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SMALTIMENTO DELLE SCORIE RADIOATTIVE, Progetti nuovi ed alternativi

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view post Posted on 29/11/2004, 18:01     +1   -1
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Tecnologie sperimentali e progetti alternativi per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi: nel passato, nel presente, nel futuro

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Il problema dello smaltimento delle rifiuti radioattivi ha portato i diversi Stati della mondo ad adottare diverse soluzioni: gli USA hanno deciso di stoccarli nello Yukka Mountain, in Nevada, senza riciclarli. La Federazione Russa è propensa a compiere un'operazione simile. Francia, Belgio, Inghilterra, Giappone hanno invece deciso di riciclarli sotto forma di MOX (ossidi di U e Pu) e riutilizzarli per aumentare la resa di produzione di energia e ridurre la quantità degli stessi. Sono due filosofie completamente differenti con grosse implicazioni politiche e strategiche, culminanti nel cosiddetto NPT (Non Proliferation Treaty), avente la finalità di minimizzare il rischio di proliferazione, incidente o sabotaggio.
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Alcune soluzioni sono rese impossibili:
- depositare le scorie nei ghiacci polari dell'Antartico non è permesso a seguito di un trattato internazionale il quale sostiene che l'ultimo continente incontaminato non deve venire a contatto con il nucleare
- seppellire le scorie radioattive nella crosta terrestre ad un livello sufficientemente profondo perché possano essere risucchiate nel nucleo incandescente del pianeta, è una possibilità che è già stata studiata dagli Stati Uniti e dalla Russia, ma non esisterebbero i presupposti geologici per realizzarla.

Altre soluzioni sono poi state prese in considerazione nel passato e ancora altre si prendono in considerazione per il futuro. Vediamo alcune di queste idee.


A - Lo smaltimento sotto i fondali marini

B - La "trasmutazione" dei nuclei radioattivi a vita media-lunga in elementi stabili

C - Il Sole come discarica per le scorie nucleari

D - L'uso civile e bellico dell' uranio impoverito (il "prodotto di scarto")

E - Il batterio che ripulisce dalla radioattività


A - Lo smaltimento sotto i fondali marini

Fin dal 1977 i Paesi che conducevano ricerche nel settore del seppellimento delle scorie radioattive hanno collaborato con scambio d'informazioni nel quadro del Gruppo di Lavoro per i Fondali Marini dell'Agenzia Nucleare OECD (Organisation for Economic Cooperation and Developpement) nel quadro della Convenzione di Parigi del 14 Dic. 1960.
I Membri del Gruppo di Lavoro furono: Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Olanda, Svizzera, USA, U.K..
Nel 1979 il Consiglio dei Ministri della CEE con la partecipazione dei governi USA, Canadese e Giapponese stanziavano $ 120.000.000 per lo studio di fattibilità di un sistema sicuro per smaltire le scorie altamente radioattive al di sotto dei fondali marini.

Alla fine del 1988 venivano completati gli studi su due linee di fattibilità:

Deep Core che prevedeva la perforazione di fondali oceanici con seppellimento delle scorie nell'interno di un foro praticato sul fondo.
Tale sistema però si rivelava assai costoso e complicato da attuare, richiedeva tecnologie sofisticate, navi appoggio costose e quindi gli studi non vennero approfonditi
Free Fall Penetrator che prevede il lancio di penetratori in caduta libera sui fondali oceanici, penetratori contenenti le scorie vetrificate e racchiuse in contenitori ermetici (canisters) ed in grado di seppellirsi a circa 50 - 80 mt al di sotto del fondo stesso del mare.
Tale sistema richiede una semplice tecnologia e solo una accurata localizzazione delle aree di seppellimento.
Il sistema si rivelava di semplice attuazione e relativamente poco costoso garantendo un seppellimento sotto gli strati di argilla da 50 ad 80 mt. ed una vita del penetratore dai 700 ai 1.500 anni. (valori ottenuti dai penetratori leggeri della CEE )
Durante tale campagna di studi, prove, sperimentazioni, il Joint Research Center di Ispra, unitamente a diverse Aziende della Comunità, ha inoltre sviluppato diverse tecnologie collaterali e ciò ha permesso la raccolta di migliaia di dati in mare durante due crociere scientifiche completate da lanci perfettamente riusciti, in Oceano Atlantico (la prima nel giugno - luglio 1985 ) di diversi penetratori sperimentali e la realizzazione di sistemi sofisticati di telemetria e rilevamento dati fondo-superfice da quota - 6.000 mt.

