I media son troppo occupati a ripetere quanto tutto vada bene.
La gente, crede in quello che gli viene detto, perché ormai ha perso la capacità di pensare in modo autonomo.
---------------------------
Disoccupazione ai massimi dal 1977Continuano a diminuire gli occupati a maggio: -27mila unità rispetto ad aprile; e addirittura -387mila su base annua, prevalentemente uomini. Il tasso di disoccupazione tocca un nuovo record, al 12,2%, il valore più elevato dal 1977 (la media Ue a 17 è al 12,1%); mentre quello giovanile (fascia d'età 15-24 anni) si attesta, sempre a maggio, al 38,5%, in diminuzione di 1,3 punti percentuali su aprile, ma in aumento di 2,9 punti nel confronto tendenziale. Peggio di noi, in Europa, fanno la Grecia (dove il tasso di giovani under 25 disoccupati veleggia al 59,2% - ma il dato è di marzo 2013); Spagna, al 56,5%, e Portogallo al 42,1 per cento.
Numeri ancora negativi sul fronte lavoro sono arrivati ieri da Istat ed Eurostat: a maggio in Italia si registrano 3 milioni e 140mila disoccupati, in crescita di 56mila unità rispetto ad aprile (+1,8%) e addirittura di ben 480mila su base annua (+18,1%).
Una impennata che non si spiega solo con la contrazione del numero di inattivi (-127mila unità rispetto a maggio 2012), specialmente donne e giovani scoraggiati che si sono rimessi in cerca di un lavoro per rimpinguare il bilancio familiare. Ma ora anche da una riduzione dell'occupazione; con sempre più persone che perdono il posto di lavoro, soprattutto nei settori industriali.
Nell'area euro il tasso di disoccupazione a maggio è al 12,1% (in lieve aumento rispetto al 12% di aprile); e ci sono 19,2 milioni di disoccupati (+67mila unità rispetto al mese precedente). Il tasso di disoccupazione più basso si registra in Austria (4,7%), Germania (5,3%), Lussemburgo (5,7%); il più elevato in Spagna (26,9%) e Grecia (26,8% - ma il dato è di marzo 2013). E la situazione si conferma particolarmente grave per i giovani: sono 5,5 milioni i disoccupati sotto i 25 anni in Europa, di cui 3,5 milioni nell'area euro. I paesi con il tasso di disoccupazione giovanile più basso sono Germania (7,6% come ad aprile); Austria (8,7%) e Olanda (10,6%).
In Italia sono 647mila i giovani tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro; e rappresentano il 10,7% della popolazione in questa fascia d'età.
«La situazione resta molto grave - sottolinea il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini - e per questo serve uno sforzo in più da parte del governo ma anche delle imprese per un rilancio dell'economia». Giovannini evidenzia come il calo del tasso di disoccupazione giovanile «sia un dato che bisogna interpretare meglio»; e ribadisce che il decreto sull'occupazione varato mercoledì scorso «non è una goccia nel mare». Pur ammettendo, tuttavia, che «molto altro resta da fare».
Il punto è che «non si producono nuovi posti e si perdono quelli vecchi», dice il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni: «In Europa e in Italia le cose vanno male perché si guarda troppo all'indietro. Bisogna lavorare per una buona economia».
A maggio, emerge ancora dai dati Istat, l'occupazione maschile diminuisce dello 0,4% in termine congiunturali e del 2,5% su base annua. Quella femminile aumenta dello 0,3% (+28mila occupate in più rispetto ad aprile), ma cala dello 0,6% nei dodici mesi. Rispetto ad aprile, poi, la disoccupazione cresce del 2,6% per la componente maschile (+44mila unità) e dello 0,9% (+12mila unità) per quella femminile. Anche in termini tendenziali la disoccupazione sale sia per gli uomini (+18,7%) sia per le donne (+17,4%).
