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News Politiche dall' Italia

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view post Posted on 16/12/2011, 08:20     +1   -1
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Arriva la tassa sul prelievo di contante in banca
Per chi va allo sportello in arrivo una commissione che varia da uno a tre euro
Pubblicato il 14/12/11 in Soldi| TAGS: prelievo contante, commissione prelievo
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LA NOVITÀ
Addio alle banconote da 500 euro per abbassare la soglia del contante. Anche per le pensioni
Eliminare il biglietto di taglio massimo per combattere il riciclaggio e l'evasione. Ma i pagamenti elettronici sopra in 500 euro sono un bell'affare per le banche
Per chi preleva il contante allo sportello fisico di una banca, anziché dal bancomat, deve cambiare abitudini. A meno che preferisca pagare la cosiddetta tassa sul contante. Infatti molti istituti prevedono l’applicazione di un’imposta sui prelievi allo sportello. Per esempio ai correntisti della Bnl sono appena arrivate le lettere con cui si comunica che, a partire dal 18 aprile, per ogni prelievo di liquidi in agenzia, inferiore ai 2mila euro, dovranno versare 3 euro.

Pratica che si sta diffondendo su altre banche come Mps, Unicredit, Popolare di Milano, Ubi e Cariparma. In media i costi per un prelievo di denaro allo sportello variano da uno a 3 euro.
L’imposizione delle commissione colpirà soprattutto quelle fasce della popolazione poco abituate a usare gli strumenti elettronici, come gli anziani, alle prese peraltro con le nuove regole sulle pensioni. L’operazione è giudicata in linea con le indicazioni dell’Abi e dalla Banca d’Italia, che puntano a ridurre l’uso del contante, rendendolo più caro.


http://economia.virgilio.it/soldi/tassa-pr...ante-banca.html



Addio alle banconote da 500 euro per abbassare la soglia del contante. Anche per le pensioni
Eliminare il biglietto di taglio massimo per combattere il riciclaggio e l'evasione. Ma i pagamenti elettronici sopra in 500 euro sono un bell'affare per le banche
Pubblicato il 13/12/11 in Soldi| TAGS: banconote, 500 euro, contante, pagamenti elettronici, pensioni
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SONDAGGIO
E' giusto fissare un tetto massimo per i pagamenti in contanti?
EFFETTI DELA MANOVRA
600 euro di tasse in più a famiglia
Sommando anche le manovre del governo Berlusconi si arriva a 6.400 euro nei prossimi 4 anni
Pochi, maledetti ed elettronici. I soldi, uno dei punti cardine della manovra salva-Italia. La questione fondamentale è: contante sì o no? O meglio, quanto? Stiamo parlando della soglia massima di utilizzo delle banconote per consentire la tracciabilità dei pagamenti. La manovra per ora fissa questo limite a 1.000 euro ma c'è chi ipotizza e auspica che il tetto massimo per pagare in contanti possa scendere a 500 euro. Tra i primi a battere questa strada c'è la Banca d'Italia che vuole ritirare dal mercato la banconota da 500 euro. Una precondizione necessaria per abbassare la soglia a questo livello.

Dietro alla proposta di Bankitalia c'è però anche una motivazione di altro tipo: il biglietto viola sarebbe sempre più utilizzato a scopo di riciclaggio del denaro sporco ed evasione fiscale. Eliminarlo dalla circolazione renderebbe più difficile il trasporto e la distribuzione del contante. Ovviamente, poiché l'euro non è un affare solo italiano e la moneta può circolare liberamente in tutta Europa, si tratterebbe di convincere anche gli altri partner dell'Unione monetaria. Per Giovanni Castaldi, direttore dell'Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, bisogna "vincere le resistenze di quei paesi europei nei cui confronti le banconote da 200 e 500 euro continuano a esercitare un irresistibile fascino". Non sarà semplicemente che per loro l'economia sommersa e criminale non rappresenta una piaga sociale come da noi?

Una misura anti-evasione che è anche un regalo alle banche

Ma la scomparsa del biglietto da 500 euro è anche il prerequisito per abbassare la soglia di utilizzo della moneta elettronica. Fin quando è in circolazione e quindi in corso legale questo taglio non si può vietarne l'uso nei pagamenti tra privati. E se la lotta all'evasione passa obbligatoriamente per la tracciabilità l'attuale soglia di 1.000 euro rischia di lasciare le maglie troppo larghe.

Un principio che la manovra ha esteso anche alla materia pensionistica: nelle intenzioni del governo c'è quella di rendere obbligatorio il pagamento per via elettronica delle pensioni superiori a 500 euro. Il che però significa anche obbligare molti pensionati con redditi minimi ad aprire un conto corrente. Un obbligo di questo genere richiederebbe quanto meno un accordo con le banche - che già ricevono grossi vantaggi dalla virtualizzazione dei pagamenti e dalla maggiore diffusione di bancomat e carte di credito - per avere conti a costo zero per questa nuova categoria di "clienti forzati". (A.D.M.)

http://economia.virgilio.it/soldi/addio-ba...r-pensioni.html
 
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view post Posted on 21/12/2011, 21:48     +1   -1
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Manovra al Senato, domani la fiducia
Gazzarra leghista con i fischietti

Il presidente Schifani: "La seduta pomeridiana sarà anticipata alle ore 14 e terminerà questa sera a conclusione della discussione generale e la replica del governo". Il ministro Giarda: "Penso che la metteremo". Bocciata la pregiudiziale di costituzionalità della Lega. Calderoli a Monti: "Si dimetta o la gente verrà a prenderla a casa"
Mario Monti (lapresse)
ROMA - Il via libera del Senato alla manovra economica è atteso per domani pomeriggio intorno alle 15. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo fissando la discussione generale sulla fiducia per domani mattina alle 9. Intorno alle 12.30 interverrà il premier, Mario Monti. La discussione generale inizerà intorno alle 13 con diretta tv. La prima chiama sul voto finale inizierà quindi intorno alle 14 e per le 15 la manovra dovrebbe essere approvata.

Prima della riunione dei capigruppo il governo aveva formalizzato l'intenzione di porre la questione di fiducia sul decreto con le misure anticrisi anche al Senato. L'annuncio del ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda in Aula ha scatenato la protesta della Lega, anche con fischietti molto rumorosi. Dura la reazione del presidente del Senato Renato Schifani: "E' uno scempio. Dovreste vergognarvi, state trasformando il Parlamento in uno stadio". ha lamentato Schifani.

GUARDA IL VIDEO 1 - 2LE FOTO 3
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"Stasera nell'aula del Senato la Lega ha inscenato una gazzarra di chiarissima marca squadrista. E' un segno di nervosismo e di disperazione politica", ha rincarato il senatore Luigi Zanda, vice presidente del Gruppo Pd a Palazzo Madama.

5L'attacco di Calderoli. Precedentemente il Senato aveva respinto a larghissima maggioranza la pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega. L'assemblea si è espressa per alzata di mano, contro il testo illustrato in aula da Roberto Calderoli. "La manovra - dice l'ex ministro leghista - non è procedibile perchè è figlia di un governo illegittimo non eletto dai cittadini. Il ragionier Monti non è stato eletto mai, nemmeno in una assemblea condominiale e la sua manovra è razzista verso il Nord perché discrimina la Padania". Poi l'attacco diretto al premier: "Dia le dimissioni, perchè diversamente ci sarà tanta gente, operai, pensionati, piccoli imprenditori, che la verranno a prendere a casa".

A contestare le tesi del Carroccio è stato il costituzionalista del Pd, Stefano Ceccanti: "Facciamo finta che ci sia una pregiudiziale - dice il democratico - perchè in realtà non c'è. Abbiamo assistito a un comizio sul merito del decreto che non dice nulla sua sua costituzionalità".

