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Testimonianze dei soprusi di Equitalia & c., Storie di ordinaria estorsione di stato

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view post Posted on 14/10/2011, 13:49     +1   -1
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ECCO COME EQUITALIA ROVINA LE FAMIGLIE: UN ESEMPIO PRATICO
"Equitalia", oltre ad applicare tassi di interesse pazzeschi (in pochi anni la cifra dovuta raddoppia, triplica...) strappa alle famiglie in difficoltà economica la casa, spesso pagata in anni e anni di rinunce e sacrifici:

Con le nuove normative approvate recentemente (in silenzio) Equitalia potrà prelevare i soldi direttamente dai conti correnti, e pignolare le case in SOLI 2 MESI dalla partenza delle procedure: (vedi articolo) la cosa che fa ancora più schifo, viene le case dei poveri vengono SVENDUTE all'asta, a qualche ricco speculatore (magari un evasore fiscale che ricicla i soldi sporchi, anche tramite prestanome) che la acquista a prezzo stracciato, per rivenderla con calma, al doppio: anche se impiega 2,3 anni per venderla, è sempre un ottimo investimento...

Facciamo un esempio:

La tua casa vale 200.000 Euro:
con gli interessi di un mutuo ventennale, ne hai restituiti 350.000:

Se la casa non viene venduta alla prima asta, viene ripetuta, e il prezzo di partenza di abbassa di volta in volta: pertanto diventa una prassi, che alla prima non venga mai venduta:

Alla prima asta, il prezzo di partenza è di 130.000: niente!
L'asta si ripete: partendo da 100.000..... niente!
alla terza asta, si parte da 70.000 ... e viene venduta.

Poniamo che il tuo debito nei confronti di equitalia sia stato di 30.000 Euro: (magari l'importo dovuto è di 10.000 ma tra interessi e penali, in qualche anno è arrivato a 30.000) per recuperarli, svendono la tua casa a 70.000, dopodiché ti trattengono i 30.000 che devono, ti addebitano le spese (dell'asta e delle pratiche) per un importo di ulteriori 5.000 e ti restituiscono........... 35.000 euro!

per sanare un debito iniziale di 10.000 Euro, ti hanno privato della tua casa che hai pagato 350.000 euro, restituendoti 35.000 Euro: in pratica, quel debito ti è costato la bellezza di 305.000 Euro, ovvero i 10.000 del debito iniziale sommati ai 35.000 che ti hanno restituito dopo la vendita all'incanto.

TUTTO QUESTO è LEGALE, E AVVIENE NEL TUO PAESE: SI CHIAMA "EQUITALIA".. (potevano risparmiarsi di coinvolgere la parola "equità"...)

DIFFONDI QUESTO ARTICOLO, FALLO LEGGERE AI TUOI AMICI, CONSIGLIALO, CONDIVIDILO SUI SOCIAL NETWORK... FACCIAMO SAPERE A TUTTI COSA AVVIENE NEL NOSTRO PAESE NELLA TOTALE INDIFFERENZA... MOLTA GENTE SI è SUICIDATA DOPO AVERE SUBITO TUTTO QUESTO, ALTRI SI SONO AMMALATI DI CUORE FINO AD AVERE UN INFARTO, ALTRI SONO ENTRATI NEL TUNNEL DELLA DEPRESSIONE... QUESTE COSE NON DOVREBBERO ACCADERE IN NESSUN PAESE DEMOCRATICO!!!

Tutto questo potrebbe essere accaduto anche a qualcuno che conosci, ma non sai niente: PERCHE' GRAZIE ALLA MENTALITA' CHE CI HANNO IMPOSTO ATTRAVERSO I MASS MEDIA, AVERE DIFFICOLTA' ECONOMICHE è CONSIDERATO UNA VERGOGNA... anziché solidarizzare con chi è meno fortunato, sembra quasi che avere problemi dovuti alle vicissitudini della vita sia una colpa... non avere una famiglia ricca, avere la sfortuna di perdere il lavoro... è una colpa?


http://www.nocensura.com/2011/10/ecco-come...e-famiglie.html

"Equitalia: attrezzati per riscuotere, ma quando si tratta di rimborsi non conoscono le procedure"
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Tra ricorsi e cartelle, burocrazia e cavilli, le situazioni paradossali continuano a fiorire. Ecco l'ultimo caso


Riceviamo e pubblichiamo.

"Equitalia o Iniquitalia? Con estrema sintesi illustro la situazione paradossale creatasi tra Equitalia ed una società da noi assistita, premettendo che Equitalia è una società i cui soci sono l’Agenzia delle Entrate e l’Inps. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, notificata alla società un avviso di accertamento contro il quale la società presentava ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale di Cuneo, quest’ultima respingeva il ricorso e venivano notificate alla società cartelle di pagamento per oltre 325.000 euro; la società chiedeva ed otteneva da Equitalia di poter saldare tale debito in rate, ciascuna di oltre 5.000 euro al mese. La società si rivolgeva quindi al sottoscritto (Ragioniere commercialista - Revisore Contabile, ndr) e ad altri due Colleghi con i quali veniva predisposto appello alla Commissione Tributaria Regionale che, con sentenza notificata nel febbraio 2011, ha invece accolto le ragioni del contribuente, annullando l’avviso di accertamento e, di conseguenza, con diritto al rimborso di tutte le rate versate.

L’Agenzia delle Entrate di Cuneo provvedeva in una decina di giorni e, quindi, con estrema sollecitudine, allo sgravio delle cartelle di pagamento in questione disponendo il rimborso dell’imposta iscritta a ruolo e degli interessi, e di ciò occorre dare atto e merito alla Direzione Provinciale di Cuneo dell’Agenzia delle Entrate. La società richiedeva quindi ad Equitalia di Cuneo il 17 maggio 2011 il rimborso anche delle somme accessorie corrisposte sulle rate (gli interessi di dilazione etc. che vengono percepiti da Equitalia e non dall’Agenzia delle Entrate) che ammontano, da una stima sommaria, ad oltre 15.000 euro: dal 17 maggio su tale istanza è caduto il silenzio e, il 13 settembre sollecitavo Equitalia di Cuneo a fornire chiarimenti e delucidazioni sul mancato rimborso; ad oggi siamo a circa 5 mesi dall’inoltro di tale istanza di rimborso. Da quanto riferito telefonicamente da personale di Equitalia Cuneo sembra che il problema ad effettuare il rimborso sia costituito dal fatto che non saprebbero -il condizionale è d’obbligo - come gestire sul sistema informatico il rimborso: in pratica Equitalia si è attrezzata benissimo per notificare provvedimenti di fermo amministrativo di veicoli, iscrizioni di ipoteca su immobili, ritenute del quinto dello stipendio etc.etc: insomma per incassare si è attrezzata, mentre sembra si sia un po’ meno attrezzata per eseguire i rimborsi. Peccato che quando vengono notificate le cartelle il contribuente non possa dire “non so come gestirle sul mio sistema informatico”! Quanto sopra a dimostrare quali siano i rapporti di correttezza tra fisco e contribuente. Disponibile a dimostrare, carte alla mano, quanto sopra".

Valter Franco


http://www.targatocn.it/2011/10/11/leggi-n...-procedure.html
 
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150mila euro di debito, casa ipotecata e ora le mani sul mio stipendio: ecco come Equitalia mi ha rovinato la vita