Sulla base degli studi effettuati dalla CEE, una società (la Oceanic Disposal Management Inc. - ODM) intendeva realizzare il seppellimento delle scorie radioattive al fine di eliminare definitivamente il rischio delle sostanze nucleari sia ad elevata radiotossicità che a bassa radiotossicità seppellendole in modo tale che i contenitori resistano per un tempo maggiore del decadimento delle scorie contenute.
Il Penetratore MK 48 è stato realizzato in modo da:

Resistere alla corrosione marina per un periodo di tempo maggiore del tempo di decadimento della radioattività delle scorie caricate nei contenitori installati a bordo.
Ciò viene realizzato utilizzando:
un' elevato spessore del doppio scafo di acciaio inossidabile ad alta resistenza da 40+40 mm (3") ed uno spessore di ben 500 mm (20") nel punto d'urto dell'ogiva. L'MK 48 è quindi in grado di resistere per molte migliaia di anni alla corrosione marina
installando grandi masse di zinco sacrificale per eliminare i piccolissimi effetti di eventuali correnti galvaniche residue per oltre 1.500 anni di seppellimento
cemento speciale di riempimento fra contenitori di scorie (canisters) per compattare in modo monoliticamente stabile i canisters nel penetratore
contenitori (canisters) con scorie vetrificate ad altissima resistenza e lunga durata, oppure estremamente compatte
Permettere un seppellimento in strati di argilla nei fondali oceanici con un elevato ricoprimento di 100 - 150 mt circa. (330' - 500' circa).
Ciò viene reso possibile:
dall'elevato peso del penetratore stesso concentrato su di una piccola superfice d'impatto: circa 180 / 200 Ton di peso in acqua di penetratore su di un solo metro quadro di superficie frontale
l'elevata velocità di impatto: dai 180 ai 230 Km/h.
Permettere un costo finale di smaltimento per contenitore ragionevole e pagabile sia dalle Nazioni Clienti che da privati.
Per ottenere ciò:
sono stati caricati i contenitori in un penetratore a sezione quadrata, sezione che permette una elevata ottimizzazione degli spazi utili ed un costo contenuto nella realizzazione
sono stati utilizzati materiali facilmente reperibile e relativamente poco costosi come acciaio inossidabile, cemento, zinco, fusioni di acciaio inossidabile.
Tra le varie critiche, la maggior critica fatta al sistema di smaltimento mediante la posa di penetratori in caduta libera, è stata quella che, in caso di problemi assai remoti dovuti a movimenti geologici imprevedibili (terremoti, nascita di vulcani sommersi), sia difficile il recupero di un penetratore danneggiato.

La O.D.M. Inc. era intenzionata a posare le scorie radioattive in fondali oceanici da circa -400 mt a -600 mt in acque nazionali geologicamente stabili e composte da spessi strati di argilla.
La determinazione ad operare a profondità inferiore ai 5.000 mt esaminati dalla CEE nasce dalle seguenti considerazioni:

