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GUARDANDO IL CIELO, 3a parte

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view post Posted on 14/11/2004, 14:07     +1   -1
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GUARDANDO IL CIELO
3a parte
by Fox

Cosa attendiamo dal cielo?

Quando noi ci perdiamo a guardare le stelle del firmamento lasciandoci avvolgere da un sentimento di struggente malinconia, forse non facciamo che rivivere inconsciamente il tempo in cui ad esso si poteva giungere o dalle quali arrivava protezione ed aiuto. lì cielo rappresenterebbe dunque per noi quel paradiso perduto per colpa nostra, il mondo immenso della perfezione, senza la quale non vi è che inquietudine, sconforto e peccato.
«Circa cinquemila anni fa», ha affermato il russo Alessandro Kazantsev, uno dei pionieri fra i ricercatori che studiano il passato dell’umanità e della terra partendo da considerazioni del tutto diverse da quelle che hanno mosso la scienza ufficiale di questi secoli, «viaggiatori dello spazio atterrarono sull’isola giapponese di Honshu. Venivano da un pianeta sconosciuto, ove l’evoluzione aveva raggiunto un livello molto elevato e arrivarono in un mondo all’età della pietra, dove gli uomini si coprivano ancora di pelli di animali.
una delle numerose visite che civiltà straniere hanno reso alla nostra Terra in luoghi e in momenti diversi. » Come può affermare questo con tanta sicurezza Alessandro Kazantsev? Uno scienziato serio non si lascia mai prendere la mano da fantasie, sia pure per giustificare una propria profonda convinzione; e infatti egli basa le sue asserzioni su testimonianze e tracce tangibili. In caverne vicino alla «Baia delle fiamme enigmatiche>,. nell’isola centrale giapponese di Honshu, sono state trovate delle bambole di terra che risalgono a cinquemila anni fa e che hanno tutta l’aria di essere la riproduzione esatta di astronanti. Ecco la descrizione che ne fa Semitjov, che le ha viste proprio nella casa di Alessandro Kazantsev, con il quale ne ha parlato a lungo.
«Tengo fra le mie mani la bambola più grande, la giro e la rigiro con precauzione. E alta un po più di trenta centimetri, con grosse braccia sporgenti, con grosse gambo allargate e con sulla testa un casco che sembra portare sopra grossi occhiali da motociclista.
» Il costume è ornato da disegni a spirale. Alla base del casco un collare che ricorda quello degli scafandri dei nostri cosmonauti.
» La prima impressione è che la bambola potrebbe essere l’immagine di un dio, in abito da cerimonia, forse per feste rituali.., ma ci sono quegli occhiali da motociclista! La risposta di Kazantsev viene sponta¬neamente: ‘Lei ritiene che quella statuetta sia stata scolpita da un uomo dell’età della pietra che si vestiva con pelli di animali? Cosa ne sapeva lui di vesti da cerimonia? No, guardi i particolari e lasci parlare la bambola. Il costume è rivelatore: è composto di una parte rigida che copre il tronco e da parti morbide, flessibili per le braccia e le gambe: articolazioni sono visibili fra le diverse parti’.
»Non sono mani quelle che escono dalle maniche, ma piccoli uncini-tenaglie-manipolatori. Le maniche e i pantaloni sono con ogni evidenza pressurizzati. Il pianeta da dove sono venuti questi esseri aveva dunque una pressione atmosferica pia forte di quella della Terra.»
La bambola scoperta a Honshu ha occhiali con fessure strette e ciò probabilmente significa che questi inviati di altri mondi temevano la luce violenta del nostro sole; qualcuna di queste statuette portano un «filtro di respirazione» o valvole di raccordo di tubi e un oblò fissato con bulloni. In una caverna della «Baia delle fiamme eniginatiche» i collaboratori di
Kazantsev hanno fatto anehe un’altra scoperta sensazionale: una rupe porta l’incisione di un razzo, ossia di un corpo fusiforme con due alettoni sporgenti e delle strisce simili a fiamme.
Si tratta di quel «serpente di fuoco» o «serpente
piumato» che si trova anche presso gli Omechi, i Toltechi, gli Aztechi e i Maya? Quetzalcoatl, ricordato più volte nelle vecchissine leggende degli Àztechi, è infatti lastronauta che ebbe come raggio d’azione l’America Centrale, il figlio del dio del cielo
il cui nome significa «serpente delle nubi», il mitico re bianco che «insegnò agli uomini tutte le scienze>; e Quetzalcoatl, come il suo corrispondente guatenniteco Kukumatz ed altri personaggi «delle stirpi solari,>, si pensò arrivasse dall’immensa vastità celeste proprio su velivoli spaziali.