"La mia vita oggi è un concentrato di paura e ansia". La paura è quella che ti porti dietro tutti i giorni e che prende la forma asettica e spietata di una cartella esattoriale di Equitalia. L'ansia ne è conseguenza. "Quando trascorri anni senza dormire, subisci un principio di infarto e ti devi imbottire di ansiolitici, cominci a pensare al peggio: l'incubo di vedermi recapitata l'ennesima raccomandata dagli strozzini di Stato mi sta uccidendo". La storia di Antonio, 51 anni, ex piccolo imprenditore del ricco Nordovest italiano - "la laboriosa provincia leghista" - è una delle tante. Sono centianaia di migliaia, infatti, le piccole imprese e le attività autonome che in tutta Italia rischiano il fallimento a seguito della mannaia dello spietato agente di riscossione di proprietà dell'Agenzia delle Entrate e dell'Inps. "Oggi sono un lavoratore dipendente", racconta Antonio che per pudore (quello che forse si richiama ad un certo senso di dignità) ci chiede di non rivelare il suo vero nome e la sua città di provenienza. "Grazie alla mia caparbietà sono riuscito a reagire, lavorando anche 12 ore al giorno in aeroporto, e ad andare avanti nonostante tutto". Ma le difficoltà restano e crescono a ritmi esponenziali: "Mi hanno ipotecato la casa, messo le ganasce fiscali alla macchina e adesso minacciano di togliermi una parte dello stipendio. Sa a quanto ammonta oggi il mio debito con Equitalia?"Dica.
"Devo allo Stato 144mila euro a fronte di una somma iniziale in cartella di 77 mila, che, per intenderci, era già il triplo della somma realmente dovuta allo Stato e crescitua all'inverosimile in pochi anni a causa di un sistema assurdo di calcolo di sanzioni e interessi".Come è nato questo debito?
"Ero un piccolo imprenditore, a 28 anni avevo aperto un punto vendita di dischi. All'inizio le cose andavano alla grande, facevo anche il deejay e il mio socio ed io rientrammo facilmente nel prestito che avevamo chiesto per avviare l'attività. Ma dopo qualche anno le cose cambiarono".Cosa successe?
"Cademmo vittime del mercato: l'arrivo della grande distribuzione, che prima attira i clienti con prezzi stracciati e che poi, quando ha eliminato tutti i concorrenti, cioè i piccoli punti vendita come il nostro, rialza le tariffe. Nella mia città c'erano quattro negozi di dischi, oggi solo uno. Insomma, le vendite cominciano a rallentare anche a causa dell'arrivo dell'Mp3, il vero killer del mercato discografico, e i negozi on line".La capacità di resistere quando il mercato cambia, spesso è difficile da trovare.
"Il mio socio decide a questo punto di andare via, io rimango da solo a combattere contro tutto: caro prezzi e pirateria. I redditi via via si contraggono fino a sparire del tutto con costi di gestione sempre più alti: affitti, merce invenduta, bollette, tasse comunali e quant'altro. E' l'inizio della fine: cominciano i problemi con le banche e quel che è peggio cominciano i problemi in famiglia".Dramma che si somma al dramma.
"Esatto, quando il lavoro non va le tensioni si sfogano in casa. Per farla breve mia moglie decide che è ora di finirla e mi accompagna alla porta. Saluto i miei due piccoli e me ne vado con la coda tra le gambe. Meno male che ci sono i miei genitori, ma che tristezza tornare sconfitti".A questo punto gettare la spugna è nell'ordine delle cose.
"Io per un po' provo a resistere, lotto con tutte le mie forze ma non mi riesce di pagare le tasse. Salto qualche versamento all'Inps, quelli della mia pensione perché non ho dipendenti. Però denuncio tutto, ciò che manca è la liquidità. Alla fine con sofferenza decido di vendere, evito il fallimento all'ultimo momento: non mi rimane nulla, ma almeno non devo niente a nessuno, mi dico. Purtroppo non è così".Cosa accade a questo punto?
"Qualche anno dopo la sorpresa: mi arriva la richiesta dell'Agenzia delle entrate di giustificare la valutazione di magazzino, a suo modo di vedere troppo bassa. Cioè si sosteneva che un disco comprato oggi a 10, dopo un anno doveva essere messo a bilancio sempre a 10. Ma io non vendevo chiodi, vendevo dischi: è pacifico che nel giro di un mese - tranne che per alcuni autori - le nuove uscite perdono il loro valore iniziale ed è come se non avessi più nulla in mano. Io provo a spiegarlo, ma l'Agenzia delle entrate non ascolta".Il Fisco non ha umanità e non sente ragioni oltre la lettera delle norme.
"Pochi mesi e arriva la mazzata: 77mila euro. Una cifra assurda, triplicata grazie a sovrattasse, interessi e balzelli vari. Uno strozzino non avrebbe chiesto di più. All'epoca mi ero trovato un lavoro a 1000 euro al mese e di questi 500 se ne andavano come alimenti per i miei figli. Cosa potevo fare?".Intanto il tempo passa, Equitalia è famelica.
"Infatti le richieste si fanno sempre più pressanti e le cifre sempre più esagerate. Ma non è tutto, perché ben presto arriva il fermo amministrativo dell'auto e l'ipoteca sulla casa, quella dove vivono i miei figli, si rende conto? L'idea che possa essere messa all'asta mi fa imbestialire. A questo punto il sequestro dello stipendio rischia di essere il degno epilogo. Il debito che mi ritrovo addosso oggi, nonostante abbia lavorato anche 12 ore al giorno e con turni da 21 notti consecutive, continua a crescere".Centoquarantaquattromila euro è una cifra consistente. Come si fa ad uscire da questo girone infernale?
"Cerco di migliorare la mia vita lavorativa. Negli ultimi anni sono riuscito ad ottenere posti di lavoro meglio retribuiti, grazie alla mia determinazione e alla voglia di lavorare che mi è riconosciuta da molti. E per fortuna in questa lotta non sono solo: mi sono risposato con una donna fantastica che non smette mai di incitarmi a non mollare, anche se, lo ammetto, più di una volta ho pensato di farla finita. E l'idea che caccino i miei ragazzi da casa, dopo che ho sofferto così tanto per la separazione da loro, non mi fa dormire. Ma c'è una cosa che non capisco".Prego.
"Credevo che lo Stato fosse un'istituzione nella quale credere, garanzia di giustizia e di solidarietà. Invece non è così: è al servizio dei potenti e schiaccia i più deboli. E so che siamo moltissimi a vivere questa tragedia. Ad uno come me cosa rimane? Forse la fede, io sono credente, ma anche da lì trovo solo il silenzio: ho contattato diverse volte la Caritas, nessuna risposta. Mi chiedo dove sia la Chiesa che si dice paladina dei sofferenti: perché non ha speso nemmeno una parola contro questi soprusi?".

http://notizie.tiscali.it/articoli/intervi...st.html?cronaca

 
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funzionari Equitalia estorcono denaro ai contribuenti

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05979
Atto n. 4-05979

Pubblicato il 29 settembre 2011
Seduta n. 613

LANNUTTI – Al Ministro dell’economia e delle finanze. -

Premesso che:

si apprende da notizie di stampa che alcuni funzionari di Equitalia avrebbero estorto denaro ai contribuenti con false cartelle e minacce;

in particolare si legge su un articolo pubblicato su “La Repubblica-Bari” il 29 settembre 2011: «Ufficialmente avevano il compito di riscuotere i tributi. In realtà approfittavano del loro ruolo di funzionari di Equitalia per individuare cittadini da “spennare”, chiedendo di pagare migliaia di euro sotto la minaccia di azioni legali. Un trucco semplice ma efficace, che avrebbe potuto fruttare una fortuna a due funzionari imbroglioni e che, alla fine, è costato loro una denuncia per tentata concussione, della quale tra poche settimane saranno chiamati a rispondere in Tribunale. I carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Lecce, infatti, hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a due uomini (uno di Lecce e uno di Parabita), accusati di avere chiesto soldi ad almeno tre contribuenti, agitando lo spettro di possibili azioni legali nei loro confronti. A fare scattare le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Stefania Mininni, sono state proprio le denunce di alcuni cittadini, i quali lamentavano di avere ricevuto pressanti sollecitazioni al pagamento di cifre che, in realtà, avevano già corrisposto alla società titolare della riscossione dei tributi. Per convincere le vittime a pagare, infatti, i due funzionari utilizzavano cartelle esattoriali vere ma con timbri falsi, nelle quali venivano chieste cifre dai 3000 agli 8000 euro. E poco importava che le persone interessate avessero già pagato: nel nome della legge si chiedeva loro di sborsare altri soldi. Nell’esecuzione di un disegno criminoso che sarebbe stato portato fino in fondo se i cittadini (…) non avessero sentito puzza di bruciato. Tre denunce sono state presentate quasi contemporaneamente ai carabinieri, e ai militari è bastato poco per verificare la fondatezza dei racconti delle vittime e identificare i due funzionari disonesti. A loro, dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, venti giorni di tempo per presentare memorie al pm o chiedere di essere interrogati, nel tentativo di discolparsi. Agli investigatori, invece, il compito di verificare se nel mirino dei due uomini non siano finite altre vittime e se qualcuno, messo sotto pressione, non abbia addirittura pagato»;

considerato che:

i cittadini non sanno più come difendersi dai metodi vessatori nella riscossione da parte di Gerit-Equitalia, tra cui le cosiddette ganasce fiscali effettuate anche in dispregio di una recente sentenza di Cassazione, le maniere spicce, a volte, a giudizio dell’interrogante, al limite dell’estorsione, nella richiesta di cartelle scadute e/o prescritte, l’impossibilità di accesso agli sportelli e ad un numero a pagamento 848800444;

dette vessazioni stanno generando numerose proteste popolari tra cui quella in Sardegna dove si è costretto il direttore generale dell’Agenzia delle entrate a diffondere una tardiva lettera ai dipendenti, riportata dall’Ansa, in un lancio del 5 maggio 2011: «Befera ricorda i due principi di “correttezza ed efficienza” che erano già stati al centro di una precedente lettera inviata ai dipendenti. “Principi che considero fra loro inscindibili – scrive – Se la nostra missione ha lo scopo fondamentale di accrescere il livello di adempimento spontaneo degli obblighi fiscali, dobbiamo distinguere bene fra i comportamenti che favoriscono il raggiungimento di tale scopo e i comportamenti che finiscono invece per vanificarlo”. La lettera – spiega – nasce dal fatto che continuano ad arrivare “segnalazioni nelle quali si denunciano modi di agire che mi spingono adesso a rivolgermi direttamente a tutti voi per richiamare ognuno alle proprie responsabilità e ribadire ancora una volta che la nostra azione di controllo può rivelarsi realmente efficace solo se è corretta. E non è tale quando esprime arroganza o sopruso o, comunque, comportamenti non ammissibili nell’ottica di una corretta e civile dialettica tra le parti» (si veda anche l’atto di sindacato ispettivo 3-02169);

il lancio Ansa prosegue: «Befera fornisce anche indicazioni pratiche. “Se un accertamento non ha solido fondamento – chiede ai propri dipendenti – non va fatto e se da una verifica non emergono fatti o elementi concreti da contestare, non è corretto cercare a ogni costo pseudoinfrazioni formali da sanzionare solo per evitare che la verifica stessa sembri essersi chiusa negativamente. Insomma, se il contribuente ha dato prova sostanziale di buona fede e di lealtà nel suo rapporto con il Fisco, ripagarlo con la moneta dell’accanimento formalistico significa venire meno a un obbligo morale di reciprocità, ed essere perciò gravemente scorretti nei suoi confronti. Allo stesso modo, non è ammissibile pretendere dal contribuente adempimenti inutili, ripetitivi e defatiganti; e costituisce una grave inadempienza ritardare l’esecuzione di sgravi o rimborsi sulla cui spettanza non vi sono dubbi”. Per il “numero uno” delle Entrate “devono invece valere sempre le modalità di relazione che i contribuenti stessi elogiano nelle lettere che da qualche tempo pubblichiamo su intranet: disponibilità, cortesia, capacità di ascolto, chiarezza nelle spiegazioni, attenta valutazione senza preconcetti di problematiche complesse, volontà di cogliere la sostanza delle questioni e di trovarne tempestivamente la soluzione. Senza trincerarsi dietro esasperanti formalismi o piccole astuzie burocratiche»;

alla fine del 2010 anche nelle regioni produttive del Nord l’azione vessatoria di Equitalia pesa ormai più della crisi economica: se un artigiano o un commerciante è in difficoltà, magari perché proprio lo Stato ritarda i pagamenti, Equitalia pignora e segnala la posizione alla centrale rischi. Il debito aumenta e molti chiudono o finiscono nelle mani degli usurai. Nel centro sud a causa di tasse e multe arretrate vi sono oltre 300.000 ipoteche su altrettanti commercianti ed imprese e pignoramenti per 90.000 imprese a rischio chiusura;

in un momento in cui la crisi diventa sempre più dura, in cui per molti arrivare a fine mese è un miraggio, in cui i salari arrivano troppo spesso con mesi di ritardo e una parte va a pagare il mutuo della casa, in cui i precari sono sempre più precari e chi precario non lo era lo sta diventando, la cosa più probabile che possa capitare è che intervenga Equitalia che in breve tempo può assoggettare la casa a ipoteca, la macchina a fermo amministrativo, incidendo pesantemente sulla vita dei cittadini;

l’atteggiamento, a giudizio dell’interrogante prepotente, di Equitalia, a prescindere dalla maggior parte dei lavoratori di alcuni uffici, visitati dall’interrogante, che si prodigano per offrire aiuto e assistenza ai contribuenti, non colpisce duramente solo gli imprenditori vittime della crisi, ma anche le famiglie le quali subiscono cartelle esattoriali e procedure esecutive al limite della legalità,

