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News Politiche dall' Italia

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view post Posted on 30/1/2013, 09:57     +1   -1
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Un'esempio a caso il Nuos !
http://www.nomuos.org/documents/MUOS-Relaz...ttieCoraddu.pdf


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Ustica, la Cassazione: “Aereo abbattuto da un missile, lo Stato risarcisca i familiari”

Confermata la sentenza del tribunale civile di Palermo. Il Dc-9 distrutto in volo il 27 giugno 1980 con 81 persone a bordo non esplose per una bomba in cabina. E' la prima verità giudiziaria definitiva dopo il nulla di fatto dei procedimenti penali. Le autorità, secondo i giudici, non furono in grado di garantire la sicurezza

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Chi sostiene ancora oggi, nonostante l’implausibilità giudiziaria di questa tesi, la teoria della bomba a bordo si rassegni. La Corte di Cassazione, dando ragione al tribunale civile di Palermo, stabilisce che l’aereo abbattuto il 27 giugno 1980 sui cieli sopra Ustica venne distrutto da un missile. E per questo lo Stato italiano deve risarcire i familiari delle vittime. La ragione? Non seppe garantire la sicurezza del volo partito da Bologna e diretto a Palermo. E non lo fece né con i radar civili né con quelli militari.

La sentenza per la quale si è pronunciata la Cassazione si riferisce a un pronunciamento civile della Corte d’Appello di Palermo del 2010 seguito dagli avvocati Vanessa e Fabrizio Fallica, poi confluiti nel pool legale che ha seguito il processo di primo grado giunto a conclusione nel settembre 2011. In quel caso si trattava di 6 risarcimenti per i quali i magistrati siciliani erano giunti alla stessa conclusione dei colleghi che hanno sentenziato l’anno successivo: fu un missile a uccidere le 81 persone imbarcate sul Dc9 dell’Itavia.

A questo punto si riaprono anche i discorsi sul fronte europeo, dove la vicenda Ustica sarebbe potuta approdare se ci fosse stata la sicurezza che ad abbattere l’aereo fosse stato un missile. “Ora questa sicurezza c’è”, dice Daniele Osnato, uno degli avvocati che ha seguito il procedimento civile successivo a quello giunto un Cassazione. “Dunque il parlamento europeo adesso può avviare le procedure per una petizione o per una commissione d’inchiesta. Sta di fatto che la sentenza di oggi chiude finalmente ogni chiacchiera in fatto di bomba“. Per quanto invece il processo civile d’appello che deve discutere del maxi risarcimento alle vittime (100 milioni di euro più interessi e oneri accessori), occorre attendere l’avvio delle udienze, fissato per l’aprile 2014.

Venendo alla sentenza del 2010, era stata pronunciata il 14 giugno di quell’anno (la vicenda era partita nel 1990 e nel 2007 si era arrivati alla fine del primo grado) e aveva condannato tre ministeri – Interno, Trasporto e Difesa – al pagamento di un milione e 240 mila euro a 6 familiari di 3 vittime della strage di Ustica (erano le famiglie Volanti, Parrinello e Diodato). Con gli avvocati Fallica c’era anche un legale di Varese, Alessandro Zanzi, e già in primo grado sempre il tribunale di Palermo aveva riconosciuto la responsabilità istituzionale della sciagura proprio per la mancanza di sicurezza del volo partito il 27 giugno 1980.

“Siamo in attesa di conoscere i contenuti dalla Cassazione”, dice l’avvocato Vanessa Fallica, che rappresenta la famiglia Volanti. “Ma già la notizia ci riempie di gioia e lo stesso accade ai familiari che rappresentiamo. Le prime informazioni che arrivano da Roma ci dicono infatti che si conferma quanto abbiamo sempre sostenuto e che il missile è il responsabile della strage, come era stato ricostruito. Adesso vedremo esattamente i dettagli e cercheremo di capire il quantum, accertandoci dell’esatto ammontare dei risarcimenti”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/28...vittime/482295/
 
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view post Posted on 17/2/2013, 20:45     +1   -1
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Ior, Ernst Von Freyberg nuovo presidente
"Con il pieno consenso del Papa"

Al vertice dell'Istituto per le Opere Religiose l'avvocato d'affari tedesco e membro del ramo germanico dell'Ordine di Malta. Padre Federico Lombardi: "Per la selezione dei candidati utilizzata l'agenzia Spencer & Stuart". Entra nel board il belga Bernard De Corte, dato ieri al vertice dello Ior. Papa gentile e sereno nelle ultime udienze


Ior, Lombardi: ''Su von Freyberg scelta unita e concorde''
CITTA' DEL VATICANO - Stavolta è ufficiale: l'avvocato tedesco Ernst Von Freyberg è il nuovo presidente dell'Istituto per le Opere Religiose. Lo ha annunciato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che ieri aveva dovuto smentire la nomina a numero uno dello Ior del belga Bernard De Corte che, nelle riunioni riservate in Vaticano, era stato indicato per primo come successore di Ettore Gotti Tedeschi, il banchiere italiano licenziato dal Vaticano a metà del 2012.

"Il Papa ha espresso il suo pieno consenso alla decisione della Commissione cardinalizia" ha affermato il portavoce della Santa Sede, sottolineando come la scelta dimostri la volontà di "piena trasparenza, competenza e rigore che la Santa Sede si impegna a dare rispetto alla lotta all'illegalità nel mondo economico e finanziario". In occasione dell'annuncio, padre Lombardi ha rivolto un duro commento ai giornalisti: "In questi giorni, alcune descrizioni giornalistiche sulle presunte lotte di potere in Vaticano sono andate al di là della realtà".

Von Freyberg, 55 anni, è membro del Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta. Avvocato d'affari con autorevoli esperienze nel settore della finanza, Von Freyberg è cofondatore e managing director della DC Advisory Partners e in passato ha lavorato in qualità di analista nella Three Cities Researach del Bemberg Group. Cattolico praticante organizzatore dei pellegrinaggi a Lourdes, il neopresidente dello Ior siede nel vertice di Deutsche-Meltser Gmbh, ramo germanico dell'Ordine di Malta.

Ma i giornalisti hanno sollevato perplessità rispetto a un altro ruolo rivestito da Von Freyberg: presidente dei cantieri navali Blohm Voss Group di Amburgo, che costruiscono anche navi da guerra. "Dire che costruisce navi da guerra o che è un guerrafondaio non mi sembra onesto. Dire che è incoerente con la Pacem in Terris non mi sembra corretto - ha ribattuto il portavoce vaticano -. E' presidente di un cantiere che costruisce navi in tutto il mondo, poi quello che si mette sulle navi non dipende da chi le fa. Le obiezioni fatte in questo briefing non sono appropriate, soprattutto dopo il processo di selezione che è stato fatto". Poi padre Lombardi ha voluto precisare: "Il Blohm Voss Group non fa più navi, fa solo progettazioni".

Sul processo che ha portato alla nomina di Von Freyberg, spiega una nota vaticana: "La Commissione cardinalizia di vigilanza dell'Istituto per le Opere di Religione, ha provveduto alla nomina, a norma degli Statuti, del nuovo Presidente del Consiglio di sovrintendenza nella persona dell'Avv. Ernst Von Freyberg. Gli altri quattro Membri del Consiglio di sovrintendenza mantengono il loro incarico".

Von Freyberg, dunque, è entrato nel Consiglio di sovrintendenza dello Ior, board laico che gestisce operativamente l'istituto alle dipendenza dalla Commissione di cardinalizia, presieduta da Tarcisio Bertone. Dal board, oltre a Gotti Tedeschi, esce anche il presidente 'ad interim', Ronaldo Hermann Schmitz, ex ad di Deutsche Bank (banca che gestiva, fino al blocco di Bankitalia, i bancomat del Vaticano). Restano Carl Anderson (usa), Antonio Maria Marocco e Manuel Soto Serrano (Banco Santander, Spagna). In entrata, oltre al nuovo presidente, proprio il finanziere belga Bernard De Corte.

"Tale decisione - prosegue il documento - è il risultato di profonda valutazione e di diverse interviste che la Commissione ha compiuto, sempre con il supporto del Consiglio di sovrintendenza. Si è trattato di un percorso di alcuni mesi, meticoloso e articolato, che ha permesso di valutare numerosi profili di alto livello professionale e morale, anche con l'assistenza di un'Agenzia internazionale indipendente, leader nella selezione di alti dirigenti d'impresa. Il Santo Padre, che ha seguito da vicino l'intero processo di selezione e di scelta del nuovo Presidente del Consiglio di sovrintendenza dell'I.O.R., ha espresso il Suo pieno consenso alla decisione della Commissione cardinalizia".