Il fattore che maggiormente determina la sicurezza dello smaltimento è la profondità di penetrazione nell'argilla e non la massa d'acqua sovrastante.
Il fattore di sicurezza è la profondità di seppellimento in strati di argilla stabile. I penetratori MK 48 sono progettati per seppellirsi ad oltre 100 mt di profondità nell'argilla molto densa, ed ad oltre 150 mt in argilla morbida.
L'elevata penetrazione si ottiene con l'effetto sia dell'elevato peso del penetratore che permette un'agevole perforazione degli strati di argilla, sia con il raggiungimento di una elevata velocità di impatto finale.
Dagli studi eseguiti dalla CEE si è constatato che la velocità finale si stabilizza dopo circa 350 mt di caduta libera, ed in particolare dopo circa 200 mt di caduta il penetratore raggiunge l' 80% della velocità finale, dopo circa 300 mt il 90%.
In definitiva quindi la velocità raggiunta all'impatto a - 400 mt poco si discosta da quella raggiungibile a - 4.000 mt, ed è pari a circa 200 Km/h.
La differenza è molto importante.
Le aree disponibili a - 4.000 mt sono relativamente poche, tutte lontane dalla costa e in acque internazionali.
Le operazioni in acque internazionali comportano una notevole mole di problemi politici e legali di non facile soluzione legali alle probabili obiezioni dei paesi rivieraschi non - nucleari e dei paesi vicini alla rotta di navigazione della nave.
La distanza della costa, è quindi la maggior durata della navigazione per raggiungere il sito di lancio, aumenta il rischio proprio, anche se assai limitato, inerente alla navigazione.
Infine la durata totale della navigazione è maggiore e di conseguenza il numero dei viaggi utili per anno, con buone condizioni meteomarine, è minore.
A 4 / 5.000 mt l'utilizzo di riflettori sonar passivi diventerebbe problematico se non del tutto impossibile, mentre diventano necessari riflettori sonar attivi, pinger, transponders, che non permettono l'esatta determinazione dei valori di penetrazione conseguente la caduta del penetratore senza quindi fornire il valore della effettiva profondità di seppellimento nell'argilla se non con una stima fisico-matematica.
Inoltre i sistemi elettronici attivi consumano energia e quindi hanno una durata limitata e possibilità di guasti o di errori sia di lettura che di trasmissione dei parametri di caduta.
Le aree disponibili a - 500/600 mt sono molto maggiori, tutte vicino alla costa, molto estese, e spesso in acque nazionali.
Ciò diminuisce il rischio della navigazione ed annulla le eventuali obiezioni dei paesi rivieraschi.
A tale bassa profondità l'utilizzo del sistema di rilevamento della profondità di penetrazione con i riflettori sonar passivi, poco costasi e semplici da costruire, è facile.
Infine le operazioni di eventuale recupero sono enormemente più semplici a - 400 mt che a - 4.000 anche fra centinaia di anni.
[1]


Tuttavia questa strada è stata sbarrata, infatti:

1983 - La London Dumping Convention decide una moratoria della collocazione di scorie nucleari nei fondali oceanici
1990 - Dopo numerosi e spettacolari interventi di Greenpeace contro scarichi di rifiuti radioattivi e industriali in mare, la London Dumping Convention vieta il rilascio di scorie radioattive ed industriali nelle acque degli oceani, anche sotto i fondali marini
1993 - La Convenzione di Londra decide il bando definitivo dello smaltimento in mare di scorie nucleari
[2]

Ma nonostante l' interramento delle scorie nei fondi oceanici fosse stato proibito dalla Convenzione di Londra, nel maggio del 1995 la società Oceanic Disposal Management Inc. (ODM) con sede legale nelle Isole Vergini ed ufficio marketing a Garlasco (Pavia), ha contattato l'Atomic Energy Corporation del Sud Africa Ltd., a Pretoria, per proporre lo sviluppo di attività di trasporto e smaltimento di rifiuti radioattivi nell'oceano, all'interno della Zona Economica Esclusiva sudafricana.
Dopo la denuncia di Greenpeace (dicembre 1995) la delegazione Sudafricana, all'oscuro del progetto (infatti il Sudafrica non aveva preso parte alla Convenzione di Londra), dichiarò che il suo governo avrebbe preso misure immediate e che, oltre a scrivere una lettera di condanna all' ODM avrebbe sollevato la questione al Consiglio di Sicurezza Nucleare dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA). La delegazione italiana immediatamente condannò il progetto, annunciando che avrebbe inviato una lettera di condanna all'ODM. La Presidenza della Convenzione di Londra avrebbe scritto all'ODM dicendo che la sua attività è illegale; si sarebbe richiesto all'AIEA di scrivere all'ODM per informarla che l'attività da loro proposta è illegale.