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

se siano state adottate iniziative disciplinari a carico dei funzionari oggetto dell’inchiesta e, in caso contrario, se il Governo non ritenga necessario provvedere a riguardo;

quali iniziative intenda adottare al fine di evitare ulteriori vessazioni ai cittadini permettendo la piena tutela dei contribuenti e ristabilendo la fiducia dei contribuenti italiani;

quali iniziative intenda assumere per offrire il ripristino della legalità ed il rispetto dello Statuto dei diritti dei contribuenti, cancellato da direttive che sembrano avere l’unica finalità di garantire il gettito erariale, senza badare né alla forma, né alla sostanza.

http://www.eliolannutti.it/blog/2011/09/fu...i-contribuenti/
 
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Siamo veramente all'assurdo.
Equitalia al posto di paventare una riscossione dal volto umano, nei confronti di aziende e contribuenti ridotti in mutande da sanzioni ed interessi da usura, cosa fa ?
Querela tutto e tutti :huh:
Roba che non accade più nemmeno nei paesi sudamericani......
Leggete un pò cosa farneticano in quest'ultimo comunicato :huh:

COMUNICATO STAMPA

Equitalia dà mandato ai legali per tutelare la propria immagine

Equitalia ha dato mandato ai legali di tutelare la propria immagine nelle sedi
giudiziarie competenti, nei confronti di Alberto Goffi, autore del libro "E' Qui l'Italia”, e di valutare le iniziative giudiziarie da assumere sia nei confronti dei responsabili della trasmissione “Mi manda Raitre”, andata in onda giovedì 20 ottobre, sia degli ospiti che hanno espresso giudizi inveritieri sull’operato di Equitalia.
Si intende procedere in quanto i riferimenti contenuti nel libro e gli attacchi cui è stata oggetto Equitalia nella puntata di ieri sono basati su presupposti privi di fondamento e inducono alla delegittimazione di chi ha il compito istituzionale di riscuotere le tasse.
Una situazione simile non è accettabile, soprattutto in un Paese dove l’evasione fiscale rappresenta un fenomeno fortemente radicato. Equitalia ha sempre lavorato subendo critiche, quelle costruttive sono state certamente utili per migliorare soprattutto il rapporto con i contribuenti.
Ora però è costretta a prendere atto che non si tratta più di critiche, ma di false e diffamatorie rappresentazioni della realtà che hanno come risultato ultimo attacchi sistematici nei confronti di chi opera nel pieno rispetto della legge e la mortificazione di quanti, anche a costo di grandi sacrifici, sono abituati a pagare le tasse.

Roma, 21 ottobre 2011
Relazioni Esterne
www.gruppoequitalia.it

Devo aggiungere altro ? :facepalm:

Dico solo:

PIENA SOLIDARIETA' ALL'AVV. GOFFI, ALLA TRASMISSIONE MI MANDA RAITRE ED A TUTTI I CITTADINI ITALIANI VITTIME DI QUEST'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO MAFIOSO LEGALIZZATA DALLO STATO
 
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Lunedì 24 Ottobre 2011 16:27
EQUITALIA: GOFFI (UDC) REPLICA A BEFERA SU QUERELA

(AGENPARL) - Roma, 24 ott - "Il Presidente di Equitalia, Attilio Befera, intende contrastare non solo un sacrosanto diritto democratico, ma un preciso dovere di un consigliere regionale che esercita il proprio mandato elettivo, difendendo i cittadini e denunciando le storture delle procedure di riscossione attivate dalla società pubblica Equitalia, riassunte nel libro “E’ Qui l’Italia?”, con gravi ripercussioni su imprese e famiglie". Lo dichiara Alberto Goffi consigliere regionale dell'UDC in Piemonte commentando il comunicato di Equitalia che annuncia azioni legali nei suoi confronti. "Sono grato, in ogni caso - continua Goffi- ad Attilio Befera per l’opportunità di poter illustrare dettagliatamente ai magistrati l’operato di Equitalia Nord, dei suoi incaricati e i suoi metodi di riscossione".. A poche ore dall’annuncio della querela, migliaia di cittadini di tutta Italia hanno spontaneamente espresso solidarietà ad Alberto Goffi attraverso il numero verde SOS Equitalia e sui social network, organizzando una manifestazione di protesta prevista per il prossimo 13 novembre a Fiano Romano, in collaborazione con le principali associazioni dei consumatori e dei contribuenti italiani.

http://www.agenparl.it/articoli/news/polit...fera-su-querela

:claps: :claps: :claps:
 
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"Le ganasce ci costano 17 milioni"

Attacco di Goffi (Udc) a Equitalia-Soris: «Con il fermo amministrativo dell’auto i proprietari non paganoil bollo». E con oltre centomila provvedimenti attivi in Piemonte, per il bilancio della Regione

il conto diventa salato
alessandro mondo
torino

Diciassette e rotti milioni: per la precisione, 17 milioni 200 mila euro. Soldi che in tempi di vacche magre - anzi: scheletriche - ingolosirebbero qualsiasi assessore al Bilancio. Soldi del bollo auto che la Regione - alle prese con un bilancio di lacrime e sangue, per tacere di quello del 2012 - non incassa. E questo, nonostante i risultati promettenti seguiti al piano per stanare gli evasori.

Il calcolo dell’ammanco, comprensivo di quelli maturati negli anni precedenti, è opera di Alberto Goffi - segretario regionale Udc e consigliere del partito di Casini a Palazzo Lascaris -, noto alle cronache per la sua ostinata battaglia contro le storture del meccanismo di recupero dei tributi statali ad opera di Equitalia: questa volta la società viene tirata in ballo, insieme a Soris, anche sul fronte meno conosciuto del bollo auto.

Il nesso tra i due operatori della riscossione e il gettito negato alla Regione rimanda al fermo amministrativo, una delle procedure esecutive che - oltre all’iscrizione d’ipoteca sugli immobili e ai pignoramenti dei conti correnti - vengono adottate una volta scaduti i termini di legge. Dove con «fermo amministrativo» o «ganasce fiscali» si intende l’atto tramite il quale le amministrazioni o gli enti competenti (Agenzia delle Entrate, Inps, etc.) provvedono tramite esattori alla riscossione coattiva di crediti insoluti bloccando un bene mobile del contribuente.

Tra le conseguenze, spiega Goffi, «l’impossibilità per il contribuente moroso di pagare il bollo auto e, come contropartita, l’obbligo di continuare a versare l’assicurazione Rc auto, «pur sapendo che in caso di sinistro con torto l’assicurazione eserciterà il diritto di rivalsa». Un paradosso: «In altri termini, si paga il premio assicurativo ma senza la copertura».

Quante sono le ganasce fiscali oggi attive nelle province piemontesi? A guidare la classifica è Torino, con 54.354 provvedimenti. Seguono Cuneo (14.519), Alessandria (9.920), Novara (7.088), Asti (5.203), Vercelli (4.334), Biella (3.479). In totale arriviamo a quota 101.179. I dati - aggiornati a ottobre 2011 e comprensivi del dato storico relativo agli anni precedenti (si parte dal 2006) -, sono stati elaborati dal Csi Piemonte. Zoomando sul 2010 si registrano 60.182 fermi amministrativi in Piemonte, 28.789 dei quali risultano già pagati. Il quadro del 2011 non è ancora completo: fino a settembre erano state attivate 76.432 ganasce, per attendere il numero ufficiale sulle cancellazioni bisognerà attendere la fine dell’anno.

Anche così, la situazione è emblematica. Il viaggio nell’assurdo, cominciato con l’iscrizione del fermo amministrativo del «signor X», porta dritto in Regione, dove il bollo auto è considerato una voce fondamentale del bilancio dell’ente: 470 milioni il gettito annuo, al netto di un’evasione alla quale l’assessorato al Bilancio ha dichiarato guerra. Calcolando una spesa media del bollo pari a 170 euro l’anno per auto, e moltiplicandola con il numero dei fermi amministrativi attivi in Piemonte - 101.179 - risulta che le ganasce fiscali creano complessivamente alla regione un danno economico di 17 milioni e rotti.

Il che, secondo il consigliere del partito di Casini, pone un doppio problema: al contribuente, impossibilitato a pagare il bollo auto, ma anche all’ente pubblico, privato di risorse preziose nel momento stesso in cui centellina quelle disponibili nell’esercizio impossibile di far quadrare i conti. Ha senso tutto questo? Non secondo Goffi. Pare che anche in piazza Castello ci stiano facendo un pensierino.


www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/427676/
 
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Padova, imprenditore suicida per crisi
Esplode la rabbia contro Equitalia Giancarlo Perin, 52 anni, si è impiccato alla gru della sua azienda edile perché non poteva più pagare i dipendenti. L'organizzazione indipendentista Veneto Stato organizza una manifestazione davanti agli uffici dell'agenzia di riscossione, "in ricordo di Giancarlo e di tutti i veneti che soffrono per questo illegittimo martellamento esattoriale"Giancarlo Perin aveva 52 anni, una moglie, due figli, una bella casa. Era proprietario di una delle imprese edili storiche dell’Alta padovana, la Perin Fratelli srl. Venerdì scorso un suo dipendente lo ha trovato impiccato alla benna della gru nella sua ditta di Borgoricco. In un biglietto alla famiglia ha accennato alla crisi, a problemi economici. Chi lo conosce bene dice che temeva di non riuscire più a dare un futuro ai suoi dipendenti.

Effettivamente sembra che la Perin non pagasse la cassa edile dall’aprile scorso, e che avesse chiesto un finanziamento alla banca. Forse Giancarlo non ha avuto le risposte che voleva. Di certo ora quelle risposte le chiedono a gran voce imprenditori e sostenitori che stanno ingrossando sempre più le file degli indipendentisti veneti. “Veneto Stato”, movimento famoso per la “statua all’evasore” in un piccolo comune del Vicentino, si è presentato davanti alla sede di Equitalia a Padova, con bandiere, altoparlanti, striscioni e slogan. Primo tra tutti “Fratelli d’Italia? Non siamo neanche parenti”. L’obiettivo era dimostrare tutta la rabbia per sentirsi strangolati e oppressi da quelle che definiscono le “braccia armate” dello Stato: Equitalia, agenzia delle entrate, Finanza, tasse, ma soprattutto banche.