Per quanto riguarda invece il numero di inattivi si registra un calo nel confronto congiunturale per effetto della riduzione della componente femminile (-0,4%); mentre aumenta lievemente quella maschile (+0,1%). Anche su base annua si osserva un calo dell'inattività tra le donne (-2%) e una crescita tra gli uomini (+1,2%). «Ogni mese le persone che perdono il lavoro sono mediamente 28mila - ricorda il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy - ed è urgente ridurre la pressione fiscale su dipendenti e pensionati». E per aiutare i giovani è necessario «intervenire anche per sostenere l'auto-imprenditorialità», aggiunge il segretario confederale Ugl, Paolo Varesi.
www.ilsole24ore.com/art/notizie/201...l?uuid=AbFBSNAI------------------------------------------------
Cancro, chi è povero muorePer la prima volta in Italia due farmaci oncologici sono stati messi in vendita solo a pagamento: chi vuole curarsi deve pagare più di mille euro a settimana. E' una violazione della Costituzione, ma il governo fa finta di niente
Non se ne è accorto nessuno. Ma presto se ne accorgeranno i malati di cancro. Perché, in barba alla Costituzione, per la prima volta nel nostro Paese, le autorità sanitarie hanno deciso che ci sono malati di tumore ricchi che avranno accesso a due farmaci oncologici, e quelli poveri che dovranno fare senza.
E' accaduto infatti che il pertuzumab (Roche) e l'afibercept (Sanofi-Aventis) siano stati autorizzati dall'Aifa (Agenzia italiana per il farmaco) il 27 maggio scorso e quindi ammessi in farmacia, ma a totale carico del malato.
Che, se vuole curarsi, dovrà quindi pagare per il farmaco Roche 6.000 euro per le prime due somministrazioni e poi tremila euro ogni 21 giorni; e per quello Sanofi Aventis 4.000 euro ogni tre settimane.
Perché le medicine sono sì registrate e ammesse alla vendita, ma non rimborsate dal Servizio sanitario nazionale. Non era mai successo per gli anticancro, salvavita. Perché se è vero che molti farmaci innovativi sono oggi disponibili in farmacia a pagamento (è la cosiddetta Fascia C), è anche vero che si è sempre trattato di prodotti non salvavita, per i quali, il più delle volte, esiste un'alternativa, ancorché meno potente o meno avanzata.
Il cancro, poi, è di una tale drammaticità che nessuno aveva mai osato nemmeno immaginare che si potessero registrare delle medicine e non metterle a disposizione di tutti i malati.
Non c'è dubbio che l'Aifa ha agito secondo le norme. Anzi, la norma. Sciagurata e passata finora sotto silenzio: quella con la quale l'ex ministro Renato Balduzzi, oggi deputato montiano, ha deciso, nel novembre del 2012, che i farmaci non ancora ammessi al rimborso del Ssn ma verificati come efficaci dalle autorità sanitarie potessero essere venduti in farmacia a chi ha i soldi per comprarseli. "Nelle more", si dice in gergo.
Ma queste more sono lunghissime: come "l'espresso" ha denunciato più volte, i farmaci innovativi arrivano nel nostro paese con grande ritardo: fino a due anni dall'approvazione europea. Diversi mesi trascorrono mentre l'Aifa rivede i dossier già esaminati e approvati dalle autorità europee e autorizza il farmaco anche nel nostro paese, ma altri mesi passano a definire prezzo e modalità di accesso al mercato. I tempi di questi iter si fanno sempre più lunghi anche perché si allungano i negoziati, con l'Aifa che offre prezzi che le aziende ritengono bassi.
Ed è chiaro a tutti che non ci sono soldi per la sanità, e che, quindi, i negoziati non sono destinati ad accorciarsi. Anzi. Nelle "more": chi ha i soldi si comprerà il farmaco con gli evidenti benefici terapeutici, chi non li ha lascerà questa vita. E non serve raccontare come, negli Usa e nei paesi senza servizio sanitario universale, le persone si indebitino, vendano la casa, chiedano prestiti per potersi pagare anche solo qualche mese di vita.
E a guadagnarci sono le aziende che inizieranno a vendere il farmaco mesi e mesi prima del suo accesso agli ospedali pubblici. Ma resta l'interrogativo: Balduzzi si è reso conto della drammaticità di quella firma? E non ci vengano dire che è solo "nelle more", perché una volta infranto il muro della decenza, non si torna più indietro.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ca...o-muore/2210230