Sostegno al governo arriva da Italia Futura, l'associazione legata a Luca Cordero di Montezemolo: "Il compito che attende l'esecitivo è enorme, dobbiamo sostenerlo, perchè la resistenza di chi vuole che tutto resti com'è ha già iniziato a frenarne l'azione".

http://www.repubblica.it/politica/2011/12/...374/?ref=HREA-1
 
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La manovra diventa legge
tasse il 90% delle misure
Approvato l'intervento di risanamento dei conti pubblici di Monti, già firmato dal presidente Giorgio Napolitano. I calcoli della Cgia di Mestre su quanto aumenterà la pressione fiscale su tre famiglie tipo. Secondo il governatore della Banca d'Italia, Visco, la pressione fiscale si avvicinerà al 45 per cento
di ROBERTO PETRINI

LA MANOVRA è legge dello Stato, con una correzione da 20 miliardi sulla quale le tasse pesano per circa il 90%. Il presidente della Repubblica, Napolitano, ha firmato in serata il decreto licenziato nel pomeriggio dal Senato e votato da una maggioranza schiacciante: 257 sì e 41 no. La pressione fiscale salirà, secondo il governatore della Banca d'Italia Visco, verso il 45%.

Piatto forte, sia per l'impatto popolare che per il gettito, è l'arrivo della Super Imu, costituita dal ritorno dell'Ici sulla prima casa e dall'aumento delle basi imponibili (10 miliardi). Circa 5 miliardi vengono dall'aumento della benzina, mentre 2 arriveranno dall'addizionale Irpef regionale e 3 (se non si taglieranno le agevolazioni, ma anche in questo caso si tratterebbe di un aumento della pressione fiscale) dall'incremento dell'Iva.

L'altro pilastro è la riforma delle pensioni con l'abolizione di fatto dell'anzianità e la soglia fissa di 41-42 anni al di sotto della quale non si potrà più uscire. Peserà il blocco delle indicizzazioni: il prossimo anno dalle pensioni che stanno sopra i 1.400 euro si spremeranno circa 2 miliardi. Intorno al tema delle tasse gira anche la lotta all'evasione e la mini-patrimoniale (0,1 per 1000 nel 2012).

Per la lotta all'evasione oltre alla misura che impedisce l'uso del contante sopra i mille euro, c'è la novità della costituzione della grande banca dati del Fisco alla quale, con le nuove norme, gli istituti di credito dovranno riversare i movimenti quotidiani di tutti i correntisti. Restano al palo le liberalizzazioni (taxi, farmacie e servizi pubblici locali) che saranno recuperate nella cosiddetta "fase due", ma anche l'avvio della spending review della spesa pubblica e un po' di ossigeno a famiglie e disoccupati.

Torna l'imposta sulla prima casa
detrazioni in base al numero di figli
Necessaria, ma di stangata si tratta. Per la casa torna l'Ici (ora si chiama Imu) sull'abitazione principale (abolita nel 2008 troppo frettolosamente da Berlusconi). L'aliquota sarà più bassa della seconda e si collocherà al 4 per mille: inoltre le famiglie godranno di uno sconto di 50 euro per ciascun figlio fino ad un tetto di 400 euro. Secondo i calcoli della Uil politiche territoriali ogni famiglia subirà, solo per la prima casa, un salasso medio di 133 euro. Anche l'Imu seconda casa aumenta: da una media del 6,74 per mille ad una aliquota legale del 7,6 per mille (senza detrazioni, naturalmente). Ma il vero rincaro sta sotto l'aliquota, cioè nella base imponibile, rappresentata dalle rendite catastali che aumenteranno del 60 per cento per le civili abitazioni. Da non dimenticare la nuova tassa Res, su rifiuti e servizi: partirà dal 2013. Per i rifiuti la nuova Tarsu si calcolerà non solo sui metri quadrati ma anche sul numero dei componenti della famiglia. In tutto il governo ricava 10 miliardi.

Ritocco dell'accisa sui carburanti
5 miliardi da benzina e diesel
Si chiama accisa e si legge benzina. L'aumento è già scattato e il governo stima di recuperare circa 5 miliardi su 20 della manovra dall'aumento del pieno di benzina (o diesel). L'aumento è particolarmente doloroso perché quando aumenta l'accisa (cioè la tassa di fabbricazione che si paga al litro e non in base al valore) sul prezzo si deve caricare anche l'Iva. Da quando è entrato in vigore il decreto l'accisa sulla benzina è salita da 62,21 centesimi di euro al litro al nuovo livello di 70,42 centesimi al litro. L'incremento è stato di 8,21 centesimi, sui quali bisogna calcolare l'Iva del 21 per cento: l'aumento provocato dal decreto - calcolato dalla Cgia di Mestre - è stato dunque di 9,93 centesimi al litro. In questi giorni chi partirà per le vacanze di Natale secondo il Codacons troverà un aumento del pieno di circa 13 euro. Comunque sia la benzina il 19 dicembre, secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico, costava 1,67 euro di cui 70 centesimi di accise e 29 di Iva.

Il salasso delle tasse regionali
la scadenza è in primavera
Con l'addizionale regionale non si scherza. La troviamo tutti in busta paga ed è già salata in molte Regioni: ora con la manovra aumenta dello 0,33%. Attenzione, si tratta dell'aliquota di base, dunque tutte le Regioni dovranno aumentarla passando dallo 0,9 all'1,23% colpendo 40 milioni di contribuenti (si parla di 152 euro medi in un biennio). La bastonata arriverà tra marzo e maggio del prossimo anno. Perché l'aumento dell'addizionale Irpef è retroattivo, scatta dunque dal 1° gennaio del 2011 e sarà oggetto di conguaglio in busta paga nel maggio del 2012. Mentre già a marzo del prossimo anno si pagherà il 30% di acconto sull'aumento del 2012. Inutile nascondere che, grazie al federalismo, le Regioni hanno già avuto carta bianca per aumentare (a seconda delle esigenze) l'addizionale dello 0,5% nel 2012. Per chi non lo sapesse l'addizionale è più dolorosa dell'Irpef normale perché si calcola sull'imponibile pieno, prima di dedurre carichi familiari e detrazioni da lavoro dipendente. Totale: 2 miliardi.

Iva, dopo il rincaro di agosto
prevista nuova ondata di aumenti
L'Iva l'ha già aumentata Tremonti con la manovra d'agosto portandola dal 20 al 21 per cento e l'effetto sui prezzi si è già visto (a novembre l'inflazione è stata del 3,3 per cento). Ora si profila un secondo aumento: scatterà da ottobre un ulteriore rincaro di 2 punti per cui si arriverà al 23 per cento per i beni di consumo (casalinghi, computer, elettrodomestici, caffè...) e passerà dal 10 al 12 per cento per la fascia intermedia (riguarda soprattutto l'edilizia). Questo doppio aumento - che darà un gettito di 3,2 miliardi per soli tre mesi - potrà essere in parte scongiurato. I governo sta infatti lavorando per evitare che scatti la cosiddetta clausola di salvaguardia: l'obiettivo è quello di sfoltire in modo selettivo le agevolazioni fiscali (circa 720 nel nostro sistema). Con le risorse ricavate si potrebbe in parte attenuare la stretta sull'Iva e in parte destinare le risorse alla famiglia e ai sussidi alla disoccupazione.


www.repubblica.it/economia/2011/12/...tasse-27084212/
 
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view post Posted on 4/1/2012, 17:51     +1   -1
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Proposta choc nelle mani di Monti: abolire la Guardia di Finanza

