| PIRAMIDI DI VISOKO: DOMANDE CHE ESIGONO RISPOSTE
di Mauro Paoletti
per Edicolaweb
È tempo di dire alcune cose che riguardano tutti noi uomini, insignificante forma di vita di questo pianeta chiamato Terra.
Poche parole per far comprendere che la storia della nostra specie animale, della sua evoluzione, della permanenza e sopravvivenza su questo suolo appartiene a tutti; non è esclusiva dei singoli popoli, delle nazioni, è un comune patrimonio universale, non ha un marchio di fabbrica.
La storia Egizia, Sumera, Etrusca, Greca, Romana, Indiana, Cinese, Giapponese, ecc. è la storia dell'umanità, la nostra storia, il nostro passato. La storia di chi ci ha preceduto ed ha gettato le basi di quella civiltà - se così si vuole definire dato che ultimamente dimostra di avere poco di civile - dove noi viviamo.
Appartiene a tutti e non è appannaggio dei singoli.
Purtroppo la diversità delle lingue, dei culti religiosi, del colore della pelle, impediscono un dialogo sereno fra le diverse culture; fomentano forme di razzismo e di odio, determinano la mancanza di rispetto gli uni degli altri. Nessuno però deve e non ha il diritto di imporre il proprio stile di vita, le proprie idee, usi e costumi e quant'altro; ognuno di noi ha l'obbligo morale - ammesso che conosca il significato di tale parola - di portare rispetto a tutti e a tutto, comprese le altre forme viventi che popolano il pianeta, nonché il pianeta stesso. in quanto rappresenta la nostra casa, il nostro habitat, il solo posto dove il nostro organismo è capace di vivere.
L'uomo è davvero il virus letale, per questo pianeta e per se stesso; si è dimenticato che avrà rispetto se rispetterà ciò che lo circonda, si è dimenticato che la sua libertà finisce dove inizia quella altrui.
Non c'è egoismo, sete di potere, divinità vere o false, interessi politici ed economici, che possano travalicare semplici dettami del viver comune: io ti rispetto se tu, mi rispetti.
Certo che questi interessi, questi egoismi, questi falsi Dèi, hanno trasformato la civiltà in un sistema dove ognuno di noi si deve adeguare ogni giorno per evitare di trasformarsi in tanti Don Chichotte contro i mulini a vento.
Diamo troppa importanza all'appartenenza ad una nazione, ad una religione, non riusciamo a riconoscerci come individui adulti e razionali e lo ammette per primo chi scrive sentendosi orgoglioso di essere Fiorentino; oggi, però, ognuno deve imparare a considerarsi "cittadino del mondo".
Se questo è il pianeta sul quale un Dio ci ha creato e ha stabilito che esso sia la nostra casa, allora è il pianeta di tutti, senza esclusiva; ma nessuno di noi, di conseguenza, è autorizzato a vagare in lungo e in largo senza meta e fissa dimora, calpestando l'erba degli altri. Se ti presenti davanti alla mia casa, devi rispettarne gli occupanti, al di là delle tue convinzioni; ti devi adeguare ai miei usi e costumi affinché possa rispettare la tua individualità di essere vivente, la tua dignità di uomo, e apprezzare tutto quello che in esso è racchiuso; altrimenti non aprirò la mia porta per raccontarti chi sono.
Probabilmente sarà una perdita per entrambi, avremo perduto l'occasione per crescere culturalmente. Siamo due forme di vita di un pianeta che rimarrà immutato anche quando saremo estinti dal tempo, dalle guerre o, come stiamo apprendendo da antichi documenti redatti dai nostri predecessori, da un possibile evento fisico o cosmico.
Ci siamo innalzati a Semidei, indebitamente, dimenticando di essere solo nati dal fango e ogni volta che da quel fango emergono vestigia del passato, che narrano di grandi e erudite civiltà in possesso di conoscenze tecnologiche e scientifiche impensabili e forse più avanzate delle nostre, cambia un brano della nostra storia; vengono messe a nudo verità, a volte per qualcuno inaccettabili, che ci mostrano originati tutti dalla stessa matrice. Storie che rispondono ad alcune di quelle tediose domande che assillano la mente di alcuni: chi siamo... da dove veniamo... dove andiamo...