Spiega padre Federico Lombardi: "Il procedimento per la ricerca del nuovo presidente dello Ior è stato avviato l'estate scorsa. E' stata utilizzata l'agenzia 'Spencer & Stuart' e la Commissione cardinalizia ha dato mandato di procedere in questo modo. E' stato notevole il modo con cui il personale dell'agenzia ha affrontato il lavoro: l'Agenzia ha presentato 40 candidati, una selezione ne ha ridotto il numero prima a sei e poi a una terna. Questi hanno avuto colloqui con la Commissione cardinalizia, con i due cardinali residenti fuori Roma informati telefonicamente. Ieri mattina è stata presentata al board la scelta, nel pomeriggio è stata illustrata al Papa che ha dato il suo consenso. Stamattina è stata fatta la nomina formale che è di competenza della Commissione cardinalizia".

Le udienze del Papa. Mostrandosi sereno e gentile, Benedetto XVI ha rispettato anche oggi gli appuntamenti messi in calendario ben prima che la sua decisione di lasciare il soglio pontificio fosse manifestata pubblicamente.

Benedetto XVI oggi ha incontrato in colloquio privato il presidente della Romania Traian Basescu, ricevuto in udienza con consorte e seguito. Nell'occasione, il Pontefice ha salutato i due rappresentanti dei giornalisti vaticanisti presenti all'incontro. Sono saliti alla terza loggia del palazzo apostolico i rappresentanti dell'Aigav, Associazione internazionale dei giornalisti accreditati in Vaticano, Salvatore Mazza di Avvenire e Cindy Wooden di Catholic News Service. "Noi tutti la ringraziamo per questi otto anni a servizio della Chiesa e preghiamo per lei", le parole di Mazza. "Grazie per le preghiere", la risposta di Benedetto XVI. "Grazie per il suo insegnamento e per averlo spiegato in modo chiaro e completo", il messaggio della Wooden, ancora un "Grazie" dal Papa.

Poi, In una delle ultime udienze a vescovi italiani in visita ad limina, Benedetto XVI ha ricevuto i vescovi della Liguria, tra cui il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Con Bagnasco c'erano i vescovi di Tortona, mons. Martino Canessa, di Albenga-Imperia mons. Mario Oliveri, di Ventimiglia-Sanremo mons. Alberto Maria Careggio, di Chiavari mons. Alberto Tanasini, di La Spezia-Sarzana-Brugnato mons. Luigi Ernesto Palletti, di Savona-Noli mons. Vittorio Lupi. Ha incontrato il Papa anche un gruppo di benefattori belgi, olandesi e lussemburghesi raccolti nell'Associazione "Pro Petri Sede".
(15 febbraio 2013)


http://www.repubblica.it/esteri/2013/02/15...yberg-52707410/
 
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Monti: "Meglio urne che governo anti europeo"
"Nemmeno Grillo capace di risolvere i problemi"

Il premier uscente parla nella conferenza stampa di Scelta Civica. "E' prematuro parlare di nuove elezioni e comunque è un tema che riguarda strettamente il Presidente della Repubblica". Squinzi: "Tornare alle urne sarebbe uno choc"
Lo leggo dopo
Mario Monti (agf)
TAGgoverno, Mario Monti, Matteo Renzi, Pierluigi Bersani, Beppe Grillo ROMA - "Nessuna forza politica" che si è affermata in queste elezioni e "nemmeno quella che si è più affermata" e cioè il movimento Cinque Stelle "appare neanche lontanamente in grado di risolvere i problemi" del Paese. Lo ha detto il premier uscente Mario Monti, nella conferenza stampa di Scelta Civica.

Il professore ha ribadito l'importanza di rimanere all'interno della Ue. "Non vorrei dare indicazioni prima dell'importante occasione di ascolto di questo pomeriggio, ma posso anticipare che in armonia con i criteri che hanno ispirato la nascita di Scelta Civica non saremmo disponibili ad allontanarci dal radicamento europeo dell'Italia e delle riforme strutturali". E ha aggiunto: "Se l'alternativa fosse un governo o una maggioranza orientata a interrompere il tragitto europeo e le riforme strutturali dell'Italia, credo che sarebbe meglio nuove elezioni".

Monti ha parlato della formazione del nuovo governo: "Oggi c'è un certo interesse nel cercare di fare il presidente del Consiglio, mentre quando ho assunto io l'incarico c'era la ricerca di qualcuno che si assumesse questo onere". "Sono convinto che l'Italia non sia ingovernabile come a metà del novembre 2011, allora sembrava ingovernabile e a differenza di allora non si devono affrontare acute crisi finanziarie e la possibilità di trovare accordi tra le forze politiche, ma questa è competenza esclusiva del capo dello Stato". Sulla possibilità di tornare a votare il professore ha aggiunto: "E' prematuro parlare" di un ritorno alle urne a breve, "e comunque è un tema che riguarda strettamente il presidente della Repubblica". E sulla possibilità di farne ancora parte ha replicato: "Entrate in un governo? Ancora nessuno me lo ha chiesto...".

Proprio sull'eventualità di tornare alle urne il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto: "Tornare al voto sarebbe comunque uno choc ed è un'ipotesi che non è realizzabile in tempi ristretti."

Monti ha glissato invece sul commentare gli otto punti programmatici di Pier Luigi Bersani ed in particolare sul primo punto che chiede di correggere le politiche europee di austerità. "Il tema e' molto sensibile delicato e importante, vorrei leggere bene quel punto e gli altri". "Vorrei solo dire, ma non è una risposta a Bersani, che l'Italia ha fatto un passo fondamentale nell'acquisire il pareggio di bilancio in termini strutturali".

Dopo l'incontro ieri a Palazzo Chigi con il sindaco di Firenze Matteo Renzi, Monti ha risposto anche a una domanda dei giornalisti su una possibile alleanza: "Sono quesiti interessanti, ma non ho risposta perché sono prematuri. E parte delle risposte vengono essenzialmente da decisioni di un altro partito, e al momento ragioniamo con i partiti esistenti e con i leader che ci sono".

Il professore ha parlato anche di spread, auspicando che all'Italia non serva lo scudo europeo anti-spread, ma aggiungendo che comunque servirebbe il voto favorevole del Parlamento. "Non sono favorevole a cortocircuiti tecnocratici se si tratta di prendere impegni ulteriori per il paese, bisogna che sia il Parlamento ad assumere questi impegni". Personalmente, ha concluso il leader di Scelta Civica, "mi auguro che quel momento non venga e se venisse mi auguro di non essere nè capo, né membro di quel governo che dovesse fare quel passo".




http://www.repubblica.it/politica/2013/03/...blemi-53983155/


Da poco si son chiusi i seggi... ma a qualcuno le elezioni non son proprio piaciute!
 
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Tetram
view post Posted on 7/3/2013, 01:34     +1   -1




Rendiamoci a conto dove siamo arrivati...un paese e i suoi cittadini mangiano se qualche merdoso banchiere dice di si...
Siamo delle merde...
 
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view post Posted on 27/3/2013, 17:57     +1   -1
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Fisco, ecco chi rischia di più dai controlli sui conti correnti
Uso anomalo di contante, operazioni fuori conto e presenza o assenza di somme ingenti potrebbero far scattare gli accertament