Il documento è arrivato sul tavolo del ministro dell’Economia, Mario Monti, insieme a tutto il materiale raccolto dalla commissione Finanze della Camera nel corso dell’indagine conoscitiva sulla riforma fiscale. In primo piano un testo scritto da uno dei massimi tributaristi italiani, il professore Tommaso di Tanno, già consulente del governo di centrosinistra e dell’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, apprezzatissimo dal Pd e ben conosciuto dallo stesso Monti. Nel documento, oltre a molti consigli, anche una proposta choc: abolire la Guardia di Finanza, o ridurne al minimo i compiti, trasferendo tutte le funzioni di lotta all’evasione fiscale alla Agenzia delle Entrate guidata da Attilio Befera e al suo braccio operativo, Equitalia. Secondo Di Tanno infatti è necessaria “l’unificazione del corpo che vigila sull’adempimento dei doveri tributari. Il dualismo Agenzia delle Entrate-Guardia di Finanza non ha più ragion d’essere. Esso, anzi, produce spesso e volentieri frutti avvelenati. All’Agenzia i compiti amministrativi. Alla Guardia di Finanza, se proprio se ne vuole mantenere l’esistenza- cosa della quale non avverto la necessità –le funzioni di carattere militare (tipo dogane e frontiere). E’ mia opinione, al riguardo, che un ulteriore investimento in uomini e mezzi dell’Agenzia (ma basterebbe il travaso di quelli della Guardia di Finanza), potrebbe, peraltro, portare risultati appaganti”. La patata bollente ora è nelle mani di Monti…


http://www.liberoquotidiano.it/blog/2082/P...Oq7Dx0.facebook
 
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view post Posted on 12/1/2012, 15:09     +1   -1
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Consulta respinge il referendum
No ad entrambi i quesiti
Dopo un giorno e mezzo di camera di consiglio dalla Corte costituzionale una doppia bocciatura. Inammissibili le due richieste presentate dal comitato per l'abrogazione totale della legge Calderoli o solo in parte. Parisi: "Non sono sorpeso, battaglia continua". Di Pietro: "Deriva antidemocratica. Fatto favore al capo dello Stato". Il Quirinale: "Insinuazione volgare e gratuita"
(fotogramma)
ROMA - La Consulta ha bocciato con un doppio no entrambi i quesiti presentati dal comitato promotore del referendum sulla legge elettorale: sia, dunque, quello che chiedeva l'abrogazione totale della Calderoli, sia quello che ne chiedeva l'abrogazione per parti.

"La Corte costituzionale, in data 12 gennaio 2012, ha dichiarato inammissibili le due richieste di referendum abrogativo riguardanti la legge 21 dicembre 2005, n. 270 (Modifiche alle norme per l'elezione della camera dei deputati e del senato della repubblica). La sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge", si legge nel comunicato. La corte era in plenum, con tutti i 15 giudici in carica: il presidente Alfonso Quaranta e giudice relatore Sabino Cassese.


REFERENDUM ELETTORALE, IL DOSSIER VIDEO 1

LA SCHEDA: SISTEMI ELETTORALI A CONFRONTO 2

La decisione, attesissima, 3 è arrivata dopo un giorno e mezzo di camera di consiglio. Già nei giorni scorsi erano circolate indiscrezioni secondo cui i giudici erano orientati a respingere 4 la possibilità della consultazione elettorale.

A quanto si apprende, per i giudici costituzionali non ci sono "aspetti di merito rilevanti" nei due quesiti di illegittimità proposti dal comitato elettorale per abrogare la legge elettorale, questo il motivo della loro inammissibilità. La legge Calderoli però secondo i giudici andrebbe comunque cambiata. Nella motivazione che verrà depositata nei termini di legge, la Corte Costituzionale solleciterebbe comunque il Parlamento a cambiare il Porcellum.

Le reazioni. Arturo Parisi, uno dei promotori della raccolta di firme sui quesiti referendari, non è stupito della decisione. "Anche se il prolungamento della camera di consiglio aveva aperto la nostra attesa alla speranza, tutto posso dichiararmi fuorchè sorpreso", ha commentato. "Noi abbiamo fatto la nostra parte" afferma l'esponente Pd, "continueremo la nostra battaglia per interpretare il milione e duecentomila firme raccolte, in modo diverso in Parlamento e ancor più di prima all'esterno di esso".

"Non ci fermeremo", aggiunge Andrea Morrone, presidente del comitato promotore, ricordando come non sia la prima volta e non sarà l'ultima che un'iniziativa referendaria viene bocciata dalla Corte Costituzionale, "ma la nostra battaglia per il sistema maggioritario e per la democrazia in Italia continuerà e non si ferma di certo adesso".

Fra le prime reazioni durissima quella di Antonio Di Pietro: "L'Italia si sta avviando lentamente verso una rischiosa deriva antidemocratica: manca solo l'olio di ricino", ha detto a caldo il leader dell'Italia dei Valori. "E' tempo di scendere nelle piazze e di passare alla protesta attiva per non assistere più a questo scempio di democrazia", chiede l'ex magistrato, che attacca: "Quella della Corte non è una scelta giuridica ma politica per fare un piacere al capo dello Stato, alle forze politiche e alla maggioranza trasversale e inciucista che appoggia Monti, una volgarità che rischia di farci diventare un regime".

A stretto giro, arriva la reazione del Quirinale, dove si rileva che parlare della sentenza odierna della Corte Costituzionale come di una scelta adottata "per fare un piacere al Capo dello Stato" è una insinuazione volgare e del tutto gratuita, che denota solo scorrettezza istituzionale.

Le parole di Di Pietro non piacciono neanche a PierFerdinando Casini, che sottolinea come la Consulta vada "rispettata sempre ed è evidente che ora tocca al Parlamento rifare una legge elettorale che garantisca ai cittadini la possibilità di scegliere".

Deluso Pierluigi Bersani, che chiede ora al Parlamento di agire. "Chi come noi ha dato un aiuto decisivo alla raccolta di firme, non può certo gioire per la decisione della Consulta ma la rispettiamo. Adesso tocca al Parlamento agire e noi da domani siamo impegnatissimi a cambiare il porcellum", commenta il segretario del Pd.
Sulla stessa linea Massimo D'Alema, che sottolinea l'obbligo morale del Parlamento a cambiare rapidamente la legge elettorale, perché quella "attuale è insostenibile e inaccettabile per i cittadini".

E' d'accordo Italo Bocchino: il Parlamento deve occuparsi subito di una nuova legge elettorale, dando risposta alla richiesta venuta da oltre un milione di italiani. "Serve una legge elettorale che restituisca agli italiani la possibilità di scegliere i loro deputati e senatori", dice il vicepresidente di Fli.

Roberto Maroni si attendeva la decisione della Corte Costituzionale, "ma ora la legge elettorale va cambiata altrimenti si offenderebbe il sentimento democratico dei cittadini".

Per Mario Segni è un giorno triste, "in cui l'Italia ha perso l'occasione per sbarazzarsi di una delle peggiori leggi che siano mai state approvate". Anche Nichi Vendola parla di "immensa amarezza" di fronte a una sentenza della Corte Costituzionale "che frustra la strarispante domanda di cambiamento che si era espressa attraverso attraverso 1,2 milioni di firme di cittadini".


http://www.repubblica.it/politica/2012/01/...endum-27979781/
 
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La Lega nord prova a mettere
il bavaglio al web Il deputato del Carroccio Fava ha fatto approvare un emendamento alla Legge comunitaria: “qualunque soggetto interessato” e non più solo la magistratura, può chiedere ad un provider di “rimuovere contenuti online ritenuti
illeciti dal richiedente” Dopo il sequestro di Megaupload e la risposta di Anonymous, la “prima guerra digitale” è una hashtag caldissima su Twitter. Di “guerra” si parla perchè la chiusura del sito di condivisione è stata vista da molti visto come una risposta repressiva alle proteste contro il Sopa, la legge americana che, con la scusa di combattere la pirateria online, mette di fatto il bavaglio al web. La questione ci riguarda da vicino, ora anche l’Italia entra in un clima d’allerta: è già in Parlamento un’altro emendamento che potrebbe trasformarsi nell’ennesimo tentativo di imbrigliare la Rete anche a casa nostra.

Come segnalato dal giurista nostro blogger e vero “cane da guardia” delle libertà digitali, Guido Scorza, il deputato della Lega Nord Giovanni Fava ha presentato e fatto approvare un emendamento alla Legge comunitaria da lunedì all’esame della Camera.

Il provveidemento prevede che “qualunque soggetto interessato” e non più solo l’autorità giudiziaria o amministrativa, possa chiedere ad un fornitore di servizi Internet di rimuovere contenuti pubblicati online e ritenuti illeciti dal soggetto richiedente”. La questione suona tecnica, ma riguarda da vicino tantissimi siti.