Ecco perché alcune cose vengono sottratte allo sguardo dei tanti e perché, al contrario, è importante divulgarne la scoperta.
Conoscere significa evolversi; dalla conoscenza delle cose, dalla consapevolezza dei fatti, la maturazione, l'evoluzione di una civiltà. Se il passato dell'uomo si giudica dalla sua grandezza, è anche vero che sono le piccole cose a fare l'uomo grande.
La storia ci insegna che spesso i conquistatori sono stati conquistati dalle usanze e i costumi dei popoli assoggettai, inglobati. Non è importante declamare l'appartenenza alla stirpe, ma apprendere il meglio da ognuno per evolversi e riuscire a costruire una forma sociale migliore, a misura d'uomo nel rispetto dell'habitat che ci circonda e di tutto ciò che esso contiene.
Purtroppo l'uomo rimane pur sempre una specie "animale" e nel tempo emerge l'istinto della bestia; prevalgono gli interessi, gli egoismi, marca il territorio e perde il suo amor proprio, il rispetto di se stesso e quello verso gli altri. Emette giudizi affrettati, sentenze senza appello, prende decisioni inappellabili e quanto viene stabilito, detto o scritto, non può essere cambiato. Farlo vorrebbe ammettere i propri errori, rinnegare le proprie convinzioni, le proprie credenze; costringerebbe a formalizzare delle scuse e l'uomo, pieno di orgoglio, non può chiedere scusa e tornare sui propri passi. E questo in tutti i campi.
Di conseguenza la piramide "è", e rimane di Cheope; anche di fronte a quelle che riaffiorano dal terreno e iniziano a narrare una storia diversa.
Le piramidi sono ovunque, in forma diversa, in Messico, Perù, Cina, in Inghilterra, Germania, Italia, Turchia, è ovvio che fossero anche in altri luoghi e quindi anche a Visoko. Non è poi considerato tanto eclatante che in Bosnia alcune colline si siano rivelate costruzioni piramidali, dal momento che non si forniscono ai media ampie notizie su tale ritrovamento nella stessa quantità in cui si è provveduto, e ancora si provvede, con le piramidi di Giza.
Ma l'assunto è che le piramidi sono un'iniziativa dell'antico popolo Egizio; caso vuole che siano di forma unica, con le loro pareti lisce, almeno un tempo, con un angolo particolare; le altre sono tutte a gradoni.
Eppure è lampante che siano state l'emblema di una civilizzazione che ci ha preceduto. Che siano state copiate da altre popoli, in quanto stando alle testimonianze e ai rilevamenti - e non sono pochi - sotto gli oceani si trovano altre costruzioni piramidali in stile egizio che fanno pensare ad Atlantide.
Sappiamo tutti che il livello dei mari si è innalzato alla fine dell'era glaciale; che seguirono sconvolgimenti tettonici di grande importanza, di notevole devastazione, che una massa di fango ha seppellito tutto quanto custodendo i segreti dell'uomo come un tesoro in uno scrigno nascosto.
Un esempio per tutti, una delle testimonianze inconfutabili, l'avorio dei mammut estratto per secoli dai ghiacci siberiani; uno degli animali preistorici liberati dal ghiaccio è stato datato antico di 18.000 anni.
Siamo quindi i sopravvissuti, gli eredi di quella civiltà perduta chiamata, a torto o a ragione, Atlantide; cercarne le tracce potrebbe farci capire molto, anche in visione del nostro futuro. Sarebbe essenziale cercare di ricostruire la storia di chi ci ha preceduto, quantomeno ci allontanerebbe dalle nostre effimere e inutili divergenze di razza e religione che non sono proficue per nessuno; siamo tutti figli dello stesso pianeta e, forse, dello stesso Dio; chiunque egli sia.
Le tracce del passaggio dell'uomo vengono cancellate, ma col tempo riaffiora sempre qualcosa e analizzando queste testimonianze, questi reperti, confrontandoli, collegandoli ai testi e ai documenti lasciateci da precedenti civiltà, è stata dedotta l'esistenza di una vasta e avanzata conoscenza tecnologica, che noi abbiamo solo in parte.