Fisco, i nostri risparmi non avranno più segreti

Come prevedibile il via libera ufficiale ai controlli sui conti correnti e su qualsiasi altro tipo di rapporto finanziario ha creato allarme e preoccupazione tra tutti i contribuenti. L’idea infatti che un super-occhio indiscreto possa in maniera costante tenere sotto controllo tutte le nostre transazioni finanziarie lascia molte perplessità tra gli italiani. Al netto infatti della buona fede con cui la stragrande maggioranza dei contribuenti agisce, l’obiettivo di colpire l’evasione fiscale attraverso un monitoraggio a tappeto di qualsiasi operazione finanziaria non lascia tranquillo nessuno. Eppure, fin d’ora è possibile capire chi potranno essere i possibili obiettivi di verifiche e accertamenti che dovessero scattare in seguito a situazioni finanziarie ritenute incongrue.
In base infatti alle informazioni che l’Agenzia delle entrate riceverà da tutti gli operatori finanziari obbligati a fornire comunicazioni sui propri clienti, si può fin d’ora ipotizzare quali saranno i comportamenti che più di tutti potranno dare adito a dubbi e quindi far scattare eventuali controlli.
-Innanzitutto, verranno certamente inquadrate tutte le operazioni che in un qualche modo potrebbero risultare incoerenti con il profilo del contribuente preso in esame. Un lavoratore, sul cui conto corrente improvvisamente dovesse ritrovarsi una cifra di qualche decina di migliaia di euro, dovrà fornire sicuramente qualche spiegazione. E al contrario, un cittadino con un tenore di vita molto elevato, desterà non poche perplessità nel caso si dovesse ritrovare con un conto completamente prosciugato.
-Un fattore che verrà sicuramente monitorato poi è quello legato ai sistemi di pagamento. E’ ovvio che se un soggetto per il quale si rileva un’abitudine costante a pagare con carte di credito o di debito, dovesse improvvisamente aumentare in maniera spropositata le proprie transazioni in contante, desterà certamente l’attenzione del fisco.
-Altro elemento che potrà far nascere sospetti consisterà nella dislocazione geografica dei propri rapporti finanziari. Avere più conti correnti, oppure più cassette di sicurezza o altri tipi di rapporti finanziari aperti in città diverse, potrà di certo insospettire gli agenti del fisco.
-Infine, considerando che ormai le movimentazioni di qualsiasi medio contribuente fanno riferimento quasi sempre a uno o più conti correnti, sui quali passano generalmente la maggior parte delle entrate e delle uscite, desteranno attenzione tutte le operazioni che in generale avverranno fuori conto, in particolare se il loro numero dovesse essere particolarmente consistente.
EVASORI FISCALI, OSSERVATI SPECIALI
E’ utile infine ricordare però che in ogni caso l’Agenzia delle entrate ha chiarito fin d’ora che elaborerà una nuova circolare nella quale verranno ulteriormente chiariti i criteri con cui si selezioneranno i soggetti considerati più a rischio. In questo senso è stato già preannunciato che verranno create delle vere e proprie black list di contribuenti considerati potenziali evasori e sarà su di essi che nel tempo si concentreranno le attenzioni degli ispettori. Attendiamo dunque di conoscere dettagli maggiori.

http://economia.panorama.it/tasse/conti-co...vasione-fiscale
 
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view post Posted on 8/4/2013, 14:05     +1   -1
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Abolito-di-fatto-il-limite-del-quinto-pignorabile-pensioni-integralmente-aggredibili-

Abolito di fatto il limite del “quinto” pignorabile: pensioni integralmente aggredibili


Il pignoramento presso terzi della pensione può essere effettuato ormai integralmente, con estrema facilità, e non più nei limiti di un quinto, per come previsto invece dalla legge.

Dopo l’approvazione del decreto legge “Salva Italia” [1], i pensionati che subiscono un pignoramento della pensione (cosiddetto pignoramento presso terzi) rischiano di perdere tutta la rata mensile e non più solo un quinto come invece previsto dal codice di procedura civile [2]. Lo stesso pericolo riguarda i lavoratori dipendenti con il salario mensile.
Si tratta di un modo ormai di fatto legalizzato per superare il limite del “quinto pignorabile” imposto invece dal codice di procedura civile [3] e che, ad oggi, nonostante l’allarme da noi lanciato all’alba della nuova normativa (leggi l’articolo: “Pignoramento della pensione di anzianità sul conto corrente obbligatorio: storture del nuovo sistema”), non ha trovato ancora un correttivo nella legge.

L’obbligo del conto corrente
Come noto, la recente riforma emanata dal Governo nello scorso mese di dicembre 2012 [1] ha imposto all’Inps di versare le pensioni superiori a mille euro non più tramite le Poste (nelle mani del pensionato), ma in un conto corrente bancario o postale o anche su un libretto di risparmio (conseguenza dell’obbligo di tracciabilità dei pagamenti superiori a mille euro). Dunque, in tali casi, i pensionati sono obbligati ad aprire un conto corrente dove l’Inps fa automaticamente confluire le somme dovute mensilmente.

I riflessi sul pignoramento presso terzi
Tale previsione sovverte tutta la disciplina dei pignoramenti presso terzi. È noto, infatti, che la legge consente al creditore la possibilità di pignorare la pensione (o i redditi di lavoro subordinato) nella misura massima di 1/5: ma tale limite opera solo se il pignoramento viene effettuato alla fonte, cioè direttamente a chi deve erogare l’emolumento e procedere all’accantonamento delle quote pignorate (l’Ente di Previdenza o il datore di lavoro).
Invece, se il pignoramento viene effettuato in un momento successivo (anche un giorno dopo), presso la banca dove il pensionato o il lavoratore deposita le somme, tale limite non opera più e il creditore può pignorare tutti i risparmi che vi trova. Quindi, una volta che il denaro si è “confuso” (anche quando il conto contiene solo redditi dello stesso tipo, come solo la pensione o solo lo stipendio) è possibile pignorare non più solo il quinto, ma il 100% della pensione o del salario.

Differenze rispetto al precedente sistema
Questo era già possibile prima del decreto “Salva Italia”; ma se prima il pensionato poteva esigere i pagamenti a mano (alla Posta), oggi invece, con l’obbligo di versamento in conto, nessuno si può più sottrarre al rischio di un pignoramento integrale della pensione.
Il creditore infatti potrà, anziché notificare il pignoramento all’INPS, e accontentarsi di un quinto della mensilità, attendere pochi giorni che l’emolumento venga accreditato in banca e lì aggredirlo integralmente (e, se fortunato, prendere anche le precedenti mensilità, se non ancora prelevate).
Del resto, il pensionato non ha scelta: se non apre il conto corrente, l’Inps trattiene le somme dovute.

Non si discute sul fatto che i debiti vadano pagati, ma il discorso è un altro: se per garantire il minimo sostentamento del pensionato o del lavoratore, la legge prevede una misura massima per il pignoramento, non ha poi senso rendere questa stessa norma così facilmente aggirabile.

La previsione quindi del limite del quinto, a tutela della dignità dell’uomo, rischia di essere completamente svilita e superata per causa di una riforma che, invece, mirava solo a finalità fiscali (la tracciabilità dei pagamenti). Insomma, come al solito, per riparare ai problemi dell’evasione fiscale, a rimetterci è sempre il cittadino più povero.

[1] Decreto legge “Salva Italia” n. 214/2012.
[2] Art. 545 cod. proc. civ.
fonte
http://www.laleggepertutti.it/27460_abolit...nte-aggredibili

Bersani: limite al pagamento in contanti a 300 euro per salvare le banche

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Monti ha girato 4 miliardi di Imu al dissestato Monte dei Paschi di Siena, ma non basta. Comunisti e banchieri ora vogliono abolire l’uso del contante per saldare i debiti dei partiti con le banche



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Leggi altri articoli nel
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E’ già dura adesso con il limite al pagamento in contanti a 1.000 euro, figuriamoci se lo dovessero portare a 300. Non è nella mentalità degli italiani usare carte di credito e bancomat per piccole spese, non è pratico e non è naturale come ha evidenziato anche la Bundesbank in un recente studio sulla circolazione del denaro in Europa. Ma questo è il folle progetto del Partito Democratico sviluppato in piena sintonia con gli obiettivi del professor Monti, mandante del potere bancario: la tracciabilità dei pagamenti sopra i 300 euro. Per combattere l’evasione fiscale e per rendere più semplice la vita dei consumatori, s’intende! Pensionati, casalinghe, studenti dovranno in futuro dotarsi di una carta di credito, di un bancomat così da rendere più trasparenti le transazioni di denaro con notori costi annuali più o meno occulti. Già adesso le banche spingono per scoraggiare l’uso del denaro contante addebitando costosi prelievi allo sportello o presso gli Atm. Una vera e propria rivoluzione copernicana che renderà la vita di ogni cittadino super controllata dai sistemi elettronici al punto che qualcuno l’ha già definita una follia cibernetica architettata dalle banche fallite sotto il peso dell’enorme debito pubblico italiano. Le premesse già ci sono: dal prossimo anno tutti gli esercizi commerciali dovranno dotarsi di Pos per accettare pagamenti in forma elettronica sopra i 50 euro. Preparato il terreno, resta solo da convincere i consumatori a utilizzare la moneta elettronica, come negli Usa, magari abbassando per decreto l’utilizzo del contante a 300 euro e poi gradualmente fino a 50, come impreca a squarciagola Bersani.