La questione delle scorie è un vero "collo di bottiglia" dell'intero ciclo del combustibile nucleare.
La proposta dell'ODM, che riesuma una tecnica giudicata inaccettabile dalla Convenzione, si configura come un servizio a basso costo per l'industria e ad alto rischio ambientale. In sostanza fu chiaramente in atto un tentativo di aggirare la Convenzione, coinvolgendo Paesi che non vi aderiscono, per scaricare a mare le scorie nucleari per far passare una soluzione giudicata illegale da 84 Paesi riuniti nella Convenzione di Londra. [3]

B - La "trasmutazione" dei nuclei radioattivi a vita media-lunga in elementi stabili

In tutto il mondo si stanno studiando tecnologie avanzate di trasmutazione basate sull'impiego di Nuclear Transmuters (Reattori dedicati alla trasmutazione) ed Accelerator Driven Systems for Transmutation (Acceleratori accoppiati a Reattori per la Trasmutazione o ADS); entrambe le tecnologie hanno lo scopo di abbreviare l'emivita delle scorie, permettendo un ulteriore recupero energetico. L 'Italia è coinvolta seriamente in alcuni di tali progetti. [4]

È in corso un vasto programma europeo (oltre che programmi in altri grandi paesi industrializzati, tra cui Usa e Giappone) - che ha già ricevuto l’adesione di un gruppo di paesi (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia) trasmutazione mediante sistemi pilotati da acceleratori (Accelerator Driven Systems, ADS). [5]

E proprio nel luglio 2003, il Prof. Carlo Rubbia ( Commissario Straordinario dell'Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, ENEA) e il Dr. Peter Fritz ( Condirettore del Consiglio Esecutivo del Forschungszentrum Karlsruhe GmbH, FZK ) hanno firmato un Accordo di Collaborazione per attività di Ricerca e Sviluppo Sviluppo sia nel campo delle tecnologie dei metalli liquidi pesanti, sia nel campo della sicurezza nucleare e della chiusura del ciclo del combustibile degli impianti nucleari. La collaborazione tra i due Enti mira, in particolare, a sviluppare congiuntamente sistemi e tecnologie finalizzati a ridurre drasticamente la radiotossicità dei rifiuti radioattivi a lunga vita principalmente plutonio ed attinidi minori provenienti dal combustibile esausto degli impianti nucleari, mediante il processo di trasmutazione. Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi la collaborazione fra i due Enti ha assunto come soluzione tecnologica di riferimento l'applicazione del concetto di trasmutazione dei radionuclidi a lunga vita, mediante l'uso di sistemi sottocritci sostenuti da acceleratori (cosiddetti ADS, Accelerator Driven Systems).
L'accordo firmato fra ENEA e FZK si inserisce, quindi, a pieno titolo nelle iniziative più rilevati connesse alla riduzione della pericolosità delle scorie nucleari ed allo sviluppo degli ADS e segna un riconoscimento significativo dell'impegno profuso da ENEA in questi ultimi anni in questo campo. Tale impegno potrà portare, in un prossimo futuro, ad ulteriori e rilevanti ricadute per l' Ente ed il Paese, anche in altri settori quali quelli delle sorgenti di neutroni intense, per usi industriali e di ricerca, e delle tecnologie e dei componenti per i rettori nucleari di quarta generazione.
In base a tale accordo, l' ENEA ha messo a disposizione il reattore TRIGA (Training Research Isotopes General Atomics) del Centro Ricerche della Casaccia
(Roma), per lo svolgimento delle attività relative all'esperimento TRADE (TRIGA Accelerator Driven Experiment) che, primo nel suo genere al mondo, consentirà lo studio della fisica dell'accoppiamento di un acceleratore di particelle con un sistema nucleare sottocritico, a potenza significativa. [6]