Ammettiamo pure non sia straordinaria la scoperta di piramidi in Bosnia; in Cina sono state recentemente individuate, fra quelle fotografate decine di anni fa, piramidi simili a quelle egizie, fra le quali la famosa "piramide bianca" descritta da Hausdorf, ma rimane una serie di domande:
chi realizzò tutto quanto?
i "costruttori" in seguito elevati al rango di divinità, come testimonierebbero miti e leggende, erano in possesso di una estesa conoscenza tecnologica?
da dove provenivano?
se non abitanti di questo pianeta perché decisero di offrire il loro sapere alla razza umana?
a quale scopo innalzarono templi piramidali e fondarono città definendole sacre?
perché non esistono documenti scritti di loro mano che ci narrano del loro operato?
perché sono spariti improvvisamente senza indicare la loro destinazione?
quale tipo di conoscenze possedevano, dove sono finite queste conoscenze trasmesse ai popoli che hanno incontrato, e istruito?
se potessimo scoprire tali conoscenze come potrebbe cambiare la vita sul pianeta, quale tipo di avanzamento potrebbe fare la nostra attuale civiltà?
potrebbero essere risolti alcuni dei numerosi problemi che ci affliggono?
sarebbe un apporto positivo o, come quasi sempre accade, l'uomo, con la sua sete di dominio, condurrebbe l'intera umanità alla distruzione totale, come forse è già accaduto in passato, nel momento in cui venne in possesso di questa sconosciuta tecnologia?
insegnarono all'uomo come sfruttare grandi energie e fu il loro uso incontrollato a causare la catastrofe che estinse quella mitica civiltà che ci ha preceduto?
fu questo il motivo per cui quelle mitiche divinità abbandonarono la terra e l'uomo al suo destino?
il mito è davvero un mito, una leggenda, o al suo interno si nasconde la verità, seppure distorta?
la tradizione orale può aver cancellato, travisato, particolari che oggi assumerebbero un ben diverso significato, dunque quale il vero significato dell'affermazione che la conoscenza fu trasmessa da coloro che provenivano dal "cielo"?
nel "cielo" dimoravano gli dèi e i pianeti ai quali l'uomo diede lo stesso nome delle divinità, ma chi indicò ai primi uomini un universo pieno di stelle e pianeti?
chi descrisse loro il movimento degli astri se non esseri che avevano modo di conoscere come era formato il "cielo"?
coloro che avevano percorso lo spazio celeste?
se quindi provenivano da altri mondi, da altre galassie, sapevano come sfruttare la forza gravitazionale e altre energie che permettevano loro viaggi interstellari?
potevano quindi sollevare pietre ciclopiche per innalzare templi megalitici tuttora in piedi?
sono i Re divini elencati dagli egiziani e che regnarono per millenni in Egitto, i regnanti che in terra sumera, secondo i miti, concepirono la creazione di un nuovo essere, l'uomo, attraverso esperimenti genetici?
È necessario dare spazio a quanto emerge dalle nebbie del tempo, anziché nascondere il ritrovamento di monumenti o oggetti che pongono domande alle quali è difficile rispondere e che insinuano dubbi sulle nostre convinzioni.
Oggetti considerati "fuori posto" perché al momento della loro scoperta non furono riconosciuti per quelli che in effetti erano, in seguito alla mancanza delle conoscenze tecnologiche di cui oggi disponiamo.
Qualcosa di eclatante in grado di fornire risposte e cambiare le nostre certezze potrebbe essere già riaffiorato, ma non siamo ancora in grado di riconoscerlo perché non abbiamo acquisito la giusta conoscenza. Forse può riaffiorare dalle colline della Bosnia, dalle loro viscere; ammesso che non venga come al solito nascosto perché scomodo.
La nostra meschina presunzione di conoscere tutto ci impedisce di apprendere quanto ci può insegnare il nostro passato; da quella civiltà che ci ha preceduto e che era in possesso di conoscenze talmente ampie che per noi è impensabile immaginare quanto esse fossero immense.
Così rimaniamo con le nostre domande che esigono risposte e spetta a noi cercarle. Dobbiamo prendere atto che nessuno di noi è il figlio prediletto di una divinità; non esiste nessun popolo eletto, ma solo un uomo che vaga sopra un pianeta, sperduto nell'oscura immensità dello spazio, cercando se stesso e la sua reale essenza.
Ritrovare quel passato comune sepolto sotto la sabbia, nascosto nelle profondità marine, camuffato nelle colline che ci circondano, può fornirci sicuramente un valido aiuto in questo compito.
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