In onore di Giancarlo il centinaio di manifestanti, tenuti sotto stretta osservazione dalla polizia, hanno acceso alcuni lumini davanti al portone dell’agenzia in via Longhin, “in ricordo di Giancarlo e di tutti i veneti che soffrono per questo illegittimo martellamento esattoriale”, dice il presidente Lucio Chiavegato. La rabbia espolde solo a sentir nominare i ‘nemici’ della Lega. “Bossi è un traditore, Zaia ci chiede di comprare i Btp? Se li compri lui, qui c’è gente che si mette una corda al collo pur di non licenziare i dipendenti”. Una delegazione di manifestanti viene ricevuta a metà mattina da Maurizio Trevisan, capo dell’ufficio provinciale. L’incontro dura una decina di minuti. “Gli abbiamo dato un ultimatum – dice la ‘pasionaria’ imprenditrice Patrizia Badii, fiorentina di nascita e veronese di adozione – o ritirano tutti i loro bollettini o noi non paghiamo, gli abbiamo detto di guardarsi le spalle, chi medita il suicidio per debiti può commettere qualsiasi follia”.

Veneto Stato nasce nel settembre del 2010 e mette insieme le spinte indipendentiste che ruotano attorno al Partito Nazionale Veneto. Lo Statuto, scritto in dialetto, chiede un referendum e il riconoscimento del Veneto come Stato membro dell’unione erupea. Bandiera del movimento, che non ama definirsi partito, è l’evasione fiscale come segno di protesta. La notizia dell’imprenditore suicidatosi in azienda ha lasciato tutti sconvolti: “Ci siamo riconosciuti in lui – afferma la Badii – qui ci si ammala, c’è gente che va in depressione, che perde i capelli, ci strangolano per i prestiti e appena saltiamo una rata ci saltano al collo”.

Il tam tam organizzativo è arrivato anche a Brescia e Bergamo. Gli imprenditori delle altre regioni in Veneto vengono ironicamente chiamati stranieri, ma la gente qui ha poca voglia di scherzare. “Tre anni fa ho aperto un’attività a Genova, ho dovuto chiudere, mi sono ritrovata una cartella da 15milia euro – dice Antonella Clementi, anche lei davanti a Equitalia a manifestare – avevo versato i contributi dei miei dipendenti ma non i miei, sono dovuta tornare a casa dei miei genitori a Brescia, ho 52 anni e due figlie, non dico a nessuno dove sono perché ho paura che mi vengano a cercare”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/26...uitalia/173426/

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Chiedevano soldi alle imprese per evitare i controlli. Arrestati otto dipendenti dell'Agenzia delle Entrate



Argomenti: Barletta | Giuseppe Cardellicchio | Guardia di Finanza | Agenzia Entrate | Bari | Trani | Michele Ruggiero




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BARLETTA - Chiedevano di tutto gli otto ispettori del fisco arrestati oggi dagli uomini della Guardia di Finanza di Barletta per ammorbidire o evitare i controlli: non solo denaro, ma anche orologi, gioielli, cene al ristorante, promesse di posti di lavoro per i loro familiari.
Il meccanismo era collaudato: gli ispettori dell'Agenzia delle Entrate delle sedi di Bari e di Barletta si presentavano ai titolari di di piccole e medie imprese operanti ad Andria, Barletta, Canosa, Molfetta e Trani, e facevano intendere che i controlli, che stavano per eseguire, avrebbero potuto portare a conseguenze molto pesanti.

Ottenuto quanto richiesto, i controlli evaporavano e le multe diventavano irrisorie. Questo è accaduto -come hanno accertato le indagini della procura della Repubblica di Trani coordinate dal Pm Michele Ruggiero - in almeno nove casi, verificatisi tra il 2005 ed il 2009, e per altri episodi gli accertamenti sono ancora in corso. Ad aiutare i finanzieri, guidati dal colonnello Giuseppe Cardellicchio, sono stati alcuni colleghi degli arrestati, quattro dei quali in carcere e altrettanti ai domiciliari.

Le accuse per tutti sono di concussione, millantato credito, truffa e rivelazione del segreto d'ufficio. La direzione regionale delle Entrate ha sospeso cinque delle persone coinvolte: degli altri tre, uno era già stato licenziato e altri due ormai in pensione

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/201...l?uuid=AavLxdOE
 
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DOSSIER EQUITALIA: suicidi per insolvenza, ingiustizie, scandali e stipendi d'oro.

Un editoriale-relazione a cura di nocensura.com che illustra in tutta la sua gravità l'affaire equitalia, ripercorrendo tutti gli aspetti: dall'aumento dei "suicidi degli insolventi", le parti più ingiuste e assurde della legge, come sempre dura e inflessibile con i poveri e morbida nei confronti dei potenti, fino ai gravi scandali che hanno investito l'agenzia. Tutto quello che c'è da sapere su dis-equitalia.

Venerdì scorso in provincia di Padova si è registrato l'ennesimo suicidio. E non si tratta di un caso isolato. Se non sentiamo parlare di casi come questo, è perché generalmente questo genere di notizie trova spazio solo sulla stampa locale, che non approfondisce i motivi alla base del dramma, o lo fanno in modo superficiale. I fatti hanno avuto un po' di risonanza - poca comunque - solo perché quando si è diffusa la notizia, è stata organizzata una manifestazione di protesta davanti alla locale sede di Equitalia. L'indignazione per l'accaduto era fortissima. E nonostante non sia abbiano notizie precise in merito, il fatto che il suicida avesse difficoltà economiche (e il fatto che sia stata organizzata un sit-in di protesta) ci portano a pensare che probabilmente, anch'egli fosse alle prese con Equitalia.


La sua è stata definita "un'impresa edile storica", ed è noto che da qualche mese non riuscisse a far fronte al pagamento della "cassa edile". Temeva di non riuscire a mantenere i livelli occupazionali, e pare che si fosse rivolto a una banca per chiedere un prestito, senza evidentemente ricevere risposte positive; (ultimamente le banche per concedere credito, anche piccole somme, pretendono ampissime garanzie, che spesso chi è in difficoltà non riesce a fornire).


In un quadro come questo (che in questo periodo di crisi è frequentissimo) ovvero dinnanzi all'impossibilità di far fronte alle spese "ordinarie", le richieste di pagamento da parte di Equitalia (che in base alle normative recentemente approvate dal governo B. può pignorare e svendere all'asta le case dopo soli 2 mesi dall'ingiunzione) costituiscono la definitiva rovina. Uno stato serio dovrebbe aiutare le aziende a superare le difficoltà, per esempio dilazionando/posticipando il pagamento delle tasse. Dovrebbe essere nell'interesse dello stato aiutare la loro "sopravvivenza", visto che se chiudono perdono definitivamente gettito fiscale (e posti di lavoro). Ma invece accade l'esatto opposto. Lo stato, che negli anni ha devoluto alle aziende come la FIAT capitali immensi, provento delle tasse imposte ad aziende come questa, che contribuisce ad affossare.



Suicidi, ma non solo. Anche senza arrivare a tanto, sono centinaia di migliaia i cittadini che non vivono tranquilli, perché riescono a far fronte alle cifre richieste dagli "strozzini di stato". Equitalia non vuole storie: pretende soldi anche da chi non ce li ha, e come se non averceli fosse una colpa, punisce i "malcapitati di turno" con penali e tassi di interessi assurdi, tali da raddoppiare l'importo dovuto in breve termine. Bastano cifre modeste per far scattare il fermo amministrativo dell'automobile del "debitore", rendendo così impossibile, in alcuni casi, persino recarsi al lavoro. E se qualcuno, nell'impossibilità di farne a meno, si azzarda a usare il mezzo sequestrato, scattano sanzioni persino più alte dell'importo dovuto! A causa di queste vessazioni, moltissime persone cadono nel tunnel della depressione, non dormono la notte, come se non bastassero i problemi economici a minarne la serenità! Il 26 Febbraio 2010 un europarlamentare del gruppo PPE (partito popolare europeo) ha presentato una "interrogazione scritta" alla commissione: "oggetto: crescenti episodi di "suicidi per insolvenza" da parte di imprenditori". Ecco la risposta della commissione, datata 19 Aprile 2010, che prometteva di aver intrapreso e di star intraprendendo interventi in questa direzione di cui non si è visto l'ombra, un anno dopo.


Per un debito di 10.000 Euro arrivano a togliere dieci volte tanto: non si tratta di un "esempio esagerato" ma della PURA REALTA': il meccanismo lo abbiamo illustrato in questo articolo.
Una vera e propria persecuzione di stato. MAGARI FOSSERO COSI' INTRANSIGENTI CON I "GRANDI EVASORI"... che spesso "contrattano" e riescono a pagare una parte modesta del dovuto.

Valentino Rossi: accusato di evasione milionaria, secondo Repubblica non aveva dichiarato al Fisco 60.000.000€ e rischiava una multa elevatissima, addirittura 240.000.000€ secondo questo articolo. Se l'è cavata con una cifra di 19.000.000€ secondo questo articolo. E saremmo curiosi di sapere com'è finita la storia del notaio che di milioni di euro, ne avrebbe evasi 300, caso di cui non siamo riusciti a trovare aggiornamenti.

Questa situazione colpisce più persone di quante si possa immaginare: è difficile percepirlo, poiché GRAZIE AL MODELLO CULTURALE IMPOSTO DAI MASS MEDIA, CHI HA PROBLEMI ECONOMICI SI VERGOGNA DI AVERLI. Come se avere problemi a causa della crisi CHE HANNO CAUSATO LORO, fosse "qualcosa di cui vergognarsi". Basta pensare che nella sola provincia di Lucca, secondo i dati snocciolati dal Codacons, sono più di 22.000 le cartelle esattoriali spedite ai cittadini per capire quanto questo fenomeno allarmante sia diffuso. Probabilmente la maggioranza di loro è riuscita a pagare: ma alcune migliaia sicuramente no.