Crisi Monte Paschi: 3,9 miliardi di euro regalati da Monti alla banca dei compagni. Ma ne serviranno ancora


Ma perché tanta foga, insieme a quella della patrimoniale costantemente strombazzata, non solo dal centro-sinistra, ma anche dalla Cgil? Il motivo è semplice: le banche sono senza soldi, oggi più di ieri, quindi di fatto in bancarotta. E’ noto che se tutti corressero in banca a prelevare i propri risparmi, non ce ne sarebbe abbastanza e le banche chiuderebbero gli sportelli. Ne sanno qualcosa al Monte dei Paschi di Siena, dove di sportelli ne dovranno chiudere 400 per la gioia dei sindacati che, a braccetto con la sinistra, invocano sempre a spada tratta la difesa del posto di lavoro, dimenticandosi però di quei 4.500 dipendenti (e loro famiglie) che fra un po’ si ritroveranno senza stipendio, oltre che senza capitale azionario. Ma tant’è, si tratta di una “battaglia di civiltà” come aveva detto l’ex presidente dell’Abi parlando del contrasto al contante annunciato da Monti. E chi era il presidente dell’Abi? Giuseppe Mussari, già capo supremo del Monte dei Paschi di Siena, la banca dei compagni, che lui e i dirigenti di partito hanno mandato in rovina utilizzandola come bancomat, anzi come idrovora, per le loro tentacolari clientele, e che Monti, in nome dell’equità sociale, ha disperatamente salvato in vari modi (Allarme rosso al Monte dei Paschi di Siena). Prima, esentando Mps dal pagamento di 200 milioni di interessi che doveva sui Tremonti Bond (non ancora rimborsati), e ora con 3,9 miliardi di Monti-bond che difficilmente torneranno nelle tasche dei contribuenti italiani. Soldi che, viceversa, potevano essere usati per i pressanti bisogni del Paese, dalla riduzione del debito alle pensioni degli esodati (ridotti in questo stato dalla commovente Fornero), ma che il governo tecnico dei banchieri, una volta raccolto il gettito dell’Imu, ha semplicemente girato alla banca dei rossi.

Abolire l’uso del contante per sanare i debiti dei partiti superindebitati
Tutto questo per comprendere meglio il quadro della situazione. Bersani col suo folto drappello di comunisti al seguito e i rapaci banchieri italiani (cioè Monti) hanno il medesimo interesse nell’abolizione del contante. Non solo perché questo è uno dei cavalli di battaglia ideologici delle sinistre, come le nozze gay, ma anche e soprattutto per far sparire quei debiti che negli anni hanno dissestato sistema bancario italiano. Come? Trasformando le banconote in impulsi. Emblematico è il caso di una delle più grandi banche anglosassoni, la HSBC. Il gruppo bancario è stato trovato colpevole (ancorché non processato, per non destabilizzare il sistema) di aver riciclato almeno 7 miliardi di dollari dal cartello dei narcos messicani trasformando vagonate di contanti sporchi in bit elettronici candidi e profumati. Delitto che un divieto dell’uso del contante non avrebbe certo ostacolato.

Limiti pagamento in contanti: un Grande Fratello elettronico e miliardi di commissioni alle banche


Inoltre, imponendo l’uso della moneta elettronica, le banche estrarrebbero, senza fatica, miliardi di commissioni dalle più disparate spese quotidiane, dal caffè al bar al giornale in edicola, dalla corsa in autobus al parcometro in città. Soldi che si sposteranno virtualmente semplicemente con l’uso di un telefonino, di una tessera magnetica, di un chip elettronico inserito nell’orologio da polso, comportando al contempo la chiusura di centinaia di sportelli e il licenziamento di migliaia di dipendenti. Non è certo quello che vuole (in teoria) la sinistra, ma a volte fa il gioco del grande capitale perfino senza saperlo. Così la strana convergenza di interessi fra i partiti di sinistra e le banche italiane appare lampante: entrambe desiderano il potere, il controllo dei cittadini con la giustificazione della lotta all’evasione fiscale. E questo potrebbe essere lo slogan propagandistico della nuova legislatura che, allo scopo, foraggerà ancora di finanziamenti pubblici giornalisti collusi e leccapiedi. Un tema, in parte già visto e che non ha dato frutti: a fronte della tanta demonizzata lotta all’evasione fiscale con la creazione di uno stato di polizia tributaria, nel 2012 sono stati recuperati dalla lotta all’evasione 12 miliardi di euro, 700 milioni meno dell’anno prima. Un fallimento in piena regola. Ma si sa, l’obiettivo in Italia non è il risultato, ma il controllo sociale, il Grande Fratello, per nascondere la verità.

http://www.investireoggi.it/economia/bersa...vare-le-banche/
 
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view post Posted on 15/4/2013, 14:33     +1   -1
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Pensioni e stipendi ora possono essere pignorati per intero

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Brutte notizie per i lavoratori dipendenti e per coloro che percepiscono la pensione. Nelle pieghe del Decreto Salva Italia si rileva che sarà possibile da parte di eventuali creditori ottenere il pignoramento della pensione (cosiddetto pignoramento presso terzi). I pensionati rischieranno così di perdere tutta la rata mensile e non più solo un quinto, come previsto dal codice di procedura civile.
Lo stesso allarme è scattato anche per chi vive di busta paga. Il d.l. riguarderebbe infatti pure i lavoratori dipendenti percipienti salario mensile in busta paga. Sostanzialmente sarebbe stato legalizzato il superamento del limite del "quinto pignorabile" previsto invece dal codice di procedura civile.
Fermo restando quanto previsto dalle norme, è stato semplicemente trovato un escamotage che consente di rivalersi per intero, grazie al fatto che, da dicembre 2012, anche pensioni e stipendi, se superiori ai mille euro, non sono più pagabili in contanti ma esclusivamente tramite conto corrente bancario, postale o libretto di risparmio.
A partire dal mese di dicembre dello scorso anno, in coincidenza col pagamento della tredicesima, l'obbligo di accredito sul conto si è esteso a gran parte dei lavoratori dipendenti e dei circa 16 milioni di italiani che percepiscono una pensione giacchè molti di loro hanno superato il limite di legge.

http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid...medium=facebook
 
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Rielezione Napolitano, Grillo: “Colpettino di Stato furbo. Volevano salvare Mps e B.”
Conferenza stampa del leader del M5S a Roma dopo le proteste di ieri. "L'applauso dopo l'elezione del presidente della Repubblica? Un applauso di scherno dei partiti a se stessi"


Dopo aver parlato di “colpo di stato” in occasione della rielezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica, appena arrivato dalla campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia, Beppe Grillo aggiusta il tiro sul significato delle parole. “Dobbiamo intenderci sulla semantica – spiega – Ieri sera abbiamo assistito a qualcosa di inconsueto: si sono riuniti i leader dei partiti e hanno deciso di rieleggere Napolitano. Mai nessuno però è stato in carica per 14 anni, nemmeno Chavez. Napolitano era molto stanco e convinto di mollare. E’ avvenuto uno scambio”. Lo scopo, dice chiaramente, è “quello di salvare il culo a Berlusconi e a Mps. Stanno rubando un anno di tempo al Paese – dice ancora – ma il paese non ci arriva all’anno prossimo”.



LA PIAZZA - Una situazione inconsueta per il leader del movimento 5 stelle che per la prima volta da tempo si sottopone a tutte le domande dei giornalisti che affollano la sala romana in cui si tiene la conferenza stampa. Le prime battute sono proprio per i giornalisti, “quelli che ci hanno mandato al 54° posto nella classifica per la libertà di stampa”. Grillo li chiama uno ad uno, scherzano. Poi si passa alle cose serie, con quella dichiarazione sul golpe che ritorna. “Rodotà non si è smarcato – spiega l’ex comico – semplicemente c’era preoccupazione per quello che poteva capitare a Roma. Io non ho fatto nessuna marcia su Roma, sono arrivato nella notte dal Friuli per incontrare oggi i militanti”. Il tema della piazza entra e esce dalla conversazione più volte. Torna, per esempio, quando si parla della manifestazione di questo pomeriggio nella capitale. “Spero – dice Grillo – che non ci saranno infiltrati in piazza. Bisogna stare calmi e anche io mi calmerò: non dirò più parolacce, siamo ghandiani ma no coglioni…”.
LA POLITICA - Perché non avete votato Prodi, gli chiedono ancora i cronisti. “Perché lo avevamo già sperimentato”. A chi invece chiede perché il movimento non si sia accordato subito per un esecutivo con Bersani, il leader del M5s risponde: “Non c’è stato uno scambio, Bersani è venuto da noi a fare scouting, a comprare voti. E allora noi continuiamo per la nostra strada. Se Bersani ci avesse chiesto di fare un governo insieme, noi ci avremmo pensato”. A metà tra l’ironia e le risposte a decine di domande, Grillo torna ancora sull’ormai ex segretario democratico: “A me di Bersani dispiace, non gioisco del fatto che il Pd si sia spaccato. Bersani deve fare scouting su se stesso, deve dirsi sono parte di questo sfacelo. Il suo streaming – continua – era un giochetto. Lo sapeva già” che non poteva esserci accordo “ma non ha perso tempo perché voleva farci apparire come quelli del ‘no, no, no’”.

