CITAZIONE (Diabo84 @ 13/1/2012, 17:51)
Radio a Galena... Con auricolari... Con un canto funebre ancora in ascolto?
la notizia l'ho trovata citata spesso online, ed è riportata anche in un libro che ho a casa ma devo ricordarmi in quale.
intanto ho trovato questa citazione
fonte l'articolo
IL PALEOCONTATTO di Umberto Talarico
Una sorta di primitiva "radio a galena" rinvenuta su uno scheletro umano posto in una bara di legno, risalente a circa 2500 anni fa, scoperta in una caverna della remota zona di Yianghe, nella provincia sud-orientale di Yiangxi in Cina. Tale ritrovamento è stata opera di una équipe di archeologi guidata dal Prof. Han della Nanking University. Il reperto è composto da due auricolari collegate ad una scatola nera contenente delle lamine d’argento (aventi forse funzioni di trasduttori di frequenze) e un cristallo di colore violetto (avente forse funzione di antenna e/o sorgente di energia). Indossando le auricolari, si ode un suono che si ritiene essere un canto funebre inneggiante alla morte e all’oltretomba.La navicella spaziale di ToprakkaleLa statuina fu ritrovata in Turchia, durante gli scavi durati diversi anni a Tuspa chiamata anticamente Toprakkale Toprakkale, antica capitale del regno di Urartu nel 1973 la notizia del rinvenimento fu resa pubblica da un giornale sloveno nel 29 Novembre 1995. È soprannominata l'astronauta di Istanbul o La navicella spaziale di Toprakkale
La statuina è in pietra misura 23 cm, è alta 9 cm e larga 8 cm, sembra rappresentare una navicella spaziale, nonostante le analisi l’abbiano datata all’1.000 a.C.
La statuina di Toprakkale realizzata in pietra rappresenta al nostro sguardo un umanoide seduto all’interno di un veicolo a propulsione monoposto, il mezzo ha una forma aerodinamica, all’interno è seduto il “pilota” con le ginocchia e braccia piegate, indossa una tuta che ricopre l’intero corpo sino al collo, guanti e stivali, si possono vedere chiaramente i tubi di respirazione, nella parte posteriore del mezzo vi sono tre motori inseriti in un motore più grande. La statuina è ricchissima di dettagli manca purtroppo la parte superiore col capo dell’ominide e della struttura superiore del futuristico mezzo.
La statua si trova presso il museo Archeologico Nazionale di Istanbul ma non in esposizione poiché il direttore del museo considerava la statua come fuori dall’ambiente storico. Egli affermò che la statua non rispecchiava lo stile dell’epoca al quale apparteneva, la somiglianza con una navicella era impossibile poiché all’epoca non ne esistevano.
La statuetta fu tenuta per anni all’interno di un armadio blindato nell’ufficio del vicedirettore. S’interessò al manufatto anche il famoso ricercatore Zecheria Sitchin.
Egli durante la visita presso il museo di Istanbul nel Settembre 1997 Sitchin, incontrò il direttore del museo, il dottor Pasinli, ottenendo da lui il permesso per fotografare ed esaminare l’artefatto, per il ricercatore la pietra era di origine vulcanica e ricca di dettagli. Convinse il direttore del museo che si trattava di un reperto originale, e riuscì ad ottenere grazie ad una mediazione l’esposizione al pubblico, della statua seppur temporaneamente.
In un articolo Zecheria Sitchin descrisse la statua come un modello in scala, di una navicella alimentata da quattro motori posteriori collegati a un motore più grande, la navicella ospita un pilota mostrato nella scultura, aggiungendo che a causa della testa mancate, non sappiamo se il pilota indossasse un casco o altro.
La rivista inglese Fortean Times citò il manufatto su un articolo intitolato "An Ancient Space Module", nel numero di ottobre-novembre 1993, la statua è così descritta:
"E' stata riportata alla luce nella città di Toprakkale (conosciuta nell'antichità come Tuspa), e si ritiene che abbia 3.000 anni." All'occhio moderno sembra rappresentare un veicolo spaziale monoposto, senza la testa del pilota”.
L’antica città di Tuspa fu la capitale del regno di Urartu, più nota come Ararat, il regno si trovava sulle rive del lago Van a poca distanza dal famoso monte Ararat, la civiltà che vi sorgeva aveva origini sumere, infatti, utilizzavano il cuneiforme e nei testi ufficiali l’accadico. Nell’1.000 a.C. il regno di Urartu era rivale dell’Assiria.
Secondo leggende antiche gli urarti erano i discendenti degli imbarcati nell’arca di Noè.
Alcuni fanno notare che potrebbe trattarsi di un falso, ma ciò non spiegherebbe perché sarebbe conservato in un armadio blindato, per alcuni sarebbe realizzato con gesso e polvere di marmo ma se così fosse nel punto della testa dove la statua è rotta, si dovrebbe vedere il materiale originale della statua, che se fosse in gesso dovrebbe apparire come di color bianco, invece nel punto di rottura la statua è di color marrone.
Perla