Non riescono a pagare 5 e loro gli chiedono 7: poi 8, infine 10. E poi SVENDONO i beni all'asta. Svendono, non vendono. Perché una casa che vale 200.000 Euro (che con gli interessi del mutuo è stata pagata 350.000) viene svenduta all'asta per 70.000 Euro. (per approfondire questi aspetti vedi i nostri editoriali: "IL DRAMMA DI EQUITALIA, TRA FAMIGLIE E AVVOLTOI" pubblicato il 14/07/2011 e "ECCO COME EQUITALIA ROVINA LE FAMIGLIE: UN ESEMPIO PRATICO" pubblicato il 10/10/2011


Il problema riguarda prevalentemente piccoli imprenditori, artigiani e commercianti: per chi lavora "in proprio" spesso cessare la propria attività, significa aver contratto debiti. In alcuni casi invece, è proprio Equitalia a dare il "colpo di grazia" alle aziende che riescono ad evitare la chiusura "sul filo di lana". Ma le vessazioni non riguardano solo gli imprenditori. Nella rete di Equitalia ci finiscono anche lavoratori dipendenti non in regola con i pagamenti dell'Irpef (magari a causa di un errore del commercialista che fa le buste paga) e tutti coloro che, a qualsiasi titolo, devono qualche cosa allo stato.


A Ottobre 2011 il governo Berlusconi ha persino aumentato i poteri di Equitalia, che adesso può pignorare e svendere una casa all'asta a distanza di appena 2 mesi dal procendimento. PDL e Lega Nord hanno fornito nuove armi a equitalia, in barba alle promesse fatte agli elettori. Tra l'altro a Giugno 2011, tre mesi prima dell'approvazione di questa legge, in occasione del "raduno di Pontida" i dirigenti leghisti avevano promesso di porre un freno ad equitalia ai militanti leghisti che lo chiedevano a gran voce. Matteo Salvini, in un'intervista del 20 Giugno, parlava di strozzinaggio: evidentemente riconoscere che si tratti di strozzinaggio non basta per indurli a ripristinare una situazione di democrazia: anzi, hanno inasprito le regole... dopotutto - siamo pronti a scommettere - che a casa Salvini (e di tutti i politici vicini al governo) le "cartelle esattoriali" non sono arrivate.


Quello che suscita ancora più indignazione, sono poi alcuni "particolari" riguardanti l'agenzia:

Nei mesi scorsi, emerse un vero e proprio scandalo: una società che comprava (a prezzi stracciati) le case svendute all'asta, era di proprietà di una manager di equitalia. Un conflitto di interessi gravissimo, nonostante ciò la notizia non ha trovato spazio sulla maggior parte dei giornali: per non parlare della TV, dove non ha trovato la minima menzione.


E' di pochi giorni fa la notizia - che ovviamente, come al solito, non è stata diffusa dai media - che Equitalia a Torino ha acquistato un vero e proprio palazzo di lusso, vincolato dal ministero dei "Beni Culturali" (in foto) per la "modica cifra" di 31.000.000 di Euro, di cui 29 milioni 920 mila per l’acquisto dello stabile e un altro milione per aggiudicarsi 45 box auto destinati ai dirigenti, a cui forniscono un garage privato per ciascuno.

SVENDONO LA PRIMA CASA AI CITTADINI E FANNO CHIUDERE LE AZIENDE INSOLVENTI PER ACQUISTARE LUSSUOSE SEDI? EVIDENTEMENTE, SI!


L'amministratore delegato di Equitalia, Attilio Befera
Vorremmo potervi dire quanti soldi spende globalmente questa "agenzia" per il "mantenimento" di se stessa: dall'acquisto delle sedi, alle eventuali "auto di servizio", fino agli stipendi di dipendenti, manager, responsabili vari e impiegati: purtroppo però, non siamo in grado di dare una risposta a questo quesito. Non è facile per un blog come nocensura.com trovare la risposta a un quesito come questo, visto che fare i conti in modo preciso è praticamente impossibile. Forse queste risposte dovrebbero darcele le molte testate giornalistiche che vivono di finanziamenti pubblici, che in alcuni casi non sarebbero necessarie per la loro sopravvivenza, visto che alcune hanno ottimi introiti pubblicitari. Ma considerando l'importo speso da Equitalia per comprare una sede a Torino, immaginiamo che non si tratti di "noccioline". E' facile immaginare che buona parte dei soldi che "recuperano" rovinando le famiglie, vengano bruciati per il mantenimento della struttura organizzativa. Lo stipendio dell'Amministratore Delegato di Equitalia, Attilio Befera, ammonta a 456.733 Euro all'anno.

Alessandro R. per www.nocensura.com



www.nocensura.com/2011/11/dossier-equitalia-suicidi-per.html
 
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ECONOMIA E FINANZA

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Gli On. Pedica e Borghesi (Idv) contro Equitalia

03/12/2011, ore 14:27 -

"Vessazioni a imprese e mondo agricolo: il caso Equitalia": è il titolo del convegno che si terrà martedì 6 dicembre alle ore 21 presso l'Hotel Europa, organizzato dal Comitato "Donne e Libertà d'impresa" presieduto da VALENTINA PAPPACENA. Interverranno esponenti del mondo politico nazionale e locale, rappresentanti del mondo produttivo, industriale ed agricolo, liberi professionisti e società civile. Previsti gli interventi dei parlamentari dell'Italia dei Valori, ANTONIO BORGHESI e STEFANO PEDICA, del segretario nazionale dei Radicali Italiani, MARIO STADERINI, del membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani, PIERANTONIO PALLUZZI, del responsabile del Progetto "Sos Usura" MARCO TOMEO.
L'attività di Equitalia viene sempre più definita “usura di Stato”: nel 2010 ha ottenuto 1,29 miliardi di euro di ricavi, di cui 1,22 miliardi derivanti dall’incasso di commissioni sull’attività di riscossione per conto terzi. I cosiddetti grandi debitori (coloro che sono iscritti a ruolo per importi maggiori ai 500mila euro) sono poco più di mille. Imprese, liberi professionisti, ma anche cittadini con semplici multe arretrate, agricoltori, per chiunque finire tra le “chele” di Equitalia può portare all’inquietante risultato di non uscirne più. Un sistema di riscossione che lo stesso ex ministro Giulio Tremonti ha definito “distorto”; anche perché, spesso, il problema non si risolve pagando (capitali, more ed interessi, in quote che se fossero applicate da società private di recupero crediti verrebbero definite “usura”), ma occorre una peregrinazione infinita (si parla di mesi) tra uffici, call center, banche ed avvocati. A volte, con la consapevolezza di avere ragione. Sono tante le testimonianze di chi vede recapitarsi una cartella esattoriale senza preavviso, di chi scopre, magari ad un controllo dei vigili, di avere l’auto sottoposta a fermo amministrativo, di chi si vede il conto corrente svuotato da un giorno all’altro o, peggio ancora, scopre di avere un’ipoteca sulla casa di proprietà. Molte sono le denunce di cittadini che, a fronte di un debito di 40mila euro, hanno visto recapitarsi cartelle esattoriali da 95mila euro. Magari dopo aver già regolarizzato la posizione. Di tutto questo si parlerà a viso aperto martedì sera.Sara' inoltre presente la Federcontribuenti che da anni combatte le ingiustizie e le vessazioni di equitalia, firmataria assieme al senatore Pedica di una proposta di legge atta ad abolire appunto equitalia.




http://www.julienews.it/notizia/economia-e...-e-finanza.html
 
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Perde la casa per 63 euro
bufera su Equitalia
Vittima un malato di Alzheimer: indagati il direttore Iodice e tre funzionari. La vendita nascosta al proprietario e senza abbassare il valore. L'appartamento messo all'asta e acquistato, grazie alla segnalazione di una talpa interna
di GIUSEPPE FILETTO e MARCO PREVE

Un uomo ammalato di Alzheimer, una multa da 63 euro, una procedura di esecuzione immobiliare che procede come un bulldozer, una serie di passaggi viziati da pesanti sospetti, specie quando l'aggiudicazione dell'appartamento avviene - secondo il consulente della Procura - grazie ad una talpa interna alla struttura che ha effettuato il pignoramento.

Tutto questo ha portato, nei giorni scorsi, il pm Francesco Pinto a chiedere il rinvio a giudizio per quattro persone. Si tratta del direttore ligure di Equitalia, Piergiorgio Iodice, e dei funzionari della stessa società concessionaria del servizio di riscossione tributi: Silvia Angeli, Roberto Maestroni, Pierpaolo Trecci, tutti assistiti dall'avvocato Giuseppe Sciacchitano. Le accuse nei loro confronti sono di abuso in atti d'ufficio e falso. Il caso risale al 2005 quando Equitalia era ancora Gestline, ma è diventato materia penale nel 2009 quando i figli dell'ex proprietario dell'appartamento di piazza Duca degli Abruzzi presentarono una denuncia affidandosi all'avvocato Massimo Auditore.

La procura contesta tutta la pratica, dall'inizio alla sua conclusione. Si parte dalla procedura esecutiva, ossia quella dell'esproprio. Fino al 2 dicembre del 2005 gli ufficiali della riscossione potevano "aggredire" un appartamento anche per un debito scaduto di appena 1500 euro. Successivamente il tetto è stato alzato a 8 mila euro, con un'altra condizione necessaria, ossia che l'importo complessivo del credito debba superare il 5% del valore dell'immobile. Con una memoria difensiva gli indagati sostengono che, purtroppo, all'epoca quelle erano le regole e quindi, messo in moto il meccanismo, non ci si poteva più fermare. Ma il consulente della Procura della Repubblica, Massimo Serena, la pensa diversamente. Dall'esame della documentazione sostiene che tutto l'iter si è messo in moto per una sola cartella da 63 euro. Non è tutto. Il consulente spiega che, prima di procedere all'esecuzione, Gestline avrebbe dovuto iscrivere una nuova ipoteca che avrebbe dato sei mesi di tempo al debitore per rimediare. In questo modo, secondo la Procura, sarebbe scattata la seconda violazione, quando l'appartamento venne espropriato con i nuovi limiti alzati ormai a 8 mila euro.