IL PROGRAMMA - Quanto alla responsabilità di aizzare le polemiche, Grillo ha rifiutato l’accusa: “Negli altri Paesi ci sono partiti nazisti, qui ci sono i grillini con due balle così”. “La televisione è quello che vedi, non quello che dici. E il talk show ti annulla, per questo non vado in tv”, dice ancora Grillo, che poi passa a elencare le sue proposte. A cominciare da quella di “aprire una commissione in Parlamento perché il Paese non arriverà all’anno prossimo: riforma elettorale, reddito minimo e taglio dei costi”. Riguardo ai giovani degli altri partiti, il leader del M5s li definisce “traditi, delusi”: “Io andrò a parlare con loro. Non voglio convincerli a entrare nel Movimento, voglio mettere insieme delle idee. Che vengano da destra o da sinistra se sono idee buone, vanno bene”. Del resto, l’idea di Grillo sui partiti è quella ed è definitiva: “La forma partito è finita”.

LE ALLEANZE IMPOSSIBILI - Ma il passaggio politico fondamentale è quello che la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi dedica a un possibile governo di larghe intese con gli altri partiti in Parlamento. La risposta è secca: “Nessuna collaborazione con Letta o Amato”, dice Lombardi, “se i nomi sono quelli non c’è spazio per nessun nome del Movimento 5 stelle”. Un concetto che torna più tardi nelle parole dello stesso Grillo: “Se ci metteranno in un angolo, resteremo in un angolo. Ci metteremo all’opposizione e voteremo le cose giuste se sono nel nostro programma”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/21...i-stato/570722/
 
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e la loggia domina.. alla faccia della P2 ...re giorgio e i grandi d'europa ridono compiaciuti del risultato...
 
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L'odiata Imu diventa permanente.
Sarebbe dovuta durare solo tre anni

L'odiata Imu diventa permanente. Il servizio di Valentina Furlanetto
Sorpresa: l'Imu, che doveva durare tre anni, diventa permanente. II governo ha infatti riscritto una parte del documento di economia e finanza e nel nuovo testo la tassa - che doveva essere tiriennale fino al 2015 - diventa permanente anche se sarà necessaria una legge che lo confermi. E' infatti sparita quella parte del Def che descriveva gli scenari economici dopo gennaio 2015 senza l'apporto del balzello più odiato dagli italiani. Una scelta quella di optare per un unico scenario - quello con l'Imu permanente - a cui è approdato il ministro Grilli - si legge - "per accogliere una richiesta della commissione europea".

Ora la parola passa al nuovo governo anche se il Documento di economia e finanza dovrebbe essere licenziato a brevissimo, già il 29 o 30 aprile. Il taglio dell'Imu avrebbe comportato una perdita di gettito di 11 miliardi di euro. Come ha fatto notare però la Corte dei Conti, senza Imu dal 2015 bisognerebbe pensare a una manovra correttiva.

http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie...ebbe-124103.php

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Equitalia, meno sanzioni alle aziende
Ma arrivano i rincari Imu dei Comuni

Un'agenzia dal volto più umano: è questa la linea promossa dal direttore Attilio Befera con una direttiva di prossima pubblicazione. Casa, reso permanente il gettito fiscale - La questione fiscale rischia di essere la prima patata bollente del prossimo premier. Mentre da Equitalia giungono ulteriori segnali di disgelo sulle severe procedure della riscossione, sul fronte dell'Imu la partita dell'ammorbidimento dell'imposta sulla casa si prospetta più difficile e in molti Comuni già scattano nuovi aumenti.

Dopo il blocco da parte dei Equitalia dei pignoramenti sui conti correnti sui quali sono accreditati gli stipendi di pensionati e lavoratori dipendenti in debito con il fisco, ieri il direttore generale dell'Agenzia delle entrate Befera ha fatto nuove aperture, stavolta nei confronti delle aziende. In primo luogo ha annunciato che sta per emanare una direttiva per "semplificare" i controlli sui rimborsi Iva, dall'altra ha comunicato che le imprese che hanno commesso errori nel calcolo dell'imposta sostitutiva sui salari di produttività nel periodo febbraio-luglio del 2011, se hanno restituito entro fine anno gli importi dovuti, non saranno soggetti al pagamento di sanzioni.

Il tema di Equitalia, che evidentemente avverte le posizioni dei maggiori partiti favorevoli ad una svolta, resta tuttavia sempre in campo. Nonostante gli ammorbidimenti del governo Monti le "ganasce fiscali" scattano ancora sotto i 1.000 euro di debito inevaso se il pagamento non avviene entro i 120 giorni e l'ipoteca sulla casa, prima o seconda, può essere spiccata sopra i 20 mila euro.

Altre questioni restano aperte sul piano delle procedure. "Molti contribuenti in debito con il fisco che ricevono un semplice "avviso bonario" di pagamento e chiedono di pagare a rate con sanzioni del 10 per cento, non ottengono risposta - spiega il tributarista Gianluca Timpone - e passati i 30 giorni canonici, si trovano iscritti a ruolo con il relativo pagamento di sanzioni più salate del 28 per cento".

Tornando all'Imu, il governo uscente ieri ha chiuso la porta ad eventuali cancellazioni o riduzioni del gettito dell'Imu a partire dal 2015 (quando terminerà il triennio di sperimentazione). Recependo di fatto le indicazioni di Bankitalia e Corte dei Conti preoccupate sulla "stabilità" del gettito dell'imposta a partire dal 2015, il ministero del Tesoro ha "corretto" il testo del Def dove si ipotizzavano due scenari, "con" e "senza" Imu. La differenza dei due scenari costa infatti 0,8 punti di Pil in termini di deficit e porterebbe l'indebitamento al 2,5 invece che all'1,7.

Nelle more i Comuni sono passati all'azione. Secondo quanto risulta da una prima ricognizione filtrata dalla Uil servizio politiche territoriali, quest'anno già tre città capoluogo hanno aumentato l'aliquota sulla prima casa (Napoli, Bologna e Asti), mentre per quanto riguarda la seconda casa a varare i rincari sono state sei città (Aosta, Asti, Ferrara, Pavia, Salerno e Treviso). Le sorprese non finiranno perché prima del 17 giugno (giorno del primo acconto del 50 per cento su tutti gli immobili) i Comuni potranno ancora ritoccare le aliquote (la data è il 16 maggio) in base a quanto contenuto nel decreto "salda-debiti" attualmente in esame in Parlamento e sul quale nel frattempo ieri sono piovuti 600 emendamenti.

http://www.repubblica.it/economia/2013/04/...omuni-57347977/

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Pignoramento stipendi e pensioni, Equitalia: no sotto 5.000 euro mensili
Pericolo scampato per i contribuenti italiani: una circolare di Equitalia fa rientrare l’allarme lanciato nei giorni scorsi dal Movimento Difesa del Cittadino sulla possibilità di pignorare in toto pensioni e stipendi presso terzi. Nel pomeriggio di ieri è arrivata la notizia: stop, con decorrenza immediata e per tutti i redditi stipendio/pensione sotto i 5.000 euro mensili, ai pignoramenti sui conti correnti in banca o alle poste dove vengono versati stipendi e pensioni.
Per il pignoramento presso il datore di lavoro o l’ente pensionistico restano i vecchi limiti: potrà essere pignorato 1/10 dello stipendio sotto i 2.500 euro mensili di reddito, 1/7 tra 2.500 e 5.000 euro 1/5 sopra questa soglia.
Evidentemente il momento di crisi economica è tale per cui anche Equitalia ha pensato di lanciare un segnale per andare incontro alle esigenze dei cittadini. La decisione è contenuta in una circolare che il responsabile della divisione riscossione di Equitalia, Giancarlo Rossi, ha inviato agli amministratori delegati e ai direttori generali di tutte le società di riscossione partecipate.
La circolare, che ha per oggetto “pignoramenti a carico di lavoratori dipendenti e pensionati”, prevede che “nelle more degli approfondimenti che si rendono necessari all’esito delle problematiche emerse in merito ai pignoramenti di conti correnti sui quali affluiscono stipendi/pensioni, si dispone, con decorrenza immediata, che per i contribuenti lavoratori dipendenti e/o pensionati non si proceda, in prima battuta, a pignoramenti presso istituti di credito/poste”. “Tali azioni – prosegue la circolare – saranno attivabili solo dopo che sia stato effettuato il pignoramento presso il datore di lavoro e/o ente pensionistico e che, in ragione delle trattenute accreditate, il reddito da stipendio/pensione risulti pari o superiore a 5 mila euro mensili”.
“Siamo felici di aver lanciato la battaglia per ottenere lo stop ai pignoramenti in banca. E’ una vittoria del buon senso e del rispetto dei cittadini. Il Movimento difesa del cittadino aveva protestato duramente contro l’effetto perverso dei provvedimenti legislativi decisi dal governo Monti. In un momento di gravi difficoltà per famiglie e imprese l’interpretazione vessatoria da parte di Equitalia e Agenzia delle Entrate stavano dando colpi fatali a chi non era in grado di affrontare i debiti con lo Stato, arrivando all’azzeramento dei conti correnti in cui venivano versate le pensioni. Ma è solo una vittoria momentanea. Bisogna revocare quella norma iniqua e restituire ai cittadini in difficoltà la possibilità di onorare i loro debiti senza perdere il minimo vitale e senza essere ridotti alla fame”.