Adesso un contenuto online può essere chiuso solo con un intervento di un magistrato. Se la nuova legge passasse alla Camera, chiunque - a cominciare naturalmente dai detentori di diritti – potrebbe rivolgersi ai provider per imporre una serrata di siti che contengono “contenuti illeciti” (una definizione tra l’altro molto vaga). Questo: 1) metterebbe a rischio ingolfamento il funzionamento di migliaia di siti, a cominciare da Google, YouTube, Facebook, ecc.; 2) Metterebbe nelle mani dei detentori dei diritti (e non solo) uno strumento molto potente, che potrebbe prestarsi anche a censure arbitrarie; 3) annullerebbe la direttiva europea sul commercio elettronico che prevede la “neutralità” dei provider e dei fornitori di servizi.

Per Scorza, la proposta leghista “ricalca, molto da vicino, il disegno di legge in discussione dinanzi al Congresso degli Stati Uniti che, nelle scorse ore, ha provocato il più grande e riuscito sciopero della storia del web. Il SOPA, in italiano, si scrive FAVA”.

Rilancia la sua denucia Libertiamo, l’associazione che fa capo a Benedetto Della Vedova che promette battaglia in Parlamento facendo sapere che presenterà un contro-emendamento per abrogare la “Sopa” italiana.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/20...o-bozza/185352/
 
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view post Posted on 12/4/2012, 11:59     +1   -1
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Allarme longevità, welfare a rischio
Gli asset sicuri scarseggiano e sui conti pubblici pesa il fattore longevità, che minaccia la sostenibilità di bilancio con il rischio, in alcuni paesi, di far schizzare il rapporto debito-pil di oltre 50 punti percentuali. L’allarme è del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), secondo il quale l’allungamento delle vita implica costi enormi che possono essere compensati con l’aumento dell’età pensionabile, il versamento di maggiori contributi e una riduzione del deficit. È però necessario che i governi agiscano subito in quanto le misure ad hoc per mitigare i rischi «impiegano anni per dare i loro frutti». L’allungamento delle prospettive di vita ha ricadute sia sul settore pubblico sia sul settore privato. «Le implicazioni finanziarie del vivere più del previsto sono molto grandi: se nel 2050 la vita media si allungherà di 3 anni rispetto alle attese attuali, i costi già ampi dell’invecchiamento della popolazione aumenteranno del 50%».

Ed è per questo che i governi devono correre ai ripari in fretta. Le autorità devono essere consapevoli della loro esposizione al rischio di longevità e favorire iniziative per trasferire il rischio. Particolare attenzione andrebbe inoltre data a una maggiore educazione finanziaria. «Pochi governi ammettono il rischio longevità. Quando lo fanno, riconoscono che è ampio». L’allungamento della vita non è l’unica minaccia per la stabilità finanziaria. A preoccupare il Fmi è anche il mix fra un balzo della domanda di asset sicuri e la loro scarsità (nel 2016 ce ne saranno 9.000 miliardi di dollari in meno) che ha «implicazioni negative sulla stabilità finanziaria».

«La crisi finanziaria e i crescenti timori sulla sostenibilità del debito in diverse economie avanzate ha mostrato come nessun asset può essere considerato come interamente sicuro» mette in evidenza il Fondo, secondo il quale «le distorsioni di mercato rendono più difficile per gli asset sicuri (che includono i Treasury americani, i bund tedeschi e, forse, i bond delle aziende) svolgere il loro ruolo sui mercati globali. L’aumento dell’incertezza, le riforme di regolamentazione e le risposte straordinarie post-crisi delle banche centrali nelle economie avanzate hanno spinto la domanda per gli asset sicuri».


http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/a...lo/lstp/449806/
 
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Diabo84
view post Posted on 12/4/2012, 18:49     +1   -1




Comodo metterla così... Viviamo troppo?? Io che sono metalmeccanico potrei mai arrivarci a 70 anni di lavoro avendo cominciato a 15? O contano sul fatto che schiatto prima e si tengono così i miei soldi di contribuente????? .......
 
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view post Posted on 13/4/2012, 17:09     +1   -1
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La seconda che hai detto...
Triste ma vero pochi arriveranno a godersi la pensione si allunga si l'età ma si allungano anche gli anni di malattia, i medici lo sanno benissimo così come lo sà la politica.
E nessuno osi campare troppo!!!
Qualche settimana fà accesi la tv di mattina c'erà una giornalista che intervistava un signore credo fosse un politico parlavano del problema casa; il signore raggiante spiegava che nei centri abbiamo tanti appartamenti dove vivono anziani soli a cui non serve una casa grande...

:fuckyou:






Il governo sulla benzina: «Aumento di 5 centesimi per finanziare le emergenze»

L'allarme del Codacons: «Spesa pari ad almeno 73 euro annui ad automobilista solo di costi diretti»


(LaPresse)
MILANO - Nella riforma della protezione civile, approvata in via preliminare dal Consiglio dei ministri, è confermata l'ipotesi dell'aumento di 5 centesimi al litro della benzina per fronteggiare le emergenze. Lo chiarisce il comunicato finale del Consiglio dei ministri.

IL CODACONS - L'eventuale aumento, secondo il Codacons, determinerebbe un aggravio di spesa pari ad almeno 73 euro annui ad automobilista solo di costi diretti. «Un simile provvedimento sarebbe semplicemente folle - afferma il Presidente Carlo Rienzi - Disporre per legge il rincaro dei listini alla pompa, quando i prezzi hanno raggiunto livelli record che sfiorano i 2 euro al litro, e dopo una successione incredibile di nuove accise introdotte per finanziare qualsiasi cosa, avrebbe effetti disastrosi sui prezzi al dettaglio in tutti i settori, sui consumi delle famiglie e sulle tasche degli automobilisti, categoria sempre più spremuta come un limone». «Qualora l'ipotesi varata dal Cdm dovesse divenire realtà, utilizzeremo tutte le armi in nostro possesso per evitare l'ennesima stangata a danno dei cittadini», conclude Rienzi.

MONTI- NAPOLITANO - Nella riforma della Protezione civile il consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare la riforma della protezione civile che il presidente del Consiglio Mario Monti ha illustrato intervenendo agli stati generali del volontariato di Protezione Civile a Roma: «Colgo un'assonanza tra la vostra funzione di volontari per la messa in sicurezza del territorio e la mia funzione di volontario, assieme al sistema politico e parlamentare, per la messa in sicurezza del Paese». Se Mario Monti è un «volontario» per la messa in sicurezza del Paese, «allora io sono un richiamato dalla riserva...». Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prende la parola agli Stati generali del volontariato di Protezione Civile, e «raccoglie» la battuta del premier che si era autodefinito «volontario». Scherza Napolitano: «Essendo uscito dal servizio permanente effettivo, sono stato richiamato dalla riserva...».

VOLONTARI - Il presidente Monti si è poi soffermato sull'importanza del ruolo svolto dai volontari di Protezione Civile nel far fronte ai rischi connessi «alla natura dei cambiamenti climatici e al profilo stesso del territorio del nostro Paese». Monti ha ricordato come i volontari siano stati fondamentali «nel passato e anche in occasione di recenti episodi drammatici che hanno segnato e ferito l'Italia. Ricordo i giorni del terremoto in Abruzzo o, in un passato più remoto, l'alluvione dell'Arno». Qui, il presidente del Consiglio ha voluto inserire una piccola nota autobiografica: «Ero un militare in servizio di leva quando ho avuto il mio primo contatto con il volontariato civile, era il 4 novembre del 1976», i giorni drammatici dell'alluvione di Firenze, quando migliaia di giovani provenienti da tutta Italia e da tutta Europa misero le loro braccia al servizio del Paese.


http://www.corriere.it/economia/12_aprile_...#scrivicommenti
 
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ryan.91
view post Posted on 14/4/2012, 09:56     +1   -1




Poveri noi! :LLL:
 
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Tetram
view post Posted on 27/7/2012, 22:00     +1   -1




CITAZIONE (perlanaturale @ 4/11/2011, 19:41) 
Acquista una pagina sul Corriere: «Italiani, compriamoci il debito!»
L'appello a pagamento di un cinquantenne di Pistoia: «Acquistare Btp e Bot l'unico modo per tornare grandi»



MILANO - Giuliano Melani è un cittadino italiano, un cinquantenne di Pistoia che la politica ha provato a frequentarla qualche anno fa animando, nella sua città, una lista civica e di finanza di occupa per lavoro nella sua agenzia di leasing. Giuliano ha pagato di tasca sua un' intera pagina del Corriere della Sera per rivolgere un appello agli italiani: «Concittadini amici e fratelli, compriamoci il debito!» . Come? «Sottoscrivendo i nostri titoli di Stato». Perchè? «Per uscire dalla crisi, per non svendere il Paese, per fare a meno del governo e dell'Europa» sostiene lui che racconta di credere talmente a fondo in questa iniziativa da aver sfidato, tra le altre cose, l' ironia del figlio ventenne che ha (affettuosamente) cercato di evitargli la spesa, l'esposizione mediatica o forse una delusione.


