa e, perciò, alquanto distorta.
Per di più, l’accettazione del rilevante ruolo della variazione solare nel primo periodo di riscaldamento suscita un più ampio problema. I livelli dei gas serra aumentano da oltre 140 anni, tuttavia il loro effetto di riscaldamento, se esiste, è sempre più confinato agli ultimi 20 anni o giù di li. Questo costituisce un significativo cambiamento nei fondamenti della teoria dell’interferenza umana risalenti alla SAR del 1995, e tuttavia non viene ammesso; ci si aspetterebbe una corrispondente diminuzione nel previsto futuro impatto dei crescenti GHG, ma anche questo tema è assente.
Infine, dato che abbiamo dimostrato solo di recente il rilevante ruolo che la variazione solare ha giocato nel primo periodo di riscaldamento, sembra logico sospendere il giudizio sulle cause del riscaldamento del secondo — in particolare dal momento che vi sono noti motivi per ritenere che anch’esso possa aver avuto, completamente o in parte, origini solari.
Questa prudenza è doppiamente necessaria, poiché esistono molti altri mutamenti climatici che possono ugualmente rivendicare a ragione la paternità dei due periodi di riscaldamento osservati. Contrariamente a quanto asserisce l’SPM del TAR, a tale riguardo la posizione scientifica è del tutto aperta.

Variazione climatica naturale
I riscontri di processi climatici variabili in natura, fra cui il riscaldamento naturale, sono comparsi in abbondanza sin dal 1995, epoca della Seconda Valutazione dell’IPCC. L’SPM della Terza Valutazione, tuttavia, non menziona nemmeno la maggior parte dei processi in questione, né i modelli climatici includono queste poderose variabili. Si tratta di importanti omissioni sistematiche. Infatti, a pag. 10, l’SPM conclude che: “Vi sono nuove e più consistenti prove che la maggior parte del riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni vada attribuito ad attività umane.”
Quello che l’SPM ignora è che esistono anche “nuove e più consistenti prove” in base alle quali tutto il riscaldamento va attribuito ad una variazione naturale. Si tratta di un abile sotterfugio. Nella logica delle prove è paradossale che, date due teorie scientifiche in competizione, possano esistere al contempo “nuove e più consistenti prove” a sostegno di ciascuna di esse.
Di fatto ora esistono variazioni naturali multiple, una qualsiasi delle quali può spiegare il riscaldamento rilevato nei dati delle temperature di superficie. Alcune di queste sono elencate qui di seguito:
• Tanto per iniziare, vi è la scoperta di due enonni oscillatori climatici naturali su scala decennio-secolo, che sono chiamati Oscillazione Decennale Pacifica e Oscillazione Nord Atlantica. Le variazioni di temperatura associate a questi oscillatori sono sufficienti a spiegare l’intera impennata rilevata nei dati delle temperature di superficie lungo il periodo di 140 anni. L’SPM, però, nemmeno li cita.
• In secondo luogo, vi è una sensazionale scoperta riguardante la possibile influenza della Luna sul clima. L’oceano dirige il clima e due terzi dell’energia di rimescolamento dell’oceano provengono dalla Luna, che lo smuove due volte al giorno. Si è dimostrato che alle plurisecolari variazioni dell’influenza della Luna corrispondono le variazioni dei dati delle temperature stimati. Questo effetto, se confermato, è sufficiente a spiegare anche l’intero aumento dei dati di temperatura del periodo di 140 anni, nonché precedenti variazioni rilevate in dati per procura.
• In terzo luogo, esiste una nota oscillazione (scoperta non di recente) che l’SPM decide di ignorare. ll periodo medievale fu caldo, probabilmente quanto lo è il nostro attuale; ad esso seguirono vari
secoli di freddo, chiamati la Piccola Glaciazione, che terminarono verso il 1850. L’attuale fase di riscaldamento può quindi essere semplicemente una sorta di recupero della Piccola Glaciazione, parte di un’oscillazione naturale plurisecolare; questa ipotesi èsostenuta da alcuni scienziati.
• Attualmente è un dato comunemente accettato che la variazione solare rivesta un ruolo rilevante in almeno uno dei due periodi di riscaldamento riportati dai dati delle temperature di superficie del periodo di 140 anni. (Come illustra la fig. la dell’SPM, tutto il riscaldamento prolungato occorso in base ai dati di superficie dei 140 anni si è verificato solo in due periodi relativamente brevi dal 1910 al 1940 e dal 1980 ai giorni nostri). Alcuni scienziati sostengono che la variazione solare può spiegare entrambi i periodi di riscaldamento.
• Infine, nuovi modelli del rinomato forcing orbitale di Milankovitch prevedono che noi dovremmo trovarci in un periodo caldo.
L’SPM non ammette queste poderose influenze naturali, fatta eccezione per un piccolo forcing solare, né lo fanno gli stessi modelli climatici.
A pag. 10 l’SPM afferma: “Le simulazioni di risposta ai soli forcing naturali (cioè la risposta alla variabilità dell’irradiazione solare e delle eruzioni vulcaniche) non spiegano il riscaldamento avvenuto nella seconda metà del 2Omo secolo... Ad ogni modo, esse indicano che i forcing naturali potrebbero aver contribuito al riscaldamento rilevato nella prima metà del 2Omo secolo.”
Questo paragrafo chiarisce che le uniche variazioni naturali considerate dai modelli a computer sono radiazioni solari e consistenti attività vulcaniche terrestri. Gli imponenti
oscillatori e forze sopraelencati vengono semplicemente ignorati.
La corretta valutazione scientifica è che per l’osservata crescita della temperatura di superficie esistono molte possibili spiegazioni, ciascuna delle quali basta di per sé a dare ragione dell’intero aumento. Per di più, la maggior parte di queste spiegazioni alternative si basano unicamente su una variazione naturale.
Io definisco questa emergente concezione del clima, in quanto ampio, sempre mutevole e dinamico processo, la Teoria della Variazione Climatica Integrata. Questa teoria considera il cambiamento climatico come qualcosa di naturale, a cui essere preparati — non qualcosa che può essere alterato o impedito. Secondo questa prospettiva, il leggero riscaldamento di superficie rilevato nell’ultimo secolo o giù di lì è anch’esso naturale — e non un risultato di interferenze umane.
Così, la disputa interna al panorama scientifico è fra la Teoria dell’Interferenza Umana sul Clima e la Teoria della Variazione Climatica Integrata.
Quello della variazione naturale è un nuovo modo di interpretare il clima, che i modelli climatici prendono erroneamente per immutabile. Se la teoria della variazione climatica integrata è corretta — e a suo sostegno vi è una grande e crescente massa di prove
— allora l’assunzione di invarianza da parte dei modellatori climatici non è altro che un madornale errore.