Ed infatti l' Enea sta sperimentando già da qualche tempo una nuova tecnologia messa a punto dal premio Nobel Carlo Rubbia che prevede una variante del sistema ADS (Accelerator Driven System) e che consentirà di “bruciare” le scorie radioattive. “L’alternativa oggi allo studio è quella di ‘bruciare’ quegli elementi che hanno vita troppo lunga per garantire la sicurezza ambientale futura” ha detto Rubbia, riferendo che “l’Enea è attualmente impegnato in attività sperimentali derivanti dall’utilizzo del sistema ADS, che si basa sull’accoppiamento tra un acceleratore di particelle ad altissima intensità e un dispositivo sottocritico nucleare”. “L’ADS - ha aggiunto Rubbia - è il frutto della reciproca fecondazione di tecnologie indipendenti: gli acceleratori di particelle come quelli usati per la ricerca, i reattori – operati in regime sottocritico - refrigerati a piombo fuso, come quelli usati nei sottomarini russi, e il trattamento dei combustibili usati”. [7]

Il motore nucleare ideato da Carlo Rubbia (detto perciò "Rubbiatron") è una delle numerose applicazioni pratiche di un esperimento, il TARC, nato con finalità di ricerca pura. L'esperimento TARC è stato avviato da Carlo Rubbia nel 1996 al Ps, il Sincrotrone a protoni del Cern (laboratorio europeo per la fisica delle particelle) di Ginevra. Scopo dell'esperimento era studiare il comportamento di alcuni particolari atomi nelle reazioni di fissioni nucleare. Da questo esperimento lo scienziato italiano è riuscito a ricavare numerose applicazioni pratiche, ora in fase di sviluppo. "L'idea, dunque, è stata quella di provocare una trasformazione delle scorie radioattive, una trasmutazione, bombardandole con neutroni che si ottengono sparando protoni nel piombo fuso. Così, uranio e plutonio diventano sostanze diverse che non emettono più radiazioni o devono essere contenuti per un periodo ben più breve, non oltre 5-600 anni: vale a dire un tempo nel quale ragionevolmente si può pensare di gestire un controllo. Al Cern abbiamo già condotto esperimenti per verificare la nuova idea e il sistema funziona. Per sparare i protoni utilizzo un acceleratore di particelle come quelli che normalmente utilizziamo nello studio della materia. La difficoltà tecnica forse maggiore è l'impiego del piombo fuso, ma ci possono dare una mano i russi; loro hanno sviluppato questa tecnologia per scopi militari, e ho già contatti con gli scienziati di Mosca che sono interessati al progetto".
Ma oltre a distruggere le scorie radioattive, la macchina di Rubbia nasce con l'obiettivo di generare energia, con un vantaggio sui generatori nucleari finora costruiti: essere molto più sicuro, allontanando lo spettro di Chernobyl. "Se nel piombo fuso immergo del torio invece delle scorie, i neutroni che lo colpiscono provocano una fissione nucleare, cioè una reazione nella quale ottengo calore utilizzabile per generare energia elettrica. Perché è più sicuro degli altri? Primo: utilizzo come elemento combustibile il torio, che si trova normalmente nella crosta terrestre, ma è tre volte più abbondante dell'uranio e, soprattutto, elimino quasi completamente le scorie radioattive, e in particolare il terribile plutonio. Secondo: a tenere acceso il reattore ci pensa l’iniettore di protoni. Se c’è un problema, lo spengo come giro l’interruttore della luce e la reazione si blocca istantaneamente. Nulla può sfuggire di mano e portare all’incubo della fusione del nocciolo, come accadde a Chernobyl." [8]