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Il Libro dei morti, una raccolta di testi magici
attribuita al dio Thot ed ai suoi sacerdoti egiziani e risalente ad un periodo anteriore al 3500 aC., accenna spesso ai «bianchi figli della luce» e al minaccioso diluvio di fuoco del «serpente immobile
lungo il fianco della montagna» e pronto a levarsi nello spazio. Una spaventosa distruzione planetaria traspare di sovente tra le righe di questa interessante opera che parla della rabbia di Horus, «annienterò i demoni.., quelli che percorrono il cielo, quelli che abitano la Terra ed anche quelli che raggiungono le stelle» e di abissi cosmici «.. io m’approssimo alla zona maledetta nella quale sono cadute, precipitate verso il baratro, le stelle.., in verità esse non poterono rintracciare le loro antiche orbite, perché la loro strada è ostruita...»
Tutta fantasia? Non è possibile crederlo, anche perché le stesso leggende e gli stessi miti si ritrovano ovunque, tra i mongoli, i cinesi, i giapponesi, gli indiani e persino nella antichissima Persia.
«lì furore avvampò tra le stelle», ricorda una tradizione mongola, «il furore acceso Soli di Morte..» Il cataclisma dovette sconvolgere il mondo intero se tanti popoli ne parlarono. Nei testi della dinastia Chon, del 2346 a.C., si afferma che la Terra venne colpita da calamità terribili; «un intenso calore arse le zolle, i raccolti furono distrutti, spaventosi uragani flagellarono le città e le campagne, i mari si levarono e ribollirono, sommergendo campi, e mostri enormi apparvero ovunque, seminando strage. L’umanità temette l’apocalisse.» Nel cielo erano apparsi dieci Soli e l’imperatore aveva chiamato il divino arciere Tsu-yu, che sapeva volare e si nutriva di fiori. Tsu-yu era riuscito ad abbattere nove Soli, lasciando al suo posto quello vero ed era poi scomparso sulla Luna.
Lo studioso britannico Raymond W. Drake, che ha studiato e tradotto i testi antichi cinesi e raccolto una documentazione severa su quelle civiltà, scrive: «Alcune leggende riportate dai manoscritti ricordano, in una chiave che diremmo di fantascienza, stranissimi eventi che sarebbero occorsi in una lontana ‘età dei prodigi’, fra cui battaglie aeree simili a quelle descritte nel Mahàbharata, il monumentale poema epico dell’India antica.
»Fazioni rivali combattevano per il dominio della Cina, aiutate da creature celesti che prendevano partito a favore dell’una o dell’altra, usando armi Potremmo scrivere pagine e pagine di testimonianze simili, di racconti che si rifanno di continuo a voli verso il Sole e le stelle, di «metallici cavalli del cielo», di «cocchi dell’aria» di «fulmini d’indra» i cui effetti rassomigliano a quelli prodotti da scoppi nucleari, «di lance volanti » che forse non furono che missili. Ma alla fine, l’interrogativo resterebbe ancora più struggente: quali furono i rapporti di migliaia e migliaia di anni fa con i mondi extraterrestri? Sian,o noi forse i pronipoti, la discendenza di quegli uomini che vennero dalle Stelle per portarvi la vita o la civiltà? Cosa si cela nei misteriosi scritti pervenutici da un mondo sepolto, distrutto forse da una guerra terribile e sconvolgente? Che significato dare ai ruderi carbonizzati, ai «blocchi di stagno colpiti dagli schizzi d’una colata d’acciaio» visti da esploratori attendibilissimi nella zona che si estende fra il Gange e i monti Rajmahal? Ai resti di edifici «simili a spesse lastre di cristallo», crepate e corrose da agenti ignoti, incontrati da alcuni viaggiatori nelle foreste indiane?
Ecco il racconto dell’esploratore e cacciatore H.J. Hamilton: «Ad un tratto il suolo cedette sotto i miei piedi con un crepitio curioso. Mi misi al sicuro, poi allargai con il calcio del fucile la buca che s’era aperta e mi ci calai. Mi trovai in un locale lungo e stretto, che prendeva luce da un tratto di volta crollato; al fondo vidi una specie di tavolo ed un sedile, del medesimo ‘ cristallo’ di cui erano fatte le pareti. Sul sedile era rannicchiata una forma bizzarra, dai contorni vagamente umani. Osservandola da vicino mi parve dapprima che fosse una statua danneggiata dall’azione del tempo, ma poi scorsi qualcosa che mi riempì d’orrore: sotto il ‘vetro’ che rivestiva quella ‘statua’ si potevano chiaramente distinguere i particolari dello scheletro».