Senza dimenticare che, come raccontato nella denuncia, le multe non erano state pagate non per cattiva volontà (la famiglia è benestante) ma solo perché il proprietario era gravemente malato (è deceduto nel 2008) e anche la moglie soffriva di una patologia invalidante al cento per cento.
La seconda parte delle accuse - anch'esse respinte dagli indagati - riguarda la messa all'asta dell'alloggio. La prima vendita all'incanto fu annullata con la giustificazione - falsa secondo il pm - che non era stata effettuata la pubblicità obbligatoria. La seconda asta, invece, secondo gli inquirenti venne tenuta nascosta allo scopo di non informare il proprietario espropriato e senza abbassare il valore come stabilisce la legge. L'anziano, infatti, per ragioni affettive, voleva ricomprarsi la "sua" casa, e invece di farlo all'asta, fu costretto a rivolgersi ai tre compratori che se l'erano aggiudicata con quella "procedura gravemente viziata", pagando loro 200 mila euro. Per una multa da 63 euro.


http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/0...ficio-11771459/
 
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In 300 al funerale dell'impresario suicida
Il parroco: «Ha trovato solo porte chiuse»

La figlia in lacrime: «Ciao papi». Rabbia fra gli imprenditori:
«Ammazzato dal sistema, è un meccanismo che ci stritola»





PADOVA - Commozione e rabbia composta tra le circa 300 persone che hanno gremito la chiesa della Sacra Famiglia, a Padova, per il funerale di Giovanni Schiavon, l'imprenditore edile gravato dalle difficoltà finanziarie dell'azienda, con crediti che non riusciva a riscuotere per circa 200 mila euro, che ha posto fine alla sua vita con un colpo di pistola nel suo ufficio lunedì scorso a Peraga di Vigonza.

Molti, tra i banchi della chiesa, i colleghi di Schiavon segnati dall'emozione. L'imprenditore, titolare della Eurostrade 90 snc, aveva lasciato un biglietto alla famiglia con cui chiedeva perdono e che si concludeva con una frase: «Non ce la faccio più». Poche parole che facevano implicito riferimento proprio ai molti crediti che non riusciva ad esigere dalle aziende per cui aveva lavorato come sub appaltatore e ai debiti accumulati per dare corso all'esecuzione dei lavori che non gli erano poi stati saldati.

«Vorrei trovare il coraggio per dire qualcosa ma ho il cuore completamente vuoto, ciao papi» ha detto la figlia Flavia tra le lacrime. Insieme alla mamma e ai vertici delle categorie imprenditoriali venete, nei giorni scorsi ha firmato una lettera inviata al presidente del consiglio Mario Monti, nella quale viene chiesto, tra l'altro, che venga adottata al più presto la direttiva europea che prevede tempi certi e rapidi per i pagamenti, con l'appello diretto allo stesso Monti di fare presto per il bene delle aziende e del Paese.

Il parroco, don Massimo Facchin, nell'omelia ha ricordato la serietà e l'onestà dell'imprenditore, schiacciato da un sistema bloccato e in cui le regole sembrano essere evaporate sotto i colpi della crisi. «Noi siamo per aprire le porte della fede e della preghiera: lui ha trovato solo porte chiuse» ha detto il sacerdote al termine dell'omelia.

«È il sistema che lo ha ammazzato - ha detto carico di rabbia all'uscita dalla chiesa un imprenditore edile - siamo in un meccanismo che ci stritola e che non funziona più. Bisogna mettere mano al patto di stabilità: io avanzo 120mila euro da un'azienda che mi ha pagato con assegni protestati e 200mila euro da un Comune della provincia di Venezia che non so quando mi pagherà. Come si fa ad andare avanti così?».


www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=173546
 
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20 dicembre 2011 | IGV News
Federcontribuenti ad Equitalia: “Amorale perseguire malati oncologici”

La Federcontribuenti è stata raggiunta dalla richiesta di aiuto della signora Annamaria Berardi di Pescara. La signora è in lotta contro due gravi forme di tumore, uno midollare e uno osseo e contro Equitalia che gli intima il pagamento a 20 giorni di circa 14 mila euro, altrimenti, gli prende l’auto e poi tutto il resto, casa compresa.

La signora Berardi era, prima che la malattia le rendesse impossibile lavorare, un informatore medico, laureata in informazione scientifica ed è stata impiegata in due case farmaceutiche.

La prima azienda non l’assume con contratto di chimico come Legge vorrebbe, ma, le fa aprire una partita Iva, inquadrandola come libera professionista a provvigioni; ecco cosa subiscono i nostri ricercatori italiani. Quando hai una partita Iva devi pagare le tasse e se chi dovrebbe pagarti lo stipendio non te lo paga, come nel caso della signora, tu non puoi pagarle e diventi debitore. Il 4 luglio del 2004, considerato che la casa farmaceutica continuava a non pagarle gli stipendi arretrati, che ammontano a circa 8 mila euro, si licenzia, perdendo stipendi e liquidazione, così dice la Legge. Vorrebbe avviare una procedura legale contro questa azienda, ma, dopo poco, scopre il primo tumore. Nel 2007 viene assunta in un’altra casa farmaceutica a Trento e con scadenza annuale. Troppo debole, soprattutto a causa dei 26 cicli di chemioterapia a cui è costretta, comincia a stare in casa e la seconda azienda gli dice che resterà con il minimo salario. Non basta, scopre una macchiolina ad un braccio e si fida delle cure di una clinica convenzionata con la Regione Abruzzo che sbaglia la cura e tre operazioni; dalla macchiolina si arriva all’amputazione dell’arto avvenuto al Rizzoli di Bologna e rischiando di perdere la vita con 6 sacche di sangue nelle lunghissime 15 ore di intervento. Equitalia tutto questo lo sa, ha tutta la documentazione medica, eppure non gli basta ed esige, esige, e gli intima pignoramenti e fermi amministrativi. La signora Berardi è sola e vive con la sola pensione di invalidità con i suoi anziani genitori. Dovrà rioperarsi a giorni, ha chiesto alla sua banca di sospendere il mutuo, come legge prevede, per ovvi problemi economici. Per prima cosa Federcontribuenti farà fare una perizia sulle cartelle esattoriali e avvierà tutti i processi politici e legali necessari per dare alla signora, quanto meno, un minimo di serenità e la doverosa possibilità di curarsi senza subire anche le minacce di Equitalia. «Chissà se Equitalia riterrà opportuno sospendere e prescrivere la situazione debitoria della signora, chissà quando il governo deciderà che è arrivato il momento di intervenire chiaramente e fermamente contro Equitalia. Chissà quando metteremo mano alle riforme». Perseguire in questa maniera i cittadini italiani è un reato oltre che una infinita vergogna. Non c’è dubbio che se si mettessero i contribuenti nella posizione di vivere del proprio lavoro con stipendi ed imposte giuste, questi pagherebbero senza fiatare. Invece spesso si evade perchè costretti, perchè altrimenti non si mangia o non ci si può curare.

Altro problema che fa notare la Federcontribuenti sul caso. La Regione Abruzzo non starebbe pagando i centri nei quali la signora Berardi va a controllo e a farsi curare, rischia di vedersi chiusa la possibilità di usufruire della sanità pubblica.

Fonte
http://www.ilgazzettinovesuviano.com/2011/...ati-oncologici/
 
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Altro che Beppe Grillo: per Stracquadanio
“Equitalia è pizzo di Stato”


“Equitalia è pizzo di Stato” Secondo Domenico Scilipoti "le cartelle esattoriali stanno distruggendo tante famiglie". Bersani polemizza con il comico genovese, ma aggiunge: "Qualcosa va cambiato". E nel frattempo il presidente della Provincia di Frosinone giovedì presenterà una proposta di legge di iniziativa popolare contro l'Agenzia che si occupa della riscossione nazionale dei tributiIl deputato Pdl Giorgio Stracquadanio Tutti attaccano Beppe Grillo, ma a 48 ore dagli ultimi atti intimidatori contro le sedi di Equitalia, crescono a dismisura gli attacchi della politica contro la società pubblica che si occupa della riscossione nazionale dei tributi. Dopo il post di ieri del comico genovese - secondo cui “oltre che condannare gli attentati, bisogna capirne le ragioni” - , a schierarsi contro Equitalia sono una serie di esponenti istituzionali di centro-destra. Con prese di posizione durissime e toni davvero incendiari, specialmente se paragonati all’analisi tutto sommato pacata del leader del Movimento 5 Stelle.

La prima bordata è del deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio, che in un’intervista a La Zanzara su Radio 24 ha sparato ad alzo zero contro Equitalia, rea, al pari dell’Agenzia delle Entrate, di aver “messo sul lastrico migliaia di imprese con atti di tipo estorsivo”. Stracquadanio, poi, ha parlato di metodo estorsivo, paragonando i metodi dell’agenzia con quelli della criminalità organizzata siciliana. “A Palermo lo chiamano pizzo, questo invece si chiama pizzo di Stato” ha detto il deputato Pdl, che ha anche offerto una personale ricostruzione del modus operandi di Equitalia. “A Palermo quelli del pizzo recuperano un sacco di soldi. Il metodo è lo stesso, un metodo estorsivo – ha detto Stracquadanio - Funziona così: contestano a un’azienda un’evasione, facciamo un esempio, di 100 milioni di euro ma il cittadino dice di aver fatto tutto regolarmente; a quel punto con i poteri che ha il Fisco ti blocca mezzi per 100 milioni e poi ti dice ‘dammi 15 e la finiamo qui’. Come si chiama questa? Estorsione. E a Palermo invece pizzo”.

Dopo aver esposto la sua tesi, il politico berlusconiano ha allargato il campo della critica, individuando i colpevoli dell’odierna situazione. “Oggi – ha detto Stracquadanio – ci sono leggi che sono contro le regole dello stato di diritto: bisogna riportare le cose alla normalità, con l’inversione dell’onere della prova. Ora siamo noi a dover dimostrare di non aver evaso il fisco, bisogna per prima cosa cambiare questa regola. Purtroppo la Lega e Tremonti sono accaniti sostenitori di Equitalia, e restano i principali responsabili della caduta di Berlusconi“.

Sulla stessa linea d’onda Domenico Scilipoti, che dopo aver condannato la violenza (“queste deprecabili azioni dimostrative forniscono l’immagine della crisi in atto nel Paese”), ha aggiunto che “occorrerebbe interrogarsi sul perché di queste azioni e comprendere che le cartelle esattoriali di Equitalia, come i pignoramenti dei beni ai danni degli inadempienti, oltre che terrorizzare, stanno distruggendo tante famiglie italiane, soffocate da tassi d’interesse altissimo, e potrebbero portare qualche imprenditore esasperato dalla pressione fiscale, dagli aumenti e dalla crisi economica, o qualche padre di famiglia a soluzioni estreme bruttissime”.