«NON SONO DELLA VALLE» - Spiega Melani citando il recente j'accuse alla politica del patron della Tod's, anch'esso diffuso come avviso a pagamento sui principali quotidiani: «Io non sono Diego Della Valle, ma voglio essere uno dei portatori sani della soluzione. Questo appello mi è costato un botto, per favore non fatene carta da macero!». Melani non è pentito della spesa: «Non si può pensare sempre di fare la "rivoluzione dopo pranzo", ci sono stati uomini e donne che hanno dato la vita per questo Paese e per la libertà, noi possiamo almeno dare un po' di soldi».

«POSSIAMO FARCELA» - «Sono convinto che ce la possiamo fare, basta andare in banca e ordinare Bot e Btp, ognuno di noi per quanto può dare e chi più ha più metta» dice ancora Melani raggiunto al telefono. «L'idea mi è venuta l'altra mattina, mi sono svegliato presto con questo pensiero in testa e una gran voglia di comunicarlo ai miei concittadini». Interesse per la politica? «Beh, domani ho un impegno...A parte gli csherzi, sì sono interessato alla politic, nel senso che sento l'emergenza del momento. Non mi sento rappresentato da questo governo e non so se sarò rappresentato dal prossimo».

WAR BOND - I toni accorati ricordano a tratti persino quelli della propaganda per i prestiti di guerra, le emissioni di obbligazioni per finanziare l'esercito viste in tanti Paesi nella prima e nella seconda guerra mondiale, specie là dove Melani invita a comprare Bot, Cct e Btp «al tasso più basso possibile. Compriamoli anche a tasso zero». Il paragone non irrita Melani: «È proprio così e del resto la situazione è drammatica». Niente speculazioni, dunque, ma puro investimento patriottico. «Mandiamo a ruba i nostri titoli di Stato, facciamo uno sforzo, compriamo il nostri debito»

DUE CONTI - La struttura del debito pubblico italiano, 1.900 miliardi di euro circa, ragiona Melani, è tale per cui la scadenza media è a 7/8 anni e ogni anni ci viene richiesto di rinnovare il debito per 260/270 miliardi: «Sono circa 4.500 euro a testa: lo so che le medie ci fanno fessi ma state sicuri che molte persone dispongono di queste cifre» . «Vi giuro che ci conviene, negli ultimi due anni sono state poste in essere manovre per 200 miliardi, sono andati tutti perduti perchè nel frattempo sono saliti i tassi d'interesse sul debito».

«NESSUNO PUO' DIRSI INNOCENTE» - «Il nostro problema sono i debiti» contratti anche a causa dei comportamenti non corretti di ognuno di noi: «Quando non abbiamo pagato le giuste imposte, quando ci siamo riempiti di medicinali che abbiamo regolarmente buttato, quando abbiamo eletto persone inadeguate, quando non ci siamo messi a disposizione». Ma «vivaddio siamo stati anche liberi», «e siamo speciali, anche se ora ci sentiamo invecchiati» e c'è «una sola cosa da fare subito per tornare a salite le nostre azioni e i nostri beni: comprare il debito. Saremo ricompensati mille volte di quel poco che non abbiamo nemmeno speso - conclude Melani - ma prestato al nostro grande Paese, l'Italia»


www.corriere.it/economia/11_novembr...61a45e1f2.shtml

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Le trame del professor Monti per zittire Bankitalia
Furiosa telefonata del premier: vuole censurare un ex dipendente che scrive articoli scomodi sulle mosse intorno al capitale della banca centrale



Mario non prende bene le critiche di De Mattia, già collaboratore di Fazio, in pensione da sei mesi. E telefona infuriato a via Nazionale chiedendo che l'ex funzionario non scriva più del governo
di Franco Bechis

Il presidente del Consiglio Mario Monti ha cercato di mettere il bavaglio alla Banca d’Italia, furioso per critiche a mezzo stampa che il premier riteneva ispirate dalla banca centrale. Il clamoroso episodio è stato rivelato ieri da Paolo Panerai nel suo editoriale «Orsi e Tori» apparso sul settimanale Milano Finanza e sul quotidiano Italia Oggi. A scatenare la rabbia del premier sarebbe stato un articolo critico nei confronti del governo apparso su MF e scritto da un autorevole dirigente della Banca d’Italia in pensione ormai da sei anni: Angelo De Mattia.

La critica (non era la prima ad atti dell’esecutivo) era in questo caso all’atteggiamento del governo di fronte a una normale vicenda parlamentare. Un senatore del Pdl, Luigi Grillo, aveva infatti presentato un emendamento alla spending review per interpretare definitivamente una norma contenuta nella legge sul risparmio del 2005. Era l’epoca del braccio di ferro fra il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia guidata da Antonio Fazio. Fu deciso il mandato a termine del governatore e ipotizzato anche un diverso assetto proprietario della Banca d’Italia. La scelta fu fatta sulla base di uno studio commissionato da Giulio Tremonti a Francesco Galgano. Poi Tremonti fu dimissionato dal ministero e la norma di legge fu presentata con un emendamento dal suo successore, Domenico Siniscalco. Si stabiliva che con un decreto da adottare entro tre anni il capitale della Banca d’Italia sarebbe passato dalle casse di risparmio che lo detengono al Tesoro, che ne sarebbe divenuto proprietario.

Ci furono polemiche sull’autonomia della banca centrale e sull’esproprio della quota alle stesse casse di risparmio, per cui non veniva stabilito nemmeno un minimo di indennizzo. La stessa banca centrale all’epoca di Mario Draghi sollevò in due occasioni apertamente il problema. Il decreto - secondo la più classica soluzione all’italiana - non fu mai presentato e l’azionariato della banca centrale è restato quello che era. La legge però è ancora in vigore, e quella incertezza sul proprio futuro e sull’eventuale passaggio fra le partecipazioni del governo, qualche lesione all’autonomia di Banca d'Italia provoca.

L’emendamento Grillo, che all’inizio sembrava condiviso da tutta la commissione, semplicemente chiariva che non essendo stato adottato entro i tre anni previsti quel decreto, la norma sul passaggio di Bankitalia al Tesoro si doveva considerare decaduta. Un chiarimento utile per la spending review, perché prima o poi per quel passaggio sarebbe stato necessario stabilire un prezzo anche per evitare sicuri ricorsi davanti alla Corte costituzionale. Il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, aveva dato informalmente un primo ok all’emendamento. Poi è arrivato in commissione il capo del legislativo delle Finanze e ha detto no a nome del ministro, Vittorio Grilli, senza dare alcun tipo di spiegazione. De Mattia ha commentato criticamente quel che era accaduto, riferendosi anche al premier: «Monti si dia una mossa», ha scritto, «e decida chi deve essere azionista della Banca d’Italia».

Il premier non l’ha presa affatto bene, e con un gesto clamoroso che in altre epoche avrebbe sollevato l’intera stampa italiana a difesa dell’autonomia della banca centrale, ha protestato con rude vivacità con la Banca d’Italia. Secondo quanto risulta a Libero la telefonata furiosa è stata fatta al direttore generale dell'istituto di via Nazionale, Fabrizio Saccomanni. E la conseguenza sembra sia stata una richiesta della banca centrale a De Mattia di non scrivere più di argomenti che possano riguardare Tesoro e governo, perché la sua opinione personale verrebbe erroneamente scambiata con quella della Banca d’Italia, che ne subirebbe le conseguenze. Essendo garantita dalla Costituzione italiana la libertà di pensiero e di espressione - perfino quando è sgradita a Monti o ai ministri del suo governo - De Mattia non si è adeguato nemmeno per un istante, inviando a Milano Finanza una semplice lettera per ribadire ciò che dovrebbe essere lapalissiano: chi scrive è responsabile di ciò che scrive che non è attribuibile a nessun altro. Essendo in pensione da sei anni, De Mattia ha la libertà di qualsiasi cittadino di criticare Monti senza coinvolgere né dovere chiedere il permesso alla banca per cui ha lavorato 40 anni.