Il pianeta annientato
Denso di nubi, colmo di stelle, azzurro di luce, nero di notte... L’universo che ci avvolge ci appare sempre lo stesso a seconda delle stagioni, dei mutamenti atmosferici, del nascere o del calare del Sole. Nemmeno i più potenti telescopi riescono a cogliere la sua vita reale, quelle forme di vita superiori di cui si parla da millenni, ma che vengono escluso dagli astronomi e dagli scienziati per quanto riguarda il nostro sistema solare.
Da dove sono dunque partiti quegli esseri straordinariamente equipaggiati e le cui immagini sono state riprodotte in statuine, in schizzi murali o attraverso descrizioni accuratissime? «Da altri sistemi solari», ha risposto qualcuno. Ecco, infatti, cosa dice Alessandro Kazantsev: «E esatto che gli altri pianeti del Sole non sono atti alla nascita della vita, almeno i pianeti attuali... Ma possiamo pensare che ci fosse un tempo un pianeta tra le orbite di Marte e di Giove. Esiste in quella posizione una cintura di blocchi di pietre di diverse misure, la cintura degli asteroidi. Si suppone che siano frammenti di un pianeta che èesploso. I ricercatori russi lo chiamano Fetonte, dal nome del mitico figlio del Sole folgorato dal suo cammino celeste... lo penso che sul pianeta Fetonte ci sia stata una civiltà assai progredita. Questa civiltà si è distrutta col suo pianeta durante una guerra atomica. La catastrofe ha potuto essere di una tale violenza che l’idrogeno degli oceani del pianeta èesploso come una gigantesca bomba H... L’era atomica e l’era dello spazio sono strettamente legate fra di loro. Gli abitanti di Fetonte hanno potuto fare delle spedizioni nello spazio al momento della grande catastrofe. Hanno potuto installare delle basi su Marte ed anche atterrare sulla Terra».
Vestiti con tute pressurizzate, equipaggiati per proteggersi dall’accecante luce del Sole, alla quale non erano abituati a causa della distanza della loro terra dalla massa infuocata, i presunti « Fetontiani» sono dunque venuti a farci visita nei tempi remoti e prima di scomparire bruciati dalla loro civiltà? «Gli stranieri nei loro costumi hanno dovuto senz’altro provocare sgomento nel popolo dell’età della pietra», scrive Semitjov.Considerati come esseri soprannaturali, venerati come dei, quando sono ripartiti sono stati rappresentati quanto più fedelmente possibile: piccole bambole di terra grigie da adorare.,,
L’ipotesi che la fine di Fetonte sia arrivata nel momento in cui era in atto una spedizione «Terra», non è stata scartata dagli scienziati. «È probabile che qualche abitante sia stato costretto a rimanere qui, adattandosi a poco a poco alla vita primitiva indigena», hanno detto. Ma la teoria secondo la quale i «Fetontiani» sarebbero arrivati tino a noi un milione di anni fa, per sfuggire alla catastrofe scatenata nel loro pianeta, trova maggiori consensi.
« Questa variante spiegherebbe un enigma non risolto nel nostro passato», dice Kazantsev. « Nella catena dell’evoluzione, non si è ancora trovato l’anello tra animale e uomo. Forse gli abitanti di Fetonte sono i nostri veri primi antenati. All’inizio esseri assai evoluti che hanno degenerato, dopo essere stati tagliati fuori dalla loro civiltà e sono ricaduti allo stadio delle caverne.»