http://www.helpconsumatori.it/soldi/pignor...o-mensili/65640

CITAZIONE (Smoug @ 21/4/2013, 22:12) 
e la loggia domina.. alla faccia della P2 ...re giorgio e i grandi d'europa ridono compiaciuti del risultato...

E per farci contenti... l'imu è diventata una tassa fissa :ph34r:
E' quello che volevano un paese che và avanti dritto al baratro senza senza ribellarsi.
 
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Denunciato Il Colpo Di Stato

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Ieri 23 Aprile 2013 alle ore 19:30 il Sig. Orazio Fergnani - con al seguito un gruppo di cittadini - si è recato presso la stazione dei Carabinieri di La Storta in Roma e ha esposto formale Querela Denuncia nei confronti di Giorgio Napolitano e tutte le cariche dello Stato per Alto Tradimento e Colpo di Stato appellandosi al divieto costituzionale di Rielezione del Presidente della Repubblica.

Secondo il Sig. Orazio Fergnani - per i padri fondatori della costituzione italiana - era più che evidente il divieto di rielezione del Presidente della Repubblica dopo lo scadere del suo mandato.

La Querela Denuncia fa appello ai verbali dell'assemblea costituente in cui era stata più volte dibattuta la rieleggibilità del Presidente della Repubblica
senza però trovare mai l'approvazione dell'assemblea che si espresse sempre e costantemente con parere negativo.

Tutte le informazioni sulla Querela Denuncia in questione:

http://www.albamediterranea.com/index.php?...nani&Itemid=113
 
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Muos: ricorso ministero contro Regione
Legambiente, al Tar di Palermo con richiesta risarcimento danni


(ANSA) - NISCEMI (CALTANISSETTA), 24 APR - Il ministero della Difesa ha impugnato al Tar di Palermo le revoche delle autorizzazioni relative al Muos della marina militare Usa di Niscemi e la sospensione dei lavori disposte dalla Regione Siciliana. Lo rende noto Legambiente rivelando che e' stato chiesto anche ''il risarcimento danno patrimoniale da 25mila euro al giorno'' e quelli ''non patrimoniali per avere inciso negativamente sui rapporti tra Italia e Stati Uniti d'America e Nato''.


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cr...ne_8605992.html

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Muos, ministero contro Regione
Il dicastero della Difesa ha presentato ricorso contro le revoche delle autorizzazioni chiedendo un risarcimento danni di 25 mila euro al giorno. Legambiente: "Gravissimo". Crocetta: "Pressioni politiche sulla vicenda" 9 0 Blogger1 Google +0 19 Commenti
NISCEMI (CALTANISSETTA) - Il ministero della Difesa ha impugnato, il 20 aprile scorso, davanti al Tar di Palermo, con il ricorso 808, le revoche delle autorizzazioni relative al sistema Muos della marina militare Usa di Niscemi e la sospensione dei lavori disposte dalla Regione Siciliana. Lo rende noto Legambiente, definendo l'iniziativa "un fatto gravissimo".

Per Angelo Dimarca, responsabile regionale Conservazione natura dell'associazione, "lo Stato vuole forzare a tutti i costi e crea un grave scontro istituzionale con la Regione". "È indicativo - osserva - che il ricorso non sia stato presentato dalle autorità militari statunitensi, ma da un ministero della Repubblica".

Secondo Legambiente, nel ricorso, presentato attraverso l'Avvocatura dello Stato, "il ministero della Difesa chiede alla Regione Siciliana il risarcimento di un danno patrimoniale pari a 25 mila euro al giorno con decorrenza dal 29 marzo 2013, e di un danno non patrimoniale da quantificare successivamente perchè i provvedimenti della Regione incidono negativamente sui rapporti tra Italia e Stati Uniti d'America e Nato".

Nel ricorso si sottolinea che "i danni che verrebbero causati per i ritardi al lancio del satellite Muos previsto per il 2013 e il cui programma è stato affidato dagli Stati Uniti a un'azienda appaltatrice mediante un contratto di alcuni milioni di dollari".

Nel pomeriggio è arrivata la replica del governatore Crocetta: "Stiamo studiando la documentazione che ci ha trasmesso il ministero della Difesa sul Muos, al momento non ci risulta che abbia impugnato davanti al Tar il nostro provvedimento, per noi la revoca c'è e rimane tale. C'è una certa pressione politica su questa vicenda: ogni qualvolta un muratore entra nell'area si pensa che sia per il Muos. Noi non abbiamo cambiato idea".

Intanto il comitato 'TerraNostra' ha indetto, per il prossimo 27 aprile una giornata di mobilitazione davanti al Consolato Usa di Palermo.


http://www.lasiciliaweb.it/articolo/97458/...-contro-regione
 
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Stop alle cure oncologiche di fine vita, la Sicilia azzera i fondi

POLITICA 28 aprile 2013
di Manlio Viola
Stop alle cure ai malati oncologici terminali. La Sicilia non finanzierà più le così dette “cure palliative” o di “fine vita” abbandonando a se stessi i malati terminali che negli ultimi anni avevano potuto contare su cure per accompagnarli verso l’irreparabile limitando il dolore e garantendo loro una accettabile qualità della vita nella fase terminale e una “dignità” negli ultimi mesi di esistenza.

La Commissione bilancio ha, infatti, azzerato i tre capitoli di spesa che era dedicati alle sovvenzioni alle tre associazioni no profit che si occupano di questi malati attraverso assistenza domiciliare e attraverso la gestione di specifiche aree para ospedaliere.

Si tratta, complessivamente di 505 mila euro, poco più di mezzo milioni. i riferimenti sono a tre capitoli di spesa, uno da 70 mila euro, un secondo da 231 mila euro ed un terzo da 204 mila euro. tutti sono adesso “per memoria” ovvero non c’è un soldo.

Bilancio di tagli, dunque, e a farne le spese sembra siano non solo precari, forestali ed enti locali anche anche l’assistenza diretta e indiretta. Persone che non possono scendere in piazza a difendersi e che vengono abbandonate a se stesse negli ultimi mesi di vita.




http://palermo.blogsicilia.it/stop-alle-cu...i-fondi/182926/
 
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Andreotti morto, il “cardinale” politico sotto otto papati
Un legame durato da Pio XI ai giorni nostri. Con le dimissioni di Benedetto XVI la fine ideale di quel rapporto speciale con i vescovi di Roma iniziato nuovamente a ogni morte di Papa

“Quando elessero Papa il cardinale Karol Wojtyla scoprii, per la prima volta, di essere vecchio. Il nuovo Pontefice aveva due anni meno di me”. È il 1978 quando Giulio Andreotti, alla guida del suo IV governo, si abbandona a questa confidenza. Da sempre affascinato dalla figura e dal ruolo del Papa, Andreotti è sempre stato di casa in Vaticano. Una sorta di “cardinale laico” che ha avuto rapporti con ben otto Pontefici: da Benedetto XV a Benedetto XVI. Lo racconta lui stesso in un suo celebre libro intitolato “A ogni morte di Papa”. “Quando nacqui – scrive Andreotti – era Pontefice Benedetto XV, ma io non ebbi modo di accorgermene. Giacomo Della Chiesa morì quando io avevo raggiunto da otto giorni i ventiquattro mesi e non potevo occuparmi di cose vaticane”. In casa Andreotti, però, il Papa era sempre Pio X. “Mia madre – scrive il celebre politico nel volume Sotto il segno di Pio IX – era rimasta inguaribilmente affascinata da una sua Messa per un gruppetto di Figlie di Maria quando aveva vent’anni”.