Resta il clamoroso intervento a gamba tesa di un premier che pure aveva predicato in mille occasioni la libertà e l’autonomia della banca centrale. Limitata evidentemente all'obbedienza all'esecutivo da lui guidato...


http://www.liberoquotidiano.it/news/home/1...lxitWA.facebook

[QUOTE=Tetram,27/7/2012, 23:00 ?t=59095035&st=15#entry508420256]
CITAZIONE (perlanaturale @ 4/11/2011, 19:41) 
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Ancora meglio sarebbe non pagare un debito creato da 0 col solo scopo di distruggere i paesi "VITTIME" di dover pagare un debito che nella realtà non esiste!
 
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Il club Bilderberg è a Roma per decidere le sorti dell'Ue?
A un anno dalla nomina del Prof a premier, il gruppo Bilderberg si ritrova proprio a Roma. Ecco chi siederà al vertice


Andrea Indini - Mar, 13/11/2012 - 18:59
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Quantomeno la coincidenza con l'anniversario dell'investitura di Mario Monti a Palazzo Chigi dà nell'occhio. A un anno dall'investitura alla presidenza del Consiglio, il gruppo Bilderberg sbarca nella Città Eterna per fare il punto sul commissariamento dei Paesi euro più a rischio.


Tra questi, va da sé, c'è anche l'Italia. Ovviamente della 61° sessione di lavori non c'è traccia alcuna. Il vertice è completamente avvolto da un alone di mistero: neppure sul sito ufficiale della più potente e misteriosa organizzazione mondiale si fa alcun accenno. E nel mistero sarebbe rimasto segli organizzatori non avessero piazzato gli ospiti all'Hotel de Russie, il prestigioso albergo di via del Babuino che, in questi giorni, è letteralmente invaso da troupe televisive e fotografi che seguono il Festival del Cinema.

I gotha del mondo economico mondiale approda a Roma. Troppe le coincidenze per passare inosservato. Nei giorni in cui Monti soffia una candelina insieme ai ministri tecnici che ha chiamato a raccolta per "salvare" l'Italia su consiglio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e a pochi giorni dalla riconferma di Barack Obama alla guida del Paese più potente del mondo, il gruppo Bilderberg si dà appuntamento a Roma. Da sempre, gli incontrivengono organizzati in posti riservati e lontani da occhi indiscreti, due volte l'anno, lontano dalle telecamere. Ai primi di luglio la riunione era stata tenuta a Chantily, un paesino non lontano da Washington. Allora, a detta di molti, si erano ritrovati per decidere sul futuro degli Stati Uniti d'America, oggi al centro dei lavori ci sarebbe invece il futuro dell'Unione europea e, in particolar modo, dei famosi Piigs - i Paesi "spendaccioni" a rischio default. Tra questi c'è, ovviamente, anche l'Italia. A Chantily l'incontro era finito a manganellate con gli indagnados a stelle e strisce che si erano piazzati davanti al Marriot per contestare i grandi della finanza mondiale. A Roma, invece, rischia di finire tra lustrini e paillettes. Attorno all'Hotel de Russie c'è, infatti, un via vai di attrici, starlette, vippame varie. Così, per non farsi notare, i circa ottanta invitati al vertice hanno rganizzato una gita (privatissima e riservatissima) ai Musei Capitolini che, oggi pomeriggio, hanno chiuso i battenti in anticipo per permettere ai grandi della finanza di chiacchierare in santa pace.

Il gruppo Bilderberg è un incontro non ufficiale che raccoglie, solo su invito, le personalità influenti in campo economico, politico e bancario. Pur avendo un ufficio a Leida, nei Paesi Bassi, i partecipanti cambiano di volta in volta riunendosi in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo (normalmente nel Vecchio Continente, una volta ogni quattro anni negli States o in Canada). Quest'anno sulla lista dei partecipanti, che solitamente viene resa pubblica attraverso la stampa, c'è un fitto alone di mistero. A svelare qualche nome ci ha pensato Libero. Tra gli italiani c'è un'ampia partecipazione dell'attuale governo: oltre a Monti figurerebbero anche il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, il duo Elsa Fornero e Paola Severino, il titolare dell’Istruzione Francesco Profumo. "Non si sa se Monti ci va - ha commentato Francesco Storace - il premier prenda nettamente le distanze dalle consorterie internazionali". Il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri avrebbe, invece, declinato l’invito. Sarebbero poi presenti Giuliano Amato, indicato nei documenti ufficiali come presidente della Treccani, Emma Bonino, il numero uno delle Ferrovie Mauro Moretti, l'ad di Mediobanca Alberto Nagel, Angelo Cardani dell'Agcom, l'ad di Unicredito Federico Ghizzoni, Enrico Cucchiani di Intesa, Fulvio Conti dell’Enel, la presidente della Rai Anna Maria Tarantola, il neo presidente della Cir Rodolfo De Benedetti e il direttore del telegiornale di La7 Enrico Mentana. Le conferme, ovviamente, non ci sono. I nomi vanno presi con il beneficio del dubbio. L'incontro, però, c'è. Ed è in corso proprio in queste ore.



http://www.ilgiornale.it/news/interni/club...lue-855649.html

Evasione fiscale: Vade retro fisco
Il pil cala, le entrate aumentano e il 2013 promette di essere l’anno della grande offensiva contro l’evasione. Con il rischio di fare qualche vittima anche fra gli onesti