C - Il Sole come discarica per le scorie nucleari

Nell'agosto 2001, nell’ annuale seminario tenutosi al Centro "Ettore Majorana" di Erice, l’americano David Scott (ex astronauta, comandante della missione Apollo 15) ha esposto una sua convinzione: il Sole è la ideale discarica naturale per tutte le scorie radioattive della Terra.
Già con i mezzi attuali l’impresa viene considerata tecnicamente possibile. Gli ostacoli persistono, semmai, sul piano puramente economico. Per liberare il nostro pianeta dalla cosiddetta "spazzatura nucleare" occorrerebbero alcune decine di missioni da condurre con appositi cargo spaziali senza equipaggio spinti da potenti razzi che sarebbero in grado di condurre il carico fino alla zona di attrazione gravitazionale del Sole per essere risucchiato nella sua enorme fornace. Secondo David Scott, sarebbero necessarie alcune decine di missioni, più o meno il numero equivalente richiesto per l’assemblaggio della stazione spaziale. Idea allettante e per nulla proibitiva se non fosse per i costi richiesti da ogni lancio: cento milioni di dollari. Si tratterebbe di un investimento da sostenere senza alcuna contropartita se non la sicurezza e la tranquillità del mondo intero. Va ricordato, infatti, che i tempi di decadimento delle scorie radioattive sono estremamente lunghi e l’umanità non può permettersi di attendere centomila anni per riappropriarsi delle aree usate come deposito. Peraltro la loro bonifica sarebbe comunque lunga e costosa. L’adattamento dei veicoli spaziali per le esigenze di carico del materiale nucleare da smaltire prevede l’elaborazione di uno specifico progetto. Dal momento in cui si decidesse di dare corso al programma, occorrerebbero da due a tre anni per mettere a punto i requisiti tecnici del lanciatore e del relativo cargo. Trattandosi di un carico ad elevato indice di pericolosità, bisognerà salvaguardarlo in caso di problemi nella fase di lancio. Nel rapporto redatto da David Scott, in qualità di presidente dell’omonima fondazione per lo spazio con sede in Inghilterra, il rischio di fallimento viene indicato estremamente basso. D’altronde i più affidabili sistemi di lancio attualmente utilizzati hanno raggiunto un’efficienza nell’ordine del 96%, tenuto conto che nei fallimenti vengono conteggiati anche i cali di pressione ai serbatoi tali da ridurre la spinta e comportare il mancato raggiungimento della quota prevista in orbita. L’ex astronauta, protagonista dell’epopea lunare, ha raccolto consenso e interesse da parte dei 110 scienziati riuniti a Erice. Il problema delle scorie radioattive è un’emergenza di cui si parla ormai dagli Anni ’70 e minaccia di crescere con la costante crescita del fabbisogno di energia e del conseguente funzionamento delle centrali basate sul processo di fissione nucleare che produce l’isotopo plutonio 239 come materiale di scarto. Per liberarsene i governi mondiali devono produrre uno sforzo economico ingente. Le risorse necessarie per avviare un progetto spaziale dovrebbero scaturire da un fondo internazionale comune per non incidere sulla bolletta dell’energia prodotta attraverso la tecnologia nucleare. Scott fuga ogni dubbio anche sull’obiettivo delle missioni, che scaricherebbero nel Sole le scorie senza comportare rischi per la nostra stella. Sarebbe come aggiungere una pagliuzza ad un gigantesco covone. Più che un bombardamento si tratterebbe di alimentare con un minuscolo cerino il fuoco nucleare del Sole. [9]

D - L'uso civile e bellico dell' uranio impoverito (il "prodotto di scarto")

L'uranio naturale è formato principalmente da due isotopi, l'uranio 235 e l'uranio 238.
Il 235 è fissile, cioè fa fissione, ed è quello che viene bruciato nelle centrali.
Quindi, generalmente nelle centrali non si usa uranio naturale, ma uranio arricchito, cioè uranio in cui sia stata aumentata la concentrazione del 235.
Si usano quindi grosse quantità di uranio naturale, e si toglie il più possibile il 235 da una parte di esso per concentrarla in un'altra parte che poi andrà in centrale.
Quello che resta, quasi tutto 238, è l'uranio impoverito (che è una miscela di nuclidi: U-238, U-235, U-234. Ma ciò che lo caratterizza è la grande percentuale presente di U-238).