I principali autori del Gruppo di Lavoro Scientifico delI’IPCC dell’ONU
Molti dei principali autori del Gruppo di Lavoro Scientifico dell’IPCC dell’ONU sono importanti sostenitori della teoria dell’interferenza umana contro la teoria della variazione climatica integrata.
La stampa spesso afferma che i rapporti dell’IPCC dell’ONU sono opera di centinaia, se non migliaia, di scienziati; questo può essere vero secondo un qualche vago senso di partecipazione, e gli effettivi capitoli del TAR non manifestano la stessa palese distorsione scientifica tipica del Compendio Tecnico e del Compendio per i Fautori delle Politiche del WGI.
D’altra parte, soltanto gli addetti ai lavori leggono i rapporti importanti. La voce dell’IPCC dell’ONU relativa alla climatologia e rivolta ai politici, alla stampa ed al pubblico passa attraverso l’SPM ed il TS del WGI. Questi due documenti presentano esattamente gli stessi 20 autori principali, molti dei quali sono alcuni degli importanti sostenitori della teoria dell’interferenza umana sul clima.
Qui di seguito riportiamo i 20 principali autori elencati dall’IPCC dell’ONU (i nomi in grassetto spiccano in particolare fra i principali sostenitori della teoria dell’interferenza umana sul clima; la maggior parte di essi viene spesso citata dalla stampa statunitense e britannica):
Principali autori di coordinamento — D. L. Alhritton (Stati Uniti), L. G. Meira Filho (Brasile).
Autori principali — U. Cnbasch (Germania), X. Dai (Cina), Y. Ding (Cina), D. J. Griggs (Regno Unito), B. Hewitson (Sudafrica), J. T. Houghton (Regno Unito), I.Isaksen (Norvegia), T. Karl (Stati Uniti), M. McFarland (Stati Uniti), V. P. Meleshko (Russia), J. F. E. Mitchell (Regno Unito), M. Noguer (Regno Unito), B. S. Nyenzi (Tanzania), M. Oppenheimer (Stati Uniti), J. E. Penner (Stati Uniti), S. Pollonais (Trinidad e Tobago), T. Stocker (Svizzera),
K. E. Trenherth (Stati Uniti).
Non c’è dunque da meravigliarsi che i due compendi siano così palesemente orientati a favore della teoria dell’interferenza umana sul clima. Sono scritti da scienziati che hanno puntato la propria reputazione su tale teoria. Questo genere di distorsione non ha bisogno di essere motivata politicamente; la maggior parte degli articoli che compaiono nella letteratura scientifica sostengono l’una o l’altra teoria.
Ancora una volta, quello che sta realmente accadendo in ambito scientifico è una disputa fra la teoria dell’Interferenza Umana sul Clima e la Teoria della Variazione Climatica Integrata.


A proposito dell’Autore:
Il Dr. David E. Wojick ha una laurea di 30 grado in Logica Matematica e Filosofia della Scienza conseguita presso l’Università di Pittsburgh, ed una di 1° grado in Ingegneria Civile conseguita presso la Carnegie Mellon University dove, all’interno del senato accademico, ha contribuito a fondare sia il Dipartimento di Ingegneria e Politiche Pubbliche sia il Dipartimento di Filosofia; egli, inoltre, ha lavorato per l’Ufficio Ricerche della Marina ed il Laboratorio di Ricerche della Marina.
David attualmente lavora come scrittore indipendente, occupandosi ditemi relativi ai cambiamenti del clima per Electricity Daily, e come analista politico. Un curriculum ed un elenco clienti sono disponibili presso www.bydesign.com/powervision/resume.html.
Per ulteriori informazioni ed analisi, contattate David via email presso:
[email protected] o visitate il suo sito web presso:
httpi/www.climatechangedebate.org.[/SIZE]

Edited by Fox Mulder - 1/10/2019, 10:35
 
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The Administrator
view post Posted on 27/2/2008, 10:13     +1   -1




Rsta il fatto che l'aumento della temperatura e dell'atmosfera terrestre sta aumentando e sta portando fenomi che con l'andare degli anni saranno sempre via via più disastrosi.
 
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piumino789
view post Posted on 28/1/2013, 21:08     +1   -1




Tutto è una monavra,per apportare alle popolazioni senzo di terrore,catastrofe..
Basta guardarsi alle spalle,come sono finite le altre Ere...
Dalle glaciazioni,agli scioglimenti dei ghiaggiai..
E' un ciclo che ogni tot di anni si ripete.
Tutto è ciclico,come le nostre vite,così è la terra,e così vi sono gli universi..
 
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2 replies since 12/12/2004, 18:37   349 views
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