Ha utilizzato toni più misurati, invece, la deputata del Pdl Souad Sbai, secondo cui “la condanna della violenza e della strategia dell’intimidazione è doverosa, ma non può e non deve prescindere dalla considerazione che le maglie della riscossione in Italia sono divenute troppo stringenti, soprattutto per chi vuole fare impresa onestamente e magari sbaglia una scelta, trovandosi in grave difficoltà”. Dopo aver accusato la politica del “riguadagnare la credibilità perduta su tematiche delicate”, Souad Sbai ha aggiunto che “accanto alla lotta all’evasione forse occorrerebbe una maggior tutela per chi è preda delle follie burocratiche e fiscali di questo Paese perché – ha detto la deputata – fare impresa o gestire un’azienda è un’attività sociale e come tale va preservata, rispettando chi riscuote ma anche chi prova in tutti i modi a pagare, cadendo nelle mani dell’usura e sacrificando spesso anche la propria vita”.

Improntate alla realpolitik, invece, le parole di Antonello Iannarilli, presidente della provincia di Frosinone, che giovedì presenterà una proposta di legge di iniziativa popolare, che lo vede tra i firmatari, intitolata ‘Per fermare Equitalia’. ”Ho costanti conferme di come anche nella nostra provincia esistano centinaia di aziende in grave difficoltà a causa dei metodi e delle richieste di Equitalia” ha detto Iannarilli, secondo cui “in uno Stato che funzioni occorre attivare e rendere efficaci i meccanismi della democrazia per regolamentare una situazione che altrimenti rischia di andare fuori controllo”. Nel commentare la sua iniziativa, Iannarilli ha specificato che “tale proposta anticipa di fatto gli umori e il sentire di migliaia di italiani, che oggi si vedono costretti a scendere in piazza. Avevamo bene interpretato come quella di Equitalia si sarebbe trasformata presto in una vera e propria emergenza sociale. Mi è parso doveroso, in simili frangenti – ha concluso – garantire il massimo sostegno a un’iniziativa che punta ad abrogare un indebito guadagno sulla riscossione dei tributi da parte delle società concessionarie”.

In serata, sulla questione è intervenuto anche il segretario nazionale del Partito democratico Pier Luigi Bersani. ”Forse l’informazione non si è accorta che già sei mesi fa presentammo delle proposte per migliorare i termini degli interventi di uno strumento fatto per perseguire l’evasione – ha detto il, leader dei democratici – Siccome ieri ci sono state delle pallottole io dico prima no, visto che in Italia le abbiamo già viste, e poi discutiamo”. Per Bersani, inoltre, non è detto che “chi non riesca a pagare le tasse sia da considerare per forza un evasore. Non vorrei però che in questo dibattito ci sia una giustificazione di massa a chi intende usare la violenza”. Poi Bersani se l’è presa con Grillo: “Equitalia va migliorata ma non darò ragione a Grillo. Non può esserci giustificazione chi intende usare la violenza; ci sono dibattiti che rischiano di alimentare i violenti, anche perchè andiamo incontro a mesi delicati”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/03...uitalia/181343/

Equitalia, quando un divieto di sosta vale un garage
Strumenti straordinari per recuperare i crediti: ecco tutti gli eccessi Stracquadanio choc: "Equitalia è il Pizzo di Stato" Commenti
Un sistema di riscossione che aumenta velocemente le somme dovute senza che il cittadino possa porvi immediato rimedio. Per questo Equitalia è diventata 'antipatica' agli italiani



Una sede Equitalia (Businesspress)
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Roma, 4 gennaio 2012 - È una rabbia che sale quella degli italiani contro Equitalia. Ma non può essere giustificata semplicemente con il fatto che gli italiani, per definizione, sono un popolo di evasori. Anche Equitalia ha le sue colpe. E sono colpe molto concrete. Fino a metà 2011, come approfondito in «Resistere ad Equitalia» (Aliberti editore), ha iscritto ipoteche su abitazioni private, anche prime case, per cifre debitorie inferiori agli 8mila euro, senza notifiche (ex articolo 140 cpc) e senza intimazione di pagamento. Stessa cosa per i fermi amministrativi delle macchine (cosidette ganasce fiscali). All’alba del 1° ottobre 2011, poi, il governo (nella figura di Tremonti) ha dato ad Attilio Befera armi che prima di allora il fisco mai aveva posseduto.
Ecco la sostanza: dopo 60 giorni dall’avviso, Equitalia ora può attivare i suoi mezzi per recuperare il debito. Senza muovere un passo, può iscrivere ipoteca sull’artigiano considerato infedele (facendo scattare una comunicazione alla centrale rischi delle banche con conseguente chiusura dei fidi), può pignorare il suo conto corrente (rendendo impossibile il pagamento di dipendenti e fornitori), avviare i pignoramenti presso terzi e far partire le ganasce fiscali.
Il «titolo di debito» è diventato immediatamente esecutivo. Non c’è più bisogno di istruire una cartella esattoriale che, ricorsi compresi, portava al saldo dell’eventuale debito entro 15-18 mesi. Il problema è che prima, in quattro casi su dieci, i ricorsi davano ragione al contribuente: ora non abbiamo più questa opportunità.
Se Equitalia, poi, si convince che c’è «fondato pericolo» di perdere il credito, può fare quel che vuole: sequestrare una pensione, mandare un bene all’asta immobiliare. Che qualcosa non torni in questo meccanismo è evidente. Perché spesso i «clienti» di Equitalia sono persone che i redditi abitualmente li dichiarano e le tasse le pagano, ma che, a causa della crisi economica o di scelte imprenditoriali sbagliate, si sono trovate impossibilitate a onorare debiti fiscali o previdenziali verso lo Stato.
A questi si aggiungano le migliaia di casi di persone che ricevono cartelle esattoriali per multe o bollette già pagate o inesistenti. Gli effetti dello squilibrio del sistema spesso sono drammatici, anche a causa di un meccanismo sanzionatorio e di riscossione perverso che porta le somme dovute a crescere anche del doppio e del triplo nel giro di pochi anni.
Tra le migliaia di casi raccolti da Adiconsum sul fronte della lotta contro «l’inequità» di Equitalia, si trova quello di Mauro Bordis, 58 anni: per 6mila euro gli avevano ipotecato casa e tolto i fidi. Bordis è morto d’infarto mentre lottava contro le cartelle di Equitalia.
E ancora: in quale Paese al mondo può accadere che un debito di 156 euro si trasformi in un’ipoteca su un garage che ne vale 80mila? In Italia sì. La vittima si chiama Nicolò Italo Gueli, medico, multato una volta per divieto di sosta. Fece ricorso al giudice di pace nel luglio 2008 e poi, paziente, restò in attesa della sentenza
Nel frattempo, Equitalia gli ha ipotecato il garage e ha fatto crescere a dismisura la sanzione della multa. Fino a 80mila euro. La causa è ancora in corso.
di Elena G.Polidori




http://qn.quotidiano.net/economia/2012/01/...le_garage.shtml



Equitalia, il cane lupo e i cittadini




La guerra di sguardi lividi e carte bollate che gli italiani hanno ingaggiato da anni con Equitalia non ha nulla a che spartire con i gesti criminali di chi in questi giorni, nonostante le smentite della Storia, vuole farci credere che le ingiustizie si guariscano evocandone la madre: la violenza.

La guerra di cui ci occupiamo qui è una guerra fra poveri, anzi, fra impoveriti (le finanze individuali contro quelle pubbliche) ed è il sintomo di un’emergenza nazionale che precede e spiega tutte le altre: il rapporto fra i cittadini e lo Stato.

Secondo il manuale di educazione civica che prende polvere da decenni nelle nostre librerie, i cittadini sono lo Stato. E le tasse, di conseguenza, lo strumento per finanziare se stessi. Non pagarle rappresenta un atto di masochismo. Ma in Italia non è così. Per un italiano lo Stato è altro da sé, è un vampiro arrogante da buggerare più che si può. Di solito viene identificato con la casta costosa, pletorica e inefficiente dei politici, con il treno sporco e perennemente in ritardo dei pendolari, con il funzionario pubblico che digrigna i denti al di là dello sportello, complicandoci le cose facili e non semplificandoci quelle difficili.

D’altro canto, per un funzionario pubblico il cittadino italiano non è il suo datore di lavoro, ma un postulante. Non il comproprietario dello Stato, ma un suddito. L’effetto di questa estraneità reciproca, rimasta grosso modo inalterata dai tempi delle invasioni barbariche, si riverbera sulla relazione cruciale fra chi paga le tasse e chi le riscuote. Il contribuente considera Equitalia un taccheggiatore. Equitalia considera il contribuente un evasore.

Equitalia detesta il contribuente perché sa che egli farà o ha già fatto di tutto per fregarla. Perciò gli starà addosso con i metodi dell’inquisitore, applicando senza un briciolo di buon senso quelle leggi che le consentono di pignorare la casa e l’auto a chi non possiede nient’altro per lavorare e quindi per pagare le tasse. L’agenzia agirà come se avesse sempre ragione e quando la giustizia le darà torto si rifiuterà di riconoscerlo fino all’ultimo grado di giudizio, confidando nella stanchezza del cittadino, che pur di non spendere altri soldi in tribunale accetterà di pagare in forma scontata una somma che non avrebbe dovuto pagare affatto.

A sua volta il contribuente ritiene che Equitalia si accanisca contro di lui perché è piccolo e nero, mentre i grandi patrimoni vengono risparmiati e coloro che portano i soldi all’estero o mettono le proprietà immobiliari all’ombra di società di comodo non correranno mai alcun rischio. E’ portato a considerare veniali le sue colpe, anche quando ci sono, e sproporzionata la reazione della controparte.

Questo stato d’animo è aggravato, o forse addirittura determinato, dalla mancata percezione dell’interesse comune. La maggioranza degli italiani è convinta che le tasse riscosse da Equitalia non serviranno a pagare i servizi essenziali, ma a ingrassare i soliti noti, perciò vive l’evasione come una forma di autodifesa invece che come una diserzione sociale. In realtà i servizi, anche se pessimi, ci sono e ce ne stiamo accorgendo adesso che cominciano a scarseggiare. E ci sono anche gli evasori: quelli grandi, certo, ma pure i piccini, che la latitanza dei grandi non rende meno colpevoli.