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Nel deserto dei Gobi una spedizione sovietica ha rilevato l’impronta di un piede fossilizzato risalente ad un milione di anni fa. La suola della scarpa doveva essere fabbricata in modo grossolano e corrisponde al numero quarantadue; chi era l’uomo arrivato in questa parte del mondo come un novello Armstrong? E chi, cinquantamila anni fa, era in grado di uccidere i bisonti con le armi da sparo? Al Museo di Paleontologia di Mosca, infatti, vi è il cranio di uno di questi grossi animali, indiscutibilmente colpito da una pallottola di fucile.
Nel 1969 è stata fatta in Colombia una scoperta sensazionale: un gioiello, che per anni era rimasto in un museo senza destare attenzione particolare, che si credeva fosse appartenuto ad un pendente, e che pareva rappresentare un insetto, rivelò improvvisamente il suo segreto: era la riproduzione esatta di un aereo moderno, con reattori per il decollo e atterraggio verticale
«Negli anni 900 vi furono astronauti stranieri che visitavano la Terra», affermano gli esperti. «Non c’è alcun dubbio in proposito. A meno che non si voglia ammettere che il terrestre avesse nell’anno mille navi spaziali e aerei con ali a delta!»
Alessandro Kazantsev, che non è certo uno sprovveduto o un fantasioso raccoglitore di favole, ma un ingegnere di fama internazionale, grande matematico e membro della società russa di Scienze Naturali (è nato a Omsk in Siberia), dice: «È la quantità di queste scoperte che impressiona. Prese separatamente, si potrebbe parlare di caso, errore, falsa conclusione. Ma tutti questi indizi, dappertutto nel mondo, non si possono ignorare».
Mentre noi da secoli e secoli tentiamo di comprendere le leggi matematiche e le relazioni di altri mondi che probabilmente ci stanno osservando, valutando il nostro progresso tecnico inferiore al loro, gli stranieri spaziali approdano dunque in silenzio sulle nostre spiagge, nei deserti, negli spazi più lontani e vicini. Ci sono astronomi che valutano il numero di sbarchi sulla Terra, nel corso di tutti i tempi, a cinquemila.
Nel 1908 vi fu una i’mnensa esplosione devastatrice ad di sopra delle foreste vergini del fiume Steniga Tunguska, in Siberia, e Kazantsev partecipò alle spedizioni per la ricerca delle tracce di una presunta rneteorite. In seguito, lo studioso ha affermato: «La catastrofe non fu provocata da una meteora, ma dall’esplosione di una nave spaziale atomica>,. Anche moltissimi altri scienziati sono del suo stesso parere. ma c’è di più ancora. NeI 1959, infatti l’agenzia TASS scrisse che molto probabilmente la nave spaziale proveniva da Venere, in quell’anno in posizione ideale per una traversata, e che lo scoppio era avvenuto proprio mentre l’equipaggio si preparava ad atterrare. Testimonianze deI 1908 e i calcoli di alcuni astronomi aeeertarono che prima di esplodere una palla di fuoco aveva compiuto un tragitto a forma di S sulla Siberia.
Ma ecco, in breve, cosa era successo. Ascoltiamo Semitjov, che parla con autorità nel campo della scienza russa: «Una palla di fuoco la cui luminosità era assai più intensa di quella del Sole, cadde dal cielo, la pressione dell’aria spazzò alberi giganteschi come fossero stati fiammiferi e distrusse la foresta per migliaia di chilometri quadrati. Corpi di animali carbonizzati furono la testimonianza del calore infernale che investi la regione. Migliaia di persone furono testimoni della catastrofe anche a grandi distanze. Con un rumore assordante la palla di fuoco si trasformò in un’immensa colonna di fumo che assomigliava ad un fungo. Questo ricorda un’esplosione atomica; ma come poteva essere un’esplosione atomica neI 1908? Trentasette anni prima dell’esistenza della bomba atomica?»
Per anni le spedizioni inviate sul posto cercarono tracce della meteorite; non si trovò nessun cratere, nulla. Libby e Alturi, due studiosi dell’Università di California, ritengono che il mistero di Tunguska sia in stretta relazione con la creazione dell’universo e che la ,meteorite dcl 1908 fosse costituita di anti-materia. Protetta da aria compressa, entrando a grande velocità nello strato esterno dell’atmosfera terrestre, anti-materia doveva — secondo questi ipotesi —essersi surrisealdata fino a divenire gas e ad esplodere. E ciò troverebbe riscontro nel carbonio radiattivo accertato in percentuale superiore al normale nella vegetazione sviluppatasi dopo il 1909. «Se la quantità di anti-materia fosse stata maggiore», si sostiene, «addio vecchia Terra! La catastrofe avrebbe potuto essere mondiale.»
Quanti pianeti abitati sono stati annientati in questi miliardi di anni nelluniverso? E quanti per responsabilità di ordine atomico? Per quanto ci si sforzi di capire, l’infinito e la sua realtà destano sempre degli interrogativi terribili e angosciosi. Soltanto un giorno, forse, se veramente si riuscirà ad avere dei colloqui con gli extra-terrestri, che per ora pare vogliano solo sfuggirci, potremo avere qualche idea più chiara in proposito.

.....continua


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Edited by Fox Mulder - 26/11/2007, 15:05
 
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DanBurisch
view post Posted on 17/11/2004, 18:36     +1   -1




Fox mi piace il tuo scritto.
Un mix di ufologia e paleoastronautica anche se contiene info un pò datate.
Aspetto la prossima puntata.

ciao
 
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1 replies since 14/11/2004, 14:07   287 views
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