Andreotti entra in Vaticano per la prima volta con Pio XI. Infiltratosi a un’udienza pontifica dell’Azione Cattolica del Belgio, il Papa, colpito dalla sua giovanissima età gli domanda se fosse un aspirante anche lui. “Dovetti confessare, un po’ confuso, – ricorda Andreotti – di essere romano e il Papa, divertito, mi posò una mano sulla spalla dicendo al suo accompagnatore che io ero un ‘abusivo’. Cinquant’anni dopo, il giovane assistente pontificio di allora, divenuto cardinale decano riceveva da me le condoglianze del governo italiano per la morte di due Papi”.

L’impegno nella Fuci, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana, consentì al giovane Andreotti, già proiettato sulla strada della politica, di essere ricevuto in udienza privata da Pio XII almeno ogni quattro mesi all’anno. Con Pacelli nacque un’amicizia solidissima. “Una volta che dovette farmi fare tre quarti d’ora di anticamera – racconta Andreotti – venne personalmente a scusarsene, spiegandomi che avrebbe dovuto ricevere all’improvviso un gruppo di soldati che volevano essere da lui confortati prima di ripartire per il fronte”.

Con Angelo Giuseppe Roncalli l’amicizia era nata a Venezia dove il futuro Papa era Patriarca. “Mi ricordò – racconta Andreotti – a lungo Alcide De Gasperi, la sua umiltà, il prestigio internazionale, le fatiche della ricostruzione”. Con Paolo VI il rapporto è decisamente molto più intimo. “Anche nelle circostanze tristi – ricorda Andreotti – il Papa era vicino a me e ai miei. Ricevetti due commoventi messaggi quando mia madre era in agonia e dopo la sua fine”. Di Montini, racconta sempre Andreotti, “non c’è chi, tra coloro che hanno avuto modo di avvicinarlo, non sia rimasto colpito dalla delicata gentilezza del suo tratto, che dava a ognuno la sensazione di essere considerato come importante, fosse un ambasciatore o un modesto dirigente di ritiri operai”.

Nei suoi scritti Andreotti non manca di ripercorrere la pagina del referendum sul divorzio. “Non poteva Paolo VI, pur essendo più dubbioso sull’esito, impedire a un gruppo di cattolici italiani di servirsi liberamente dello strumento offerto dall’ordinamento italiano per tentare di cancellare una legge ritenuta iniqua”. E in un altro passaggio Andreotti ricorda che “del dolore del Papa per la legge sul divorzio ho un personale documento nella sua lettera natalizia autografa del 1969: “Commosso cordialmente per la cortesia e il ricordo, non posso trovare conforto all’amarezza che mi affligge profondamente per la grande ferita, inflitta alla inviolabile norma umana e cristiana circa la stabilità e la santità della famiglia, dalla ormai incombente legislazione d’un Paese, come l’Italia, così segnato dalla vocazione di fedeltà alla ‘lex naturae’ e alla ‘lex gratiae’, per il bene e per l’onore del suo popolo e per l’esempio classico e moderno agli altri popoli della terra”.

Di Albino Luciani, Pontefice per soli trentatré giorni, Andreotti scrive: “La semplicità di Papa Giovanni Paolo affascina, il sorriso conquista, la sua serenità distende gli spiriti inquieti”. E arriva il “ciclone”: un Papa non italiano dopo 455 anni. Uno schiaffo della Chiesa al governo italiano presieduto da Andreotti? “È stato un cardinale – risponde il grande politico – a scrivermi dalla Francia che non era esistito affatto un ‘animus’ anti italiano”. Senza l’elezione di Luciani qualche mese prima, spiega Andreotti, “si sarebbe effettivamente accesa una polemica di sapore politico in Italia con i commenti sul nuovo corso determinato dall’ampliamento del Sacro Collegio. E forse l’onorevole Marco Pannella avrebbe iniziato un digiuno di protesta di difficile conclusione”.

L’ultimo abbraccio pontificio di Andreotti è per Benedetto XVI da lui stimatissimo e ammirato fino al gesto inedito della rinuncia al pontificato. Nelle ultime settimane di vita lo sguardo ancora vigile sulle vicende di Santa Romana Chiesa e sulla fumata bianca per Francesco. E forse la fine ideale di quel rapporto speciale tra Andreotti e i vescovi di Roma iniziato nuovamente a ogni morte di Papa.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/06...-papati/584723/


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Andreotti, le 27 inchieste bloccate dalle Camere. E ancora oggi segrete

Piazza Fontana, lo scandalo petroli e le sue morti misteriose. Poi Sindona, le tangenti Lockheed, la P2... Il "Divo Giulio" è stato coinvolto nei più grandi misteri italiani, ma fino ai primi anni Novanta il Parlamento ha sempre respinto le richieste di autorizzazione a procedere presentate dalla magistratura. E continua a opporsi all'accesso a quelle carte sulla storia nera della Repubblica

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Andreotti, le 27 inchieste bloccate dalle Camere. E ancora oggi segrete
Piazza Fontana, lo scandalo petroli e le sue morti misteriose. Poi Sindona, le tangenti Lockheed, la P2... Il "Divo Giulio" è stato coinvolto nei più grandi misteri italiani, ma fino ai primi anni Novanta il Parlamento ha sempre respinto le richieste di autorizzazione a procedere presentate dalla magistratura. E continua a opporsi all'accesso a quelle carte sulla storia nera della Repubblica

di Antonella Beccaria | 6 maggio 2013Commenti (0)

Più informazioni su: Autorizzazione a procedere, Giulio Andreotti, Piazza Fontana, Segreto di Stato.

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Non solo mafia e delitto Pecorelli. Prima che le autorizzazioni a procedere contro Giulio Andreotti fossero concesse dalle Camere per questi due casi, furono 27 le richieste che la magistratura inviò per indagare sul 7 volte presidente del consiglio. Richieste negate e i cui atti, depositati presso commissione parlamentare per i procedimenti di accusa, rimangono ancora inarrivabili per chi volesse consultarli. Su di essi, infatti, fanno sapere dall’archivio della Camera dei deputati, vige un segreto quarantennale che parte dal 1969 e che copre via via le vicende che hanno coinvolto Andreotti.

Alcune di queste storie, tuttavia, possono almeno essere raccontate perché ampiamente dibattute in altre sedi. E ce n’è una, forse tra le più clamorose, che ha a che fare con la madre di tutte le stragi, quella di Piazza Fontana, dove il 12 dicembre 1969 una bomba esplose all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura e fece 17 morti e 88 feriti. Anni dopo – correva l’anno 1981 – Giulio Andreotti fu chiamato in causa insieme a due colleghi, Mariano Rumor e Mario Tanassi durante il processo di Catanzaro.

I fatti che si addebitavo ai tre politici risalivano al 1974, quando Andreotti era ministro della Difesa, Rumor presidente del consiglio e Tanassi il predecessore del Divo a Palazzo Baracchini. In quell’anno fu rilasciata un’intervista al Corriere della Sera in cui si parlava di Guido Giannettini, nome in codice agente Z. Ufficialmente era un giornalista, ma sotto questa copertura svolse un ruolo di ideologo di estrema destra e collaboratore dei servizi segreti. Quando Andreotti fu sentito come teste nella città calabrese in cui stava celebrando il processo per il massacro di Milano, oppose segreto di Stato attribuendone la responsabilità a Rumor e a Tanassi, che non lo sconfessarono. Per questo gli atti finirono alla commissione inquirente che tuttavia il 23 agosto 1981 decise di non procedere.

Un’altra vicenda è del 1984. Allora si voleva sapere perché nel 1974 il generale della guardia di finanza Raffaele Giudice fosse stato nominato comandante generale, carica che mantenne fino al 20 novembre 1978, quando fu collocato in pensione. La domanda non era leziosa perché Giudice, risultato iscritto alla P2 e la cui candidatura avrebbe goduto del placet dell’allora sottosegretario andreottiano al Bilancio Salvo Lima, fu raggiunto un anno dopo da un’inchiesta sul cosiddetto scandalo dei petroli. Inoltre c’era la questione del dossier Mi.Fo.Biali, 600 pagine in cui si raccontava la storia di Mario Foligni, pronto a rompere la Dc (e il suo potere) con una nuova creatura politica, il Nuovo partito popolare.