Dal punto di visto radioprotezionistico non è considerato pericoloso, vista la sua bassissima attività. Il fatto è che può essere pericoloso se respirato o ingerito, visto che le particelle alfa, che verrebbero altrimenti fermati dallo strato corneo della pelle, andrebbero a colpire direttamente i tessuti. In realtà l'uranio impoverito è più pericoloso dal punto di vista chimico, in quanto metallo pesante, che dal punto di vista della radioattività in quanto emettitore alfa. [10]


Dunque l' uranio impoverito è il prodotto di scarto della lavorazione dell'arricchimento dell'uranio. L'arricchimento e/o l'impoverimento dell'uranio naturale è relativo alla concentrazione in peso dell' U-235, presente nella miscela.
Ma l' uranio impoverito è anche ottenuto come prodotto di scarto dai procedimenti di riprocessamento del combustibile nucleare irradiato.

L'uranio impoverito viene utilizzato principalmente per le sue caratteristiche intrinseche:

Prodotto di scarto presente in grande quantità
Basso prezzo (proprio perchè è un prodotto di scarto)
Alta densità (la sua densità è quasi il doppio di quella del piombo)
Duttilità
I campi dove si usa sono:

Nell'industria petrolifera per le attrezzature di perforazione
Nell'industria aeronautica per i dispositivi di lanciamento
Nell'industria navale per la costruzione delle chiglie delle navi
Nell'industria spaziale come zavorra sui satelliti
Nell'industria nucleare come materiale per schermature
Negli impianti di ricerca come calorimetri di alta energia
Nell'ambito dell'utilizzo militare dell'uranio impoverito va ricordato che esso viene usato: nelle corazze dei carri armati, nelle munizioni anticarro, nei missili e proiettili vari.
L'utilizzo militare dell'uranio impoverito è dettato dalle seguenti motivazioni:

alta densità e pertanto ottima per le corazze
alto coefficiente di penetrazione
piroforicità (prende facilmente fuoco a contatto con l'aria)
[11]

E - Il batterio che ripulisce dalla radioattività

Recentemente (dicembre 2003) alcuni ricercatori americani del The Institute for Genomic Research (TIGR) e della University of Massachusetts, Amherst, finanziati dal Department of Energy, hanno sequenziato il genoma di un batterio, il "Geobacter sulfurreducens", che è in grado di metabolizzare i metalli radioattivi come l'uranio.
Questo straordinario microrganismo, che vive nel suolo, potrebbe svolgere un ruolo molto importante nelle strategie di "bioremediation", il trattamento biologico di siti inquinati. "Il genoma di questo batterio può aiutarci a rispondere ad alcune delle sfide più complesse in materia di inquinamento ambientale nonché a produrre energia dallo sfruttamento di fonti rinnovabili" ha dichiarato Spencer Abraham, segretario per l'energia. "Geobacter è una parte importante della cassetta degli attrezzi che la natura mette a disposizione per rispondere alle sfide ambientali ed energetiche. Questa sequenza genomica e la ricerca che ne deriverà potranno contribuire a mettere a punto strategie e biotecnologie per la pulizia delle acque di falda e dei terreni inquinati nelle zone industriali."
I ricercatori della Università del Massachusetts hanno capito da tempo che Geobacter ha la capacità di far precipitare, bloccandoli, una serie di radionuclidi (come l'uranio e il tecnezio), evitando così che questi elementi finiscano nelle acque dei pozzi e dei fiumi. Adesso, la sequenza del genoma permette di capire alcune delle caratteristiche metaboliche più interessanti di questo microorganismo, finora poco studiate e comprese.


Edited by Fox Mulder - 18/3/2011, 09:34
 
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