Quando si parla di cartelle esattoriali ogni italiano diventa doppio. La sua parte A applaude all’irruzione delle Fiamme gialle negli alberghi di Cortina durante le festività natalizie, a caccia di ricconi esentasse. Ma la parte B solidarizza con gli abitanti di Cortina che dal prossimo Capodanno rischiano di perdere la clientela e quindi il lavoro. In genere questa parte B è particolarmente sviluppata quando l’azione invasiva dello Stato lambisce le nostre tasche. Quando invece tocca quelle degli altri, rifulge al massimo splendore la parte A. Una schizofrenia che raggiunge livelli di autentico interesse scientifico in una certa sinistra radicale a cui ha appena dato voce Beppe Grillo. Quella che invoca uno Stato cane lupo, da aizzare addosso agli evasori, tranne poi lamentarsi se il cane lupo Equitalia sbrana tutto ciò che fiuta.



http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr...2&ID_sezione=56



I network internazionali contro Equitalia

Le esplosioni nelle sedi di Equitalia di Modena e Foggia la notte di Capodanno hanno fatto dire al capo della Polizia, Antonio Manganelli, che ormai “siamo passati dallo spontaneismo del singolo che agisce dentro l’associazione anarchica a una vera e propria organizzazione, una sorta di network internazionale con scambio di favori e azioni”. Negli ultimi tempi, in effetti, la Grecia è stata segnata da una serie di attentati più o meno gravi che hanno riportato alla ribalta gruppi anarchici storici e nuove sigle che hanno avuto modo di mettersi in mostra con attacchi incendiari contro gli uffici di membri del governo e di deputati socialisti, come reazione alle misure di austerità varate dai tecnici alla guida del paese.

Dal 2008 si fa notare la cosiddetta “Congiura delle cellule del fuoco” (SPF), gruppo che si è distinto per aver appiccato un incendio al mese tra Atene e Salonicco in segno di protesta per l’arresto del compagno di lotta Vangelis Voutsatzis, incarcerato per terrorismo nel 2007 e per avere anche sperimentato l’effetto, davanti alle sedi di compagnie d’assicurazione, di pentole a pressione imbottite d’esplosivo.

Odio contro le banche, la polizia, il consumismo e il sistema costituito: è il manifesto che ispira la rete internazionale anarchica. Gli esponenti italiani del network raccolti nella Federazione anarchica informale non si sono fatti mancare nulla: pacco bomba a Prodi nel 2004, bomba all’Ambasciata e alla Camera di commercio greca di Madrid, bomba ad una filiale della City Bank di Barcellona, bombe al tribunale di Valencia. C’è stato pure il tempo, nel 2000, di piazzare un ordigno incendiario nella chiesa di Sant’Ambrogio a Milano, in segno di solidarietà ai compagni detenuti. Solo qualche settimana fa, poi, sempre nostri connazionali avevano spedito una bomba all’amministratore delegato di Deutsche Bank, Josef Ackermann, avvertendo che altri attacchi sarebbero stati attuati entro breve tempo.

Elemento sempre presente (anche dando uno sguardo ai verbali delle riunioni degli anarchici) è la solidarietà internazionale, una sorta di uno per tutti e tutti per uno: c’è un compagno messo in prigione ad Atene? Ecco che subito si attiva la rete per piazzare una bomba davanti al carcere per “evidenziare la vulnerabilità del dominio”.

www.ilfoglio.it/soloqui/11791


"Equitalia, un giorno di ritardo
mi è costato quasi 10mila euro"

04/01/2012di Valentina Guido
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L'agenzia delle entrate a Sassari (foto: SassariNotizie.com)
SASSARI. Fare gli imprenditori in Italia è roba da eroi. Se poi si lavora con le pubbliche amministrazioni, bisogna mettere in conto i molteplici ritardi nei pagamenti delle fatture, che si riflettono in altrettanti ritardi nei confronti dei fornitori, delle banche, dei dipendenti dell'azienda, se ce ne sono.

Ma la storia di Maria Rita Mura e della sua ditta, la Sarda Semafori Snc, dimostra come a volte il peggior nemico dell'imprenditore onesto sia proprio lo Stato. «Equitalia mi ha trattata peggio di un evasore- racconta sull'orlo delle lacrime- e tutto per aver pagato una rata con soltanto un giorno di ritardo».

La Sarda Semafori è stata fondata a Sassari nel '97. Gli affari sono andati bene all'inizio, anche se con l'ingresso dell'euro tutto è diventato più difficile. «Facciamo segnaletica stradale, impianti semaforici e illuminazione pubblica, ma per non essere costretti ad assumere abbiamo ridotto le commesse. Infatti, finché tocca a me e ai miei familiari aspettare prima di poter prendere uno stipendio è un conto. Ma non potrei chiedere a dei dipendenti lo stesso sacrificio».

Com'è possibile che un'azienda sana si ritrovi all'improvviso sull'orlo del burrone, a un passo dalla chiusura? Il peccato originale della Sarda Semafori risale al 2006: «Per avere un po' di respiro, abbiamo deciso di rateizzare l'Iva al prezzo di un 10 per cento di interessi in più». Il 7 luglio 2009 la signora Maria Rita Mura riceve dall'Agenzia delle Entrate una comunicazione relativa alla determinazione dei versamenti rateali: sono 20 rate da circa 665 euro l'una, da pagare ogni tre mesi circa. In tutto poco più di 13mila euro. Ma il 30 novembre 2009, giorno di scadenza della seconda rata, il collegamento internet della banca non funziona. «Ci ho provato in tutti i modi ma non c'è stato verso di inoltrare il modello f24-racconta la signora Mura- così ho riprovato il giorno dopo e ci sono riuscita. Certo, se avessi saputo che cosa avrebbe comportato questo piccolo ritardo, sarei andata in capo al mondo a pagarla».

Passa il tempo e l'azienda continua a versare le rate una dopo l'altra, fino a quando il 24 giugno 2011 i nodi vengono al pettine: Equitalia notifica una cartella di pagamento da 15.290,98 euro da pagare all'Agenzia delle entrate entro 60 giorni (poi ridimensionato a 14.611,80). «Dopo lo choc iniziale mi sono informata: la causa era proprio quel ritardo di un giorno nella seconda rata dell'Iva, due anni fa». La signora Mura cerca possibili soluzioni, presidia l'Agenzia delle Entrate in preda alla disperazione. «Ma cosa devo fare? Devo chiudere la mia azienda a causa di un pagamento in ritardo di 24 ore?». Alla fine riesce a ottenere almeno un consiglio: è necessario rivolgersi alla Commissione provinciale tributaria di Sassari e fare ricorso avverso la cartella di pagamento. Tramite il suo commercialista, la signora Mura fa anche istanza di sospensione e a questo punto, più tranquilla, continua a pagare il resto delle rate dell'Iva. Qualche tempo dopo il Comune di Oristano cerca di pagare una fattura alla Sarda Semafori, ed è così che l'azienda scopre di avere la partita Iva sotto osservazione al punto che qualsiasi pagamento sopra i 10mila euro viene automaticamente pignorato da Equitalia. «Pensavo che avendo presentato istanza di sospensione la questione fosse congelata, invece no, perché la Commissione provinciale tributaria sta esaminando ancora le pratiche di aprile e chissà quando passerà alla mia». Nel frattempo l'Agenzia delle Entrate ha annullato la rateazione dell'Iva, ma la signora Mura non lo sa ed è per questo che paga anche la rata del 30 novembre 2011. I soldi di certo non le tornano indietro.

Equitalia è soddisfatta solo con il pignoramento della fattura saldata dal Comune di Oristano: prende alla Sarda Semafori 14.611,80 euro che si aggiungono ai circa 7mila euro corrisposti con il pagamento delle prime dieci rate dell'Iva. «Insomma: dovevo pagare 13mila euro, e alla fine ne ho sborsato 21mila!». Se per caso, tra molti mesi, la Commissione provinciale tributaria darà ragione alla signora Mura, ancora non sarà finita: «Se vorrò ottenere il rimborso, dovrò pagarmi un avvocato e fare causa allo Stato».

Nel frattempo però i problemi non sono finiti: il pagamento della fattura è stato anticipato dalla banca, alla quale ora l'azienda deve restituire il danaro. «E per fortuna ancora non mi hanno tolto i fidi. Si stanno dimostrando comprensivi, così come i fornitori, ai quali ho chiesto di avere pazienza. Se la gente aspetterà, allora ho qualche speranza di tenere aperta l'azienda. Mi stanno aiutando tutti...a parte lo Stato, che mi sta trattando peggio di una criminale. E dire che ho sempre pagato».

Il decreto legislativo 462 del 18/12/1997 sulle procedure di liquidazione, riscossione e accertamento all'articolo 3, afferma che «il mancato pagamento anche di una sola rata comporta la decadenza della rateazione e l'importo dovuto per imposte, interessi e sanzioni in misura piena, dedotto quanto versato, è iscritto a ruolo». Ma la Sarda Semafori non ha omesso alcun pagamento, ha solo versato una rata con un giorno di ritardo. «Possibile che sia la stessa cosa?».

La signora Mura ha scritto a Palazzo Chigi, e anche al ministro del Lavoro Elsa Fornero, «in modo che pianga un po' anche per me. Voglio raccontare la mia storia a tutti per sapere se sono l'unica ad aver vissuto quest'esperienza o se, come credo, ci sono altri imprenditori nella mia situazione».


http://www.sassarinotizie.com/articolo-864...mila_euro_.aspx
 
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piumino789
view post Posted on 2/2/2013, 23:46     +1   -1




Ora veramente,possibile che da parte del cittadino,non vi sia niente da poter impugnare per combatteri questi avvoltoi?
più ci penso e più mi manda in bestia..
Io di per me effettivamente faccio un pò come mi pare,sono nulla tenente,e vivo una vita sensa nessun alcuna necessità che non sia prioritaria,avvolte neanche queela cè..
Comunque,diciamo che anche se avessi disponibilità economiche,il mio tenore di vita sarebbe uguale,perchè io vivo ciò che sono...
Avvolte credo che se la massa,avesse meno esigenze del superfluo,anche lo stato la piglierebbe in tasca come Geppe..diceva la mi nonna..
 
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34 replies since 25/6/2011, 16:10   6948 views
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