E ancora, su Giudice si concentravano gli interrogativi per la morte di un altro ufficiale della fiamme gialle, Salvatore Florio, che nel 1974 ebbe l’incarico di indagare proprio su quel dossier e sulla P2. Alcune informative legate al secondo filone investigativo e redatte dal capitano Luciano Rossi furono trovate il 17 marzo 1981 a Castiglion Fibocchi insieme alle liste degli affiliati alla loggia di Licio Gelli. L’ufficiale si suicidò quando si venne a sapere scatenando come tante altre volte negli anni a venire la furia di parte del parlamento, Bettino Craxi in primis, contro presunte pressioni della magistratura. Ma intanto era morto anche Florio in un incidente stradale avvenuto il 26 luglio 1978 a Carpi, in provincia di Modena.

Era accaduto un mese dopo uno scontro tra il colonnello e Giudice, che si era sentito dire al collega queste parole: “Le dirò presto tutto quello che sono venuto a sapere su di lei”. Ma già in precedenza, dopo le indagini di Florio su P2 e petroli, i rapporti tra i due si erano rotti e l’investigatore era stato trasferito ad altri incarichi. A fine 1982, la vedova di Florio, Miriam Cappuccio, sentita dal giudice istruttore romano Ernesto Cudillo e il cui verbale venne trasmesso alla commissione Anselmi, disse al magistrato: “Non so chi avesse dato a mio marito incarico di fare indagini sul conto di Gelli, so soltanto che spesso [...] veniva convocato da Andreotti, ma non so per quale motivo”.

“Spesso”, aggiunse la moglie di Florio, “al ritorno da tali incontri, [...] diceva che l’onorevole Andreotti gli chiedeva indagini che esulavano dai suoi compiti specifici istituzionali. Alle mie domande su cosa avesse risposto alle richieste, mio marito diceva di essersi espresso con un ‘ni’. Si trattava dell’autunno 1973”. Ma se l’incidente stradale che uccise Florio rimase per l’esito delle indagini un incidente, la magistratura avrebbe voluto stabilire che ruolo avesse avuto Andreotti nella nomina del generale Giudice. Niente da fare neanche stavolta perché il 23 novembre 1984 la vicenda venne archiviata non consentendo la messa in stato d’accusa di colui che nel 1974 era stato ministro della Difesa.

La parabola del bancarottiere Michele Sindona con relativi progetti di salvataggio, lo scandalo Lockheed esploso nel 1976 e che ha avuto un’estensione internazionale, la presunta frequentazione di uomini della P2 su cui si concentrò la commissione d’inchiesta e su cui lavorò anche la procura di Palermo. Ma ancora prima, sempre attraversate dalla figura di Giulio Andreotti senza che ne rimanesse imbrigliata, ci furono lo scandalo delle banane e quello che tabacchi. Meno ricordato infine un capitolo risalente al 1998 e che chiamava un causa il piano Panters (o Paters, secondo alcune fonti), progetto antiterrorismo targato Francesco Cossiga risalente al sequestro Moro e mai attuato. Anche in questo caso l’accusa parlava di distruzione di documenti e Andreotti liquidò la vicenda affermando che era ridicola.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/06...segrete/585384/
 
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Gli Usa spostano la forza di intervento rapido
cinquecento marines dalla Spagna a Sigonella

Il loro compito, ha spiegato il portavoce George Little, è intervenire rapidamente nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia


No Muos, nuovi scontri a Niscemi
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TAG usa, sicilia, marines, fir PALERMO - Dopo l'ultimo attentato a Bengasi, in Libia (guarda il video), il Pentagono ha spostato un contingente di circa 500 marines dalla Spagna alla base di Sigonella in Sicilia. Il loro compito, ha spiegato il portavoce George Little, è intervenire rapidamente nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia ed eventualmente effettuare la loro evacuazione. L'unità è dotata degli aerei da trasporto Bell Boeing CV-22 Osprey. Si tratta di un "convertiplano" (un bi-turboelica in grado di decollare come un elicottero e poi volare come un normale aereo). L'Osprey è in grado di trasportare fino a 24 soldati completamente equipaggiati alla velocità massima di 509 chilometri orari.

La decisione arriva direttamente dalla Kelley Barracks di Stoccarda, sede del Comando Africano degli Stati Uniti, dove passano tutte le decisioni (e le autorizzazioni) per le operazioni e le esercitazioni militari che si svolgono in Africa. In questo senso, le truppe a stelle e strisce di stanza nell'Isola fungerebbero da testa di ponte per le attività americane nel continente nero.

Già da qualche mese, precisamente dallo scorso ottobre, dopo l'uccisione dell'ambasciatore degli Stati Uniti Chris Stevens, vittima di un attentato di Al Qaeda proprio a Bengasi, gli Stati Uniti avevano spostato a Birgi (Trapani) un primo comando, lo squadrone dei Combat Rescue, soldati scelti, ben addestrati, marines pronti a qualsiasi sfida, messi in campo per le missioni più complicate, come penetrare dietro le linee nemiche o portare in salvo i compagni feriti sul campo. Le loro "misteriose" esercitazioni nelle campagne di Corleone e Contessa Entellina (LEGGI L'ARTICOLO E GUARDA LE FOTO) erano state segnalate da alcuni contadini della zona spaventati dalla presenza dei Black Hawk, i possenti elicotteri corazzati, nei loro terreni. Una vicenda che aveva suscitato la protesta dei sindaci e delle autorità locali che non erano stati avvisati delle manovre militari.

Polemiche che avevano intensificato un'altra protesta "antiamericana" in corso nell'Isola, quella per la costruzione della base radar "Muos" di Niscemi, il potente sistema satellitare in grado di inviare e captare segnali militari nell'intero pianeta e che, secondo gli esperti, provocherebbe gravi danni all'ambiente e alla salute dei cittadini. Da mesi è in atto uno scontro tra le popolazioni locali, sostenute dalla Regione Siciliana, contrarie all'impianto, e l'amministrazione Usa, che ha dalla sua parte il ministero della Difesa. Gli attivisti No Muos presidiano senza sosta la zona in cui è in costruzione il radar, impedendo l'accesso alla base di militari e operai e dando vita a scontri, anche violenti, con la polizia.

Gli ambientalisti puntano l'indice sulle " pericolose rivoluzioni strategiche nell'Isola, e di un interesse, quello degli americani, che negli ultimi anni si è fatto sempre più incessante". Nei "cantieri" siciliani, quello del Muos infatti non è l'unico progetto a stelle e strisce. Dal potenziamento della base di Sigonella - che entro il 2017 diventerà la capitale dei cosiddetti droni, gli aerei senza pilota che da mesi costringono i voli di linea a procedure eccezionali in fase di decollo e atterraggio - alla possibilità sempre più concreta che l'arsenale di Messina diventi un gigantesco cimitero di tutte le navi da guerra dismesse dai paesi della Nato con la possibilità di dispersione di agenti inquinanti lungo la costa. E ancora i caccia bombardieri che affollano Trapani Birgi - gli ultimi otto velivoli Eurofighter Typhoon sono stati consegnati i primi di gennaio - e la possibilità che diverse aree a verde agricolo siano trasformate in zone edificabili per fare spazio a nuovi residence per ospitare i militari e le loro famiglie: basta pensare al progetto - già approvato e poi stoppato - di abbattere l'agrumeto di contrada Scirumi, a Lentini, per fare spazio a un residence militare. "Qualcuno vuole trasformare la Sicilia in una sorta di mega portaerei per le guerre del futuro - dice Antonio Mazzeo, giornalista esperto di cose militari, tra i primi a sollevare la questione - Il problema è che potrebbe essere troppo tardi per impedirglielo".

"Il governo informi rapidamente il Parlamento sullo spostamento di 500 marines americani dalla Spagna alla base di Sigonella in Sicilia". E' quanto chiede il deputato del Pd, Michele Anzaldi, in un'interrogazione ai ministri degli Esteri, Emma Bonino, e della Difesa, Mario Mauro. "Dagli organi di stampa abbiamo appreso che l'esercito Usa - spiega Anzaldi - a seguito dell'attentato in Libia ha rafforzato la presenza di truppe nel nostro Paese. Si tratta di una decisione che appare di grande rilievo, sulla quale però il Parlamento è stato tenuto all'oscuro".
"E' opportuno che il governo dia un'informativa completa sulla situazione - aggiunge il deputato Pd - e spieghi se ci sono rischi per il nostro Paese. Un arrivo così ingente di militari, infatti, non sembra essere un'operazione di ordinaria amministrazione. I ministri competenti dicano anche se ne erano stati informati preventivamente".


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/...nella-58734396/
 
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105 replies since 8/10/2011, 06:22   929 views
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