Si chiama redditest e viene quasi voglia di chiederlo in farmacia, perché l’ultima trovata dell’Agenzia delle entrate nella lotta all’evasione fiscale è assimilabile a un’analisi del sangue per scoprire se siamo fiscopositivi. Prima di entrare nel vortice del redditometro, che invece è la penultima trovata nella lotta all’evasione, l’agenzia guidata da Attilio Befera consiglia infatti di avviare un’analisi (non del sangue, ma del reddito) per conoscere gli aspetti più profondi di noi stessi. Così l’evasore, autosmascheratosi, non avrà più il coraggio di perseverare e in un sussulto di senso civico, o più probabilmente di paura, dichiarerà finalmente tutti i suoi redditi, fino all’ultimo euro.
Insomma, anno nuovo vita vecchia, con il ripetersi dei proclami di lotta senza quartiere all’economia sommersa e alle attività in nero, che secondo varie stime (per quanto sia difficile stimare l’illegalità) oscillerebbe tra 250 e 300 miliardi di euro all’anno. Nel frattempo si abbassa sempre più la soglia della ricchezza, visto che con 100-150 mila euro annui di reddito si entra di diritto nel cerchio magico dei supertartassabili, dei pagatori di ultima istanza, dei contributori estremi chiamati a raccolta per salvare i conti pubblici. D’altra parte è anche vero che solo l’1 per cento degli italiani dichiara di guadagnare più di 5 mila euro al mese. Mentre, giusto per avere un riscontro europeo, una famiglia svizzera con due figli è considerata povera se ha un reddito di 4 mila franchi al mese (3.300 euro).
Ogni anno è quello decisivo, si diceva, almeno stando agli annunci. Salvo poi scoprire che ancora non basta. E così si danno ulteriori poteri all’Agenzia delle entrate, che a sua volta escogita nuovi strumenti di indagine. E i risultati? Ci sono, certo, ma è altrettanto certo che si potrebbe fare di meglio. L’anno scorso, per esempio, gli uomini di Befera hanno portato nelle casse dell’erario 12 miliardi di euro scovati nelle tasche dei furbetti. È tanto? È poco? È la tessa cifra che è stata recuperata dall’omologa agenzia francese, dove però l’economia in nero è stimata all’8-10 per cento del pil, quindi meno della metà di quella italiana.
A parità di efficienza, insomma, in Italia bisognerebbe rastrellare almeno 25-30 miliardi all’anno, una cifra che inizierebbe davvero a cambiare il quadro macroeconomico del Paese, consentendo di alleggerire le tasse a chi le paga davvero. Per non parlare dei contenziosi che nella metà dei casi si risolvono a favore del cittadino, evidenziando quindi come un’enorme porzione dell’attività ispettiva sia sprecata.
Il governo di Mario Monti, appena insediato, aveva subito fatto capire che avrebbe fatto della lotta all’evasione la sua priorità. Già il 6 dicembre scorso, quindi al lavoro da poche settimane, aveva varato il decreto per limitare l’uso del contante. Poi è stato un crescendo, fra spesometri, redditometri, anagrafe dei conti correnti bancari, trattative internazionali. Una politica che lo stesso premier ha sintetizzato in una frase secca: «Siamo in uno stato di guerra». A cui Befera ha fatto eco, riconoscente: «Monti ha dotato le strutture che operano contro l’evasione di ulteriori e incisivi strumenti. Noi gliene siamo grati».
Tutto questo corrisponde ovviamente a un’escalation degli oneri a cui è sottoposto il contribuente e che rendono sempre più trasparente ogni sua attività, anche privatissima, promettendo di fare del 2013 l’anno della «grande offensiva fiscale»: qualcosa che i cittadini italiani non hanno mai visto e forse neppure ritenuto possibile in oltre 60 anni di vita repubblicana.
Il più invasivo e potenzialmente efficace di questi strumenti è senza dubbio l’obbligo di comunicazione dei movimenti dei conti correnti da parte degli intermediari finanziari. La norma, introdotta a fine 2011 con il decreto salva Italia, è in vigore dall’inizio del 2012, ma ha avuto qualche ritardo per i problemi sollevati dal garante della privacy. Questione di giorni o al massimo di settimane: giusto il tempo necessario a farla funzionare entro l’inizio del 2013. Significa che alla fine del prossimo anno l’amministrazione saprà quanto denaro è stato movimentato, sia in entrata che in uscita, su ogni singolo conto, né più né meno dei rispettivi titolari. In parole povere è la fine del segreto bancario in Italia. La speranza, espressa un po’ da tutti, è che di questo potentissimo strumento l’Agenzia delle entrate faccia un uso discreto e prudente, evitando di sparare a raffica minacce di accertamento com’è accaduto in passato.
Molto si è detto e si continuerà a dire anche sul redditometro, o nuovo accertamento sintetico. La norma che lo istituisce è stata approvata nel 2010, ma neppure questo è ancora operativo. Il tempo trascorso è stato impiegato per una lunga sperimentazione con le associazioni di categoria che dovrebbe essere prossima a conclusione. Befera ha annunciato per la prima decade di novembre il rilascio del redditest, ossia la cartina di tornasole che dovrebbe dirci se siamo in regola o no con il redditometro e a cui quest’ultimo seguirà probabilmente a ruota. Il nuovo strumento conterrà 100 voci di spesa appartenenti a sette categorie (abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero, investimenti immobiliari e mobiliari, altre spese significative) sulla base delle quali calcolare la veridicità del reddito dichiarato. Giurano all’Agenzia delle entrate che non potrà dare luogo ad accertamenti veri e propri, ma solo a una selezione delle posizioni sospette da verificare poi con un faccia a faccia fra contribuente e amministrazione.
È già in vigore lo spesometro, ossia l’obbligo per gli operatori finanziari di segnalare all’Agenzia delle entrate le spese sopra i 3.600 euro. Il termine massimo era stato stabilito in un primo momento al 31 ottobre ed è stato poi spostato alla fine dell’anno. È un altro regalo dunque del fatidico 2013, che rafforza una norma dell’escalation di cui sopra: il divieto dell’uso dei contanti per le spese superiori ai 1.000 euro, già in vigore dall’inizio dell’anno.
Un armamentario di questa portata fa sorgere inevitabilmente la domanda: e se neppure con tutti questi mezzi si riuscisse a portare a casa le decine
di miliardi delle stime sull’evasione? Ha la risposta pronta il segretario della Cgia Artigiani di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che con il fisco ha un conto aperto da anni (il suo ultimo libro si chiama Evasori d’Italia): «Vorrebbe dire che tutto questo dispiegamento di forze sta mirando nella direzione sbagliata, e che anziché organizzare operazioni in grande stile per inseguire gli scontrini dei bar ci si dovrebbe occupare dei grandi evasori. Per esempio chiedendosi come mai il 50 per cento delle società di capitali non dichiara 1 euro di utile».
È un altro dei nodi che dovrà sciogliere la «grande offensiva » del 2013, diretta anche a chi ha fatto sparire i redditi nelle banche svizzere. Da mesi Monti e il suo ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, stanno trattando con il governo elvetico per potere avere una quota forfettaria dei depositi italiani in quel paese rinunciando a conoscere nomi e dettagli delle singole posizioni. Un po’ in affanno per la verità: mentre noi ancora discutiamo, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha già stretto l’accordo con Berna e si appresta a bissare con Singapore, nuovo paradiso dell’evasione europea. Anche su questo capitolo della lotta all’evasione il 2013 potrebbe segnare un cambio di passo.

http://economia.panorama.it/tasse/Evasione...ade-retro-fisco
 
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Presentata in parlamento interrogazione parlamentare riguardante alieni ed ufo


prvawd
http://banchedati.camera.it/sindacatoispet...e=6&highLight=1


testo

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-19252
presentata da
GIUSEPPE VATINNO
giovedì 20 dicembre 2012, seduta n.737

VATINNO e BARBATO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:

presso l'Onu, Organizzazione delle nazioni unite sarebbe sorto l'Unoosa, Ministero degli affari spaziali e Mazlan Othman, l'astrofisica malese sarebbe stata messa a capo della struttura con il fine di accogliere gli extraterrestri (lastampa.it, 29 settembre 2010);

la nomina sarebbe avvenuta in occasione della conferenza della Royal Society Kavli foundation nel Buckinghamshire, in cui la Othman avrebbe anche presentato il proprio «piano». La divulgazione dei progetti seguiti dall'astrofisica, che è stata a capo dell'agenzia spaziale malesiana con cui ha organizzato la preparazione al lancio del primo astronauta del suo Paese, si sarebbe resa necessaria data la scoperta di centinaia di nuovi pianeti che, secondo la stessa scienziata, «aumenterà le possibilità di rilevare la presenza di vita extraterrestre nel cosmo». E questo significa che l'Onu deve essere pronto a coordinare la risposta dell'umanità a un eventuale «primo contatto», come riportato dal Telegraph;

Dimitri Medvedev, premier della Federazione russa, - un lancio agenzia Ansa 9 dicembre 2012 riferisce che nel corso di un fuori onda televisivo - avrebbe detto ad un giornalista che insieme alla valigetta con i codici nucleari, gli sarebbe consegnato una speciale cartella «top secret». «Questa cartella contiene solo informazioni sugli alieni che hanno visitato il nostro pianeta». «Inoltre, gli viene consegnato un rapporto del servizio segretissimo che esercita il controlla sugli alieni sul nostro territorio nazionale», aggiunge Medvedev, secondo cui «informazioni più dettagliate su questo argomento potete ricavarle dal noto film "Men in Black"», «però non vi dirò quanti di loro sono fra noi perché questo creerebbe panico», ha aggiunto il premier;

Ronald Reagan, 40° Presidente degli Stati Uniti d'America, ad otto anni dalla scomparsa, l'ex collega Shirley MacLaine ha rivelato che: «Reagan lasciò la carriera di attore per gettarsi nell'arena politica proprio dopo un incontro ravvicinato con un entità aliena che lo impressionò molto. Erano i primi anni '50, lui e la moglie Nancy erano attesi ad un party organizzato dall'attore William Holden. Arrivarono in ritardo, molto eccitati. All'amica Lucilie Ball (star della serie tv "I love Lucy", in Italia "Lucy ed io") raccontarono la loro incredibile avventura: si erano fermati sulla superstrada che porta a Los Angeles per osservare un disco volante in fase di atterraggio. Nella versione riferita dalla Ball, l'evento già abbastanza eccezionale si concludeva così. Invece, ora la 78enne MacLaine ricorda di aver sentito dalla collega quel dettaglio in più, sconvolgente. Dall'astronave sarebbe uscito un E.T. che rivolgendosi all'attore lo avrebbe invitato ad abbandonare Hollywood per concentrarsi sulla politica, probabilmente profetizzandogli un luminoso futuro. In effetti, da lì a poco Reagan smise di recitare. Come si sa, dal 1967 fino al 1975 ricoprì la carica di Governatore della California e poi, dal 1981 al 1989, venne eletto per due mandati consecutivi alla Casa Bianca. Bè, l'alieno aveva visto bene. Non fu quello però l'unico avvistamento straordinario che Ronald Reagan avrebbe fatto. Quando era ancora governatore, nel 1974, stava volando a bordo di un Cessna Citation diretto a Baskersfiled. A bordo, oltre al pilota Bill Paynter, c'erano anche due guardie del corpo. Tutti e quattro gli uomini ad un certo punto notarono una strana luce bianca nel cielo che sembrava seguirli. «Appariva lontana alcune miglia - riferì il pilota - ma poi all'improvviso accelerò, sembrò allungarsi e poi sparì di colpo. Tutti sull'aereo rimanemmo sorpresi... Quell'Ufo era passato in un istante da una normale velocità di crociera ad una velocità straordinaria»;

il 23 giugno 2006 nel corso della conferenza stampa della prima giornata del seminario internazionale intitolato Media between Citizens and Power («I media fra i cittadini ed il potere») tenutosi all'Isola di San Servolo presso il polivalente centro congressi di proprietà della provincia di Venezia, l'ex premier sovietico Michail Sergeevich Gorbaciov ha risposto alle domande di una quarantina d'inviati di testate nazionali e locali, e di radio e televisioni. Il seminario internazionale (durato due giorni, dal 23 al 24 giugno 2006) è stato patrocinato dalla provincia di Venezia e dal World Political Forum fondato dallo stesso Gorbaciov. La penultima domanda (precedente a quella dell'inviato di Rainews24) è stata posta da Luca Scantamburlo, inviato del Gruppo Editoriale Olimpia per le riviste Tecnologia&Difesa ed UFO Notiziario. Il quesito rivolto al grande statista russo concerneva alcune dichiarazioni pubbliche di Ronald Reagan in merito alla possibilità di una «minaccia aliena» alla Terra proveniente «da un altro pianeta», eventualità che avrebbe aiutato gli uomini a riconoscere il legame che li affratella (discorso ad un liceo nel Maryland il 4 dicembre 1985, e speech a New York alla 42ma Assemblea Generale dell'ONU il 21 settembre 1987);

durante il quesito in conferenza stampa l'ex premier Gorbaciov è intervenuto interrompendo il giornalista e, riferendosi a Reagan, ha affermato: «Fra le altre cose ne ha parlato una volta anche con me»; l'inviato ha replicato: «A Ginevra nel 1985», senza essere smentito dall'ex premier al quale ha infine chiesto un commento alle sconcertanti dichiarazioni rilasciate l'anno scorso all'Università di Toronto da Paul Hellyer, ex ministro della difesa canadese (vedasi il servizio di Maurizio Molinari per La Stampa di Torino, 26 novembre 2005, Esteri, pagina 10), il quale ha parlato della possibilità di un'imminente «guerra intergalattica» alla quale gli Stati Uniti si starebbero segretamente preparando;

Winston Churchill, primo ministro del Regno Unito dal 1940 al 1945 e successivamente dal 1951 al 1955, noto statista e stratega, Churchill, ex ufficiale dell'esercito britannico - il 6 agosto 2012 il corriere.it informa i lettori che - «Ai dischi volanti, Churchill fu iniziato nel 1912: nel cielo di Sheerness, in Essex, sopra la base-scuola della Royal Navy qualcuno osservò un oggetto strano che luccicava e rimase stordito. Forse era un velivolo ma non avendo mai visto cose del genere quel testimone lanciò l'allarme e la faccenda finì persino alla Camera dei Comuni. Fu tale lo spavento che il Parlamento ordinò al primo Lord dell'Ammiragliato, il trentottenne Winston Churchill, di venire a capo della inquietante intrusione. Se ne occuparono i servizi segreti della flotta di sua Maestà che però non riuscirono a dare una spiegazione esauriente del fatto. E, così, si preferì soprassedere. Allucinazioni visive? Invasione dallo spazio? Un bel po' di anni dopo, ci raccontano i documenti storici resi pubblici ieri dall'Archivio Nazionale di Stato, Winston Churchill fu costretto di nuovo, e in diverse occasioni, a occuparsi di Ufo. Se nel 1912 non vi aveva prestato più di tanta attenzione e probabilmente non se ne era nemmeno preoccupato, questa volta il leader conservatore, divenuto nel frattempo capo del governo, pensò di andarci cauto e di non sottovalutare gli avvistamenti segnalati.»;

Jimmy Carter, il 39° presidente degli Stati Uniti d'America, in carica dal 1977 al 1981, durante la campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti, promise di aprire al pubblico e svelare i segreti della cosiddetta «Camera D» del Pentagono: l'archivio sugli ufo del governo americano. Carter, subito dopo la laurea in fisica si era occupato del fenomeno ufo affermando di essere stato protagonista di un incontro ravvicinato. Gli studiosi gli credettero. Eletto alla carica di Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter non mantenne la promessa;

con Area 51 si intende - riferisce il corriere.it a firma Antonio Carioti datato 8 luglio 2011 - una base militare segreta nel Nevada, che sorge presso il letto di un antico lago salato, Groom Lake, distante 150 km da Las Vegas. Si dice che là siano stati trasportati i resti di un disco volante, comprese le salme dei suoi passeggeri alieni, precipitato a Roswell (New Mexico) nel luglio 1947. In effetti le versioni ufficiali delle autorità americane sulla vicenda non sono mai apparse del tutto convincenti. E sulle attività di Area 51 grava ancora una cappa di mistero. Ma non è detto che dietro ci sia una vicenda di contatti con gli extraterrestri. Il documentario «Inside Area 51», in onda su National Geographic Channel (canale 403 di Sky, ore 21.10), punta piuttosto i riflettori sul lato nascosto della guerra fredda. Per la prima volta si confessano davanti alle telecamere piloti, tecnici, ufficiali e agenti segreti operanti nella base, tra cui l'ex comandante di Area 51, Hugh Slater, e l'ex vicedirettore della Cia, Albert Wheelon. Si parla di test atomici, voli sperimentali, collaudi di nuovi prototipi (dal famoso U2 al misterioso Oxcart) per lo spionaggio ad alta quota sull'Unione Sovietica. Venne sperimentato a Groom Lake anche un mezzo a quattro ruote poi usato dagli astronauti sulla luna. Realizzata con la consulenza di Annie Jacobsen, autrice del saggio investigativo «Area 51», uscito in maggio negli Stati Uniti e recensito dal New York Times, la trasmissione fornisce molte informazioni interessanti. Ma non pretende di dire una parola definitiva sugli enigmi di Groom Lake. Anzi termina con le dichiarazioni di due protagonisti che ammettono di aver rivelato «solo una parte della storia». Viene da pensare che abbiano taciuto proprio gli aspetti più intriganti. Che magari potrebbe davvero riguardare gli alieni -:

se i Ministri interrogati sono informati dei fatti esposti in premessa che, ad avviso degli interroganti meritano un approfondimento e, se dispongano notizie in merito, nonché se il Governo intenda reperire elementi anche sul piano internazionale sull'argomento esposto, come ad esempio l'esistenza dell'Area 51, se l'Italia disponga e dove di eventuali strutture delle Forze armate o di altri Corpi dello Stato dediti allo studio del fenomeno ufologico, se siano stati prodotti documenti e relazioni riservati in ambito nazionale o Nato, se infine in Italia si possa prevedere la creazione di una struttura dedicata munita dei requisiti di trasparenza pubblica.(4-19252)
 
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105 replies since 8/10/2011, 06